Io, donna-clown
Io, donna-clown Annie Fratellini ci parla della sua vita nel circo Io, donna-clown PAVIA — La chiamano Cascina Bella, è a pochi chilometri da Pavia, in località Bressana Bottarone. Si arriva attraversando una pianura divorata dal sole, fino al riparo di un viale ombroso. Dentro, nel cortile, non ci sono trattori né contadini. C'è un grosso camion con la scritta «Ecole Nottonale du Cirque de Paris». In fondo, tra il verde, un trapezio per gli alle-: namenti di candidati acrobati, una corda tesa à mezzo metro da terra per i principianti nell'arte dell'equuibrismo, apprendisti giocolieri che annaspano facendo volare in aria tre paliine. E' qui che si fa lezione di circo. L'idea deU'amministrazione provinciale di Pavia arricchisce la «rassegna di teatro, musica, cinema, arti dell'espressione» di questo settembre. Gli alunni sono ragazzi e ragazze in tuta che si interessano di animazione, fanno gli attori, i mimi, i prestigiatori. Cercano un completamento alla loro formazione, o un arricchimento interiore, oppure sognano per un'estate le «glorie del tendone». Qualcuno sospira: «Nel circo non si entra, nel circo si nasce». E gli insegnanti? Questa scuola parigina è diretta da Annie Fratellini, erede di una delle più antiche f amiglie, una gloria della tradizione circense. Lei fa il clown, o meglio l'«augusto», ossia quel pagliaccio simpatico e maldestro, dal naso rosso, che per tradizione si accompagna a un partner, il «bianco», dalla faccia infarinata, messo li a far da contrappunto. Un giornale francese l'ha descritta come «Gelsomina, non la tenera, misera incarnata da Giulietta, ma sua sorella, piena di salute, furba, entusiasta». Anche fuori scena ha l'aria ridente, un piglio cordiale, una misurata tranquillità. Capelli biondi, 45 anni («Ma nei clowns non c'è età»), lavora in pista e tiene corsi fla scuola è finanziata dallo Stato e dalla città di.Parigi) in quella singolare materia che è l'arte circense. Gli allievi in Francia sono 200, ma solo dieci «andranno in pista»; gli altri intendono fare gli attori di teatro. Signora Fratellini, il circo ria ancora un futuro? C'è già chi piange sulla sua fine: morto e sepolto, dicono, per colpa delle troppe spese e di quel gran Barnum casalingo che è la televisione. «Se non avesse un futuro, non terrei questa scuola. Per me il circo è la forma più pura di spettacolo. Tutti gli altri vengono dal circo. E' il più popolare perché può offrire musica, danza, acrobazia. Vede, l'acrobazia e il pensiero del clown sono le cose più importanti, le basi». Ma qual è il pensiero del clown? «E' la poesia. Non ce ne sono altre nella vita». Perché? «Perché il clown quando scende in pista non è un uomo. E'immaginazione. Il sogno. Tu tto glie permesso». H circo è uno spettacolo senza violenze? «No, ce n'è anche lì. Il primo espediente per far ridere è violenza: togliere la sedia a qualcuno che sta per sedersi oppure dargli una martellata sulla testa. Ma è una forma comica, senza cattiverie. E poi a me non piace che si comunichi paura al pubblico. Il circo dev'essere senza paura». Si accalora, vien fuori un amore senza ombre, entusiasta: «Leonardo da Vinci diceva che il cerchio è perfetto, ciò vale anche per il circo». Che cos'altro non le piace nella pista? «La volgarità, il modernismo quando è solo moda, l'utilizzazione del music-hall. Dev'esserci l'uomo che lavora bene. E senza troppi accessori». ' L'erotismo, che si insinua un po' in tutti gli spettacoli, è bandito dal tendone? « Una bella acrobata che volteggia in alto è anche un fatto erotico. Ma è un erotismo buono. Sono contraria a quei numeri a due, uomo e donna, troppo spinti. E anche al nudo, come viene esibito in Svezia. Non è nello spirito del circo». Uno spettacolo per bambini? «No, per tutti quelli che hanno ancora il cuore di un bambino». C'è chi dice che negli ultimi anni il circo è cambiato poco. «Negli ultimi quarànt'anni è cambiato troppo». Certi animali severamente ammaestrati, tenuti in prigionia, fanno péna. Questa, forse, è crudeltà... «Nel mio circo ci sono solo cavalli. Gli altri animali non mi piace tenerli in prigione». Annie Fratellini snocciola un inno alla tradizione: «H circo è nato con i cavalli, i clowns, l'acrobazia. Cento anni dopo sono arrivati anche i leoni, ma sono elementi presi dalla fiera». Perché ci sono poche donne che fanno il clown? «Non so. Eppure penso che una donna possa fare delle cose più tenere». ~ La principale qualità~df uri clown? '" «La modestia. Perché prima di far ridere gli altri bisogna saper ridere di sé». C'è una sua scena che le piace particolarmente? «Tante. Ma mi piaceva una cosa fatta con una mia allieva. Alla fine suonava il valzer delle candele e tutti i clowns venivano intorno...». Non fa ridere. «Il clown fa anche piangere, come la vita. Ero contenta quando, dopo, lo spettacolo, qualcuno veniva a dirmi: "Ho pianto". Perché, mentre ero in pista, sentivo solo le risate». Come dev'essere il maquillage di un clown? Annie mostra alcuni f ogli, con grandi disegni colorati. Servono per le lezioni, raffigurano vari modi tipici di truccarsi: il vagabondo, il baby, Bario, Paul. «Io uso il rosso sul naso e sulle guance. Non sono truccata, sono me stessa. Una volta mi hanno detto: "Tu ti trucchi come una donna che si fa bella". Nella vita normale non mi trovo bella, truccata sì». Con suo marito, Pierre Etaix, che le face¬ va da partner in pista e poi si è dedicato al cinema, l'intesa artistica era completa? «Sì, ma è difficile. Perché quando si litiga nella vita va male sulla pista. D'altra parte quando c'è l'accordo è bello: l'amore vien fuori anche sulla scena». Lei ha figli? «Sì, una ragazza, Valérie. E' trapezista». Può raccontare una sua scenetta di' clown? « Un clown non può raccontare una scenetta. Un quadro si racconta? Anche se si leggesse parola per parola non sarebbe niente. E'il modo, il movimento, la poesia». Tutto è calcolato in uno sketch? «C'è il calcolo e l'improvvisazione. Come nella commedia dell'arte». Si può insegnare l'arte circense? «Certe cose sì, altre si possono solo spiegare, fl. talento non si trasmette». Annie Fratellini si alza e va fuori nel prato della cascina, n sole è ancora caldo. La f iglia Valérie sta dando lezioni di trapezio. Serena e sicura, esorta gli allievi acrobati più esitanti: «Allez, allez». Ha scelto lei Uberamente di fare la trapezista, non è stata tentata da altre strade, neppure dal cinema che ha attratto il padre. E' l'ultimo anello di questa dinastia del tendone dove le vocazioni continuano a trasmettersi. Ci viene in mente una frase orgogliosa di Annie: «Finché ci sarà l'uomo, ci sarà il circo». Ernesto Gagliano Annie Fratellini e il marito Pierre Eti Annie Fratellini e il marito Pierre Etaix
Persone citate: Annie Fratellini, Bario, Cascina Bella, Cirque, Ernesto Gagliano Annie, Leonardo Da Vinci
Luoghi citati: Bressana Bottarone, Francia, Parigi, Pavia, Svezia
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