Le immagini in parole

Le immagini in parole Le «Arti della visione» di Carlo Ragghianti Le immagini in parole Carlo l_ Ragghianti ARTI DELLA VISIONE III IL LINGUAGGIO ARTISTICO Einaudi, Torino 369 pagine, 18.000 lire. DOPO i volumi che raccoglievano, nell'ordine, gli scritti consacrati al cinema e ad altre forme di spettacolo, Carlo Ludovico Ragghianti allinea nel terzo tomo di Arti della visione una serie di saggi e interventi sul Linguaggio artistico. Si va da una puntualizzazione occasionata nel '56 da un convegno all'Accademia dei Lincei ad una glossa del '77, Critica ad occhi chiusi. Come sottolinea lo stesso autore, i testi —non accidentali e tutti presenti ad una «sostanziale unità teoretica e metodologica» — giustificano e agevolano una ricognizione sull'«estetica», o «filosofia dell'arte» professata da Ragghianti Che è una appassionata meditazione su suggestioni (e implicazioni) crociane alla luce e al confronto con teorie e ipotesi contemporanee tanto quanto storiche. Kant e Vico, Goethe, Woelfflin e Fiedler sono gli interlocutori naturali Ma accanto ad essi, ritroviamo Hegel e Marx e Saussure, e ancora molti altri E già questo dice abbastanza della ricchezza e complessità del libro. Del quale, nell'impossibilità di un'analisi a fondo, occorre quantomeno punteggiare alcune sollecitazioni La lingua, in primo luogo e soprattutto: quella dell'arte e quella stessa degli storici dell'arte (si legga la gustosa nota su un libretto di Tullio De Mauro). Nel suo intervento del '56 — ma ancora in altri dopo — Ragghianti amò definirsi «linguista dell'arte figurativa o delle arti della visione». Con ciò intendendo la possibilità di unire la riflessione sulla lingua e sull'estetica (in quanto, sintomaticamente, scienza dell'espressione o linguistica generale) con quella sullo specifico linguaggio figurativo. Le polemiche che seguirono sono note. Contro il pregiudizio di linguisti e letterati — da Devoto e Pagliaro alla Langer — che l'arte non potesse corrispondere allo spazio espressivo del linguaggio verbale, Ragghianti replicò con l'esigenza di analizzare e conoscere ciò che faceva l'autonomia — e la particolarità — del linguaggio visivo: in nulla inferiore a quello della parola e semmai — stante la divinazione leonardesca che la pittura resta discorso intellettuale e conoscitivo al massimo grado —decisamente superiore. Dietro l'abbrivo, poi della distinzione tra lingua e linguaggio, il quale ultimo sigla il «momento soggettivo dell'esprimersi», viene agganciata la semiologia strutturale, collocata tuttavia tra gli apriorismi logici e le sistematiche aliene dall'esperienza reale. Alla Kristeva che cita Jakobson per palesare la necessità di una fon-r dazione dell'epistemologia storica della linguistica, in cui finalmente si affronti il problema della lingua come «luogo.della struttura e insieme della spesa corporea, soggettiva, sociale», Ragghianti ricorda che quella era acquisizione comune a molteplici campi del sapere già da svariati decenni Certo non tutto, del discorso di Ragghianti, appare fittamente dialetticamente persuasivo. Resta che non serve essere crociani (oggi,' magari, è proprio difficile professarsi tali) per,recepire la puntualità delle analisi e delle diverse soluzioni. Tra queste, fondamentale, l'intuizione della complessità del processo artistico: delle interrelazioni tra storia e testo, soggetto e scritturaespressione e schema. «Svolgendo queste ricerche — osserva Ragghianti nel citato saggio del 1956 — e approfondendo la distinzione tra poesia ed altro dalla poesia da una parte dovetti sempre più e sempre meglio articolare nella sua positività precisa e caratterizzata (e non limitarmi a presumere o ad affermare) ciò che veniva distinto come diverso dalla poesia; ma ancora dovetti distinguere nel corso della stessa comprensione, o ricostruzione, o critica reviviscenza del processo attuativoàelle opere riconoscendo nel loro reale percorso (o storia) momenti o attività diverse in sempre individuali relazioni dialettiche, che si dovevano articolare e qualificare; e alla fine mi si rese chiaro come proprio l'qccertamento e la inerente motivazione delle fasi o del movimento singolare di tale percorso, il ripercorrimen to aderente del fare reale condizionava la possibilità di isolare e soprattutto di ca-' ratterizzare un'espressione rispetto ad un'altra o'ad ogni altra». Rodano De Santi

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