L'arte è così se mi pare

L'arte è così se mi pare Il ruolo e la funzione del critico L'arte è così se mi pare Filiberto Menna CRITICA DELLA CRITICA Feltrinelli, Milano 102 pag., 3000 lire NET ili A nuova collana «Scritture Letture» (ove sono già apparsi testi di Handke e Balestrini) è ora uscito questo denso e importante saggio di Filiberto Menna sul ruolo, lo statuto e la funzione della critica. Con la metodologia che gli è propria, Menna; critico multante e noto studioso di questioni d'arte e di critica d'arte specialmente nei loro rapporti con la semiotica e con la psicanalisi affronta la complessa tematica attraverso una autoriflessione sulla prassi della critica stessa, ovvero sugli strumenti di lettura forniti dai più importanti teorici della letteratura, dell'arte e del- l'architettura, da Staro binski Barthes, Jacobson, Francastel, Frye, Althusser, Doubrovski, Teodor, Kubler, McKeon, Prieto ad Argan, Brandi, Calvesi Nodo centrale del libro è l'affermazione dell'autonomia disciplinare della critica: affermazione particolarmente rilevante oggi contro le spinte che da più parti tendono a metterne in crisi il ruolo e la funzione, e contro l'equivalenza di arte e critica, proposta specialmente nell'area francese. Menna si propone la ricerca della definizione di un campo, di una struttura propria della critica, in quanto pratica dotata di una sua relativa costanza storica; frequentemente teorici è critici hanno posto la questione dello statuto della letteratura e dell'arte, ma raramente si sono interrogati sullo statuto d<ìlla propria disciplina. Esaminando i riferimenti' starici più importanti del rifiuto dell'interpretazione dell'opera, Menna cita la «Dialettica deU'illuminismo « di Adorno e Horkheimer, quale critica dell'industria culturale in cui l'opera appare come trasgressione totale rispetto ai suoi referenti, lo stile e la cultura; e la posizione della Sontag, che consiglia al critico di mettersi da parte e rinunciare alla sua funzione interpretativa di fronte-all'arte d'oggi «chiusa nel silenzio». Ma la sfida più importante all'interpretazione è riconosciuta, all'arte concettuale, in quanto esperienza che privilegia i processi di pensiero, e che riassume in sé le funzioni della teoria e della critica, «rendendo superflua la mediazione» (Kosuth). Se l'arte e l'artista oggi pongono quindi una sfida radicale alla critica e al critico, essi vivono, sottolinea Menna, «una stessa contraddizione di fondo, di ordine strutturale, tra processo di mercificazione e funzione conoscitiva, tra industria culturale ed autentico scarto creativo». F/ possìbile rinunciare alla funzione della critica? L'impiego, pur legittimo della sua funzione, fondata sul giudizio di valore, comporta un potere discriminante e di scelta. Ma è proprio l'atteggiamento autoriflessivo e analitico dell'arte (da Menna già esaminato nel libro «La linea analitica dell'arte moderna», 1975) a rifondare una nuova problematica in cui arte e critica si riconoscono solidali, e in cui la critica, abbandonate le sue posizioni di origine empirista, si configura come critica, della critica Privilegiando la riflessione teorica di McKeon sui fondamenti filosofici dell'arte e della critica (nei confronti di Barthes e del neoformalismo francese), Menna individua una ipotesi di struttura propria della critica in una pratica dotata di una sua costanza storica, e riconducibile a tre momenti o funzioni costitutive: la funzione storica, la funzione teorica, e la funzione critica in senso proprio. L'interazione di questi tre momenti fa di un atto interpretativo un fatto critico. Di conseguenza la funzione critica, attraverso una zona di oggettività, recupera a pieno diritto il significato e il valore della personalità di chi interpreta e scrive; e la pratica critica, come quella artistica, si situa nello spazio del simbolico tra il dominio dell'inunaginario e quello del r6filf* M Mirella Bandini

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