Le due anime di Visconti aristocratico fra il popolo

Le due anime di Visconti aristocratico fra il popolo L'itinerario artistico del regista di «La terra trema» Le due anime di Visconti aristocratico fra il popolo «Q Caterina d'Amico e Renzo Renzi (a cura di) IL MIO TEATRO di Luchino Visconti Cappelli, Bologna 2 voli., 736 pp., 30.000 lire QUANDO faccio iìci"nema sogno spesso di riprendere la prosa, e facendo la prosa mi capita spesso di pensare a una nuova messinscena lirica. Si tratta di tre attività che a volte mi sembrano, senza esserlo affatto, dei violons d'Ingres. E' una dichiarazione di poetica, che solo un artista multiforme come Luchino Visconti poteva rilasciare poco prima di morire, stroncato quattro anni fa quando tante cose ancora aveva dentro di sé, da dire e da farci vedere. Questi due volumi curati con amorosissima, documentata fedeltà da Caterina d'Amico e da Renzo Renzi sono dedicati (è il loro pregio maggiore) alla faticosa e convinta interdi- ' sciplinarietà dell'uomo-artista Visconti, al suo prodigarsi inesausto in tutti i campi dello spettacolo, lui che quasi la parola «regista» ebbe a inventarla in Italia, quando sui palcoscenici di prosa (eccezioni, le solite, fanno storia a sé) regnava il Mattatore e su quelli lirici fra Golfo Mistico e Scena l'abisso pareva incolmabile In Visconti, si sa, convissero sempre due anime: quella aristocratica, nobile e dotta le, «umanista» nel senso migliore del termine: e l'anima per così dire «nazional-popolare» in senso gramsciano, quella stessa che mentre lo portava ai grandi temi plebei ,. della Terra trema e di Rocco . lo induceva a ridar ragione ~ culturale al Mdodramma italiano. Verdi in particolare. Preziosi, i due libri lo sono perché senza presunzioni affastellano una valanga di materiali riguardo ai novantadue spettacoli ai quali Luchino mise mano. E' un autentico Gesamtkunstwerk, uno «spettacolo totale» che ha inizio con l'assistenza, franco a fianco con Renoir, per la Partie de campagne (193ó) e che termina tragicamente (giusto quarantanni dopo) con L'innocente. Per ognuna di queste fatiche — perché di vere e proprie fatiche si trattò, spesso, economiche e politiche — ci viene offerta un'esauriente scheda tecnica, accompagnata da critiche d'epoca e da testimonianze dirette. K qui, in questo ripiombare nei ricordi d'antan, il fascino sottile e insieme la melanconica inquietudine dèi due volumi La critica «a caldo», la botta-e-rìsposta quotidiana, le polemiche censorie, le vittorie negate, le disillusioni patite, gli insulti sopportati con eroica dignità, questi e altri sono i segni del tempo. Così, fa un certo effetto, rileggere firme come Simoni o Mario Alleata, come Bontempelli e Umberto Barbaro, come il gruppo del «Caffè greco» e di «Rosati» (De Feo, Flaiano, Talarico, Cardarelli Arrigo Benedetti) e poco più in là Campanile accanto a Contini, Bragaglia di fronte a Silvio d'Amico, il duo GrassiStrehler (allora critici dellVlvanti e di Milano-sera) in contemporanea a Quasimodo, a Cecchi, a Fortebraccio (allora si chiamava Mario Melloni;, persino a Carlo Emilio Gadda (sulle Tre sorelle), addirittura a Palmiro Togliatti (f j che impediva una stroncatura su Rinascita alYAs you lìke it shakespeariano («Scrivendo così ci facciamo ridere dietro e ridere dietro al marxismo»). Si tratta di profumi irripetibili di bagliori di un'epoca che è stata e che non potrà essere più C'è stato chi ha detto, una volta, con un po' d'enfasi ma non senza acutezza critica, che Visconti è stato l'unico vero «narratore» italiano del secondo dopoguerra. La definizione, oggi, appare alquanto azzardata, epperò, questi due volumi ci aiutano molto a ripercorrere con nostalgia, con lucidità, con attenta riflessione. Fitirierario artistico dell'uomo — meglio, dell'«animale-di-pal co scenico» — che più ha dato, assieme forse soltanto a Giorgio Strehler, di nuovo e di meglio al mondo dello spettacolo italiano. O qualcuno non si ricorda una certa Maria Meneghini sul «puff» della Traviata, arrovesciarsi esausta e lanciar le scarpette per aria? Anche questa, in fondo, è storia della cultura. Giorgio Polacco Visconti durante la lavorazione de «Il Gattopardo»

Luoghi citati: Bologna, Italia