L'io gioca con il buio della notte
L'io gioca con il buio della notte Dopo «Impressioni di follia», un racconto onirico della Kavan L'io gioca con il buio della notte Anna Kavan LA CASA DELSONNO La Tartaruga, Milano pagine 160, Lire 4500 IL titolo enigmatico ed affascinante di questo secondo libro di Anna Kavan, pubblicato da La Tartaruga come il primo, •Impressioni di follia*, legato ad un periodo di malattia mentale, è tratto da un brano di John Gower, riportato nel frontespizio del volume: «... in una terra strana, ai confmi di Chimera... il dio del sonno ha eletto la sua casa... Tutt'intorno cresce nei prati il papavero che è il seme del sonno... un'acqua tranquilla corre sui ciottoli., che'infonde gran desiderio di sonno. E cosi colma di gioia il dio del sonno ha la sua casa...». , Ma «La casa del sonno*, unica dimora abitabile per Anna Kavan, in fuga da una realtà diurna, sentita come angoscia e violenza, più che la gioia conosce la vita oscura, tormentosa, anche se ricca di significati, del sogno. E' il teatro d'uno sforzo appassionato e tremendo di costruire altrove la realtà, «a causa della paura che il mondo diurno diventi reale*. E' la base segreta da cui perlustrare il territorio della luce, dove non c'è posto per lei, a meno di mutarsi in un'altra, di sottomettersi al nemico e alla sua autorità, dopo le ferite e gli insulti: e nello stimolo del pericolo, trasformare la lotta in parole scritte. Unico punto fermo il proprio io, anora non avvertito «come l'ultima prigione da cui la fuga è possibile solo quando è troppo tardi». Nulla di letterario quindi nello scatto psicologico che sta alle origini d'un racconto • tanto squisitamente pervaso della fiducia nella parola come esorcismo e nella lucidità della scrittura onirica. Come precisa l'Autrice nella premessa al libro «La casa del sonno» descrive nel linguaggio della notte alcune fasi dello sviluppo di un portico-. lare essere umano. E sebbene sia convinta che un simile linguaggio non abbia bisogno di interpretazione, perché tutti l'abbiamo parlato nell'infanzia e nei sogni, tuttavia ha apposto come filo conduttore prima di ogni capitolo, poche parole ad indicare i corrispondenti eventi della vita diurna. Una formaidi umiltà nell'offerta di sé e insieme di orgoglio perché proprio dalla illuminante sproporzione fra i pur drammatici trampolini dei momenti, delle epifanie d'una fanciullezza solitaria, d'una gioventù costretta dalla caotica violenza del mondo di tutti i giorni, dall'evasione nella droga, e la vorticosa creatività nella notte e nel sogno, scaturisce l'accento peculiare del racconto di Anna Kavan. Il linguaggio della notte è infatti fuga e costruzione. Del sogno ha le crescite proliferanti, le balenanti dissolvenze, in esili grazie da pittura vascolare giapponese o in orrori lancinanti all'Odillon Redon, le esplosioni da fuochi d'artificio e le apparizioni inafferrabili, i colori irreali e gridati, U ritmo rapi¬ noso, stupefatto, in cui far coesistere Ensor e Klee, antiche illustrazioni e sospese atmosfere, cupi interni alla Knoppf. Della rivolta, della lotta in nome d'una vita che non sia sólo disordinala violenza e mistificazione, ha la sferzante forza nel coinvolgere in simboliche metamorfosi, in squarci da «conte philosophique» le ipocrite istituzioni, i dati brutali e distruttivi del nostro modo di vivere, ieri come oggi. Affiorano dunque nel turbine onirico, introdotte- da un provocatorio Ufficiale di collegamento fra luce e tenebre, brandelli di silenzio da interni familiari, lager e boschi devastati da week-end di massa, cliniche psichiatriche e rientrate illusioni di amicizie tradite, guardati attraverso la lente deformante della casa del sonno, unico rifugio della verità. " Anche se il sogno vi è cosi spesso traversato dalla trascorrente, silenziosa presenza della madre scomparsa, emblema e ambasciatrice della notte e dei suoi approdi segreti. Lucja sollazzo «Bortolo, la vedetta. Oh! La vedetta» di Paul Klee (1921)
Persone citate: Anna Kavan, Ensor, John Gower, Kavan, Klee, Paul Klee, Redon
Luoghi citati: Milano
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