Anche a tavola faceva politica

Anche a tavola faceva politica Anche a tavola faceva politica Per gentile concessione dell'editore Feltrinelli pubblichiamo alcuni brani dal volume autobiografico di Jean Van Heijenoort «In esilio con Trockij (pp. 110, L. 5000), che usci- rà tra poco in libreria. AL mio arrivo a Prinkipo, partivamo per la pesca o la caccia alle quattro e mezzo del mattino. Tornavamo verso le otto. Facevamo una colazione rapida e leggera. Marija Rinicna arrivava e Trockij si metteva a dettare. La cancelleria, dove Marija Ilinicna era seduta alla macchina per scrivere, comunicava per mezzo di una porta con lo studio di Trockij. Questi cominciava ad andare e venire dallo studio alla cancelleria e, mentre camminava, dettava, se non a piena voce, almeno a voce abbastanza alta. Questo durava spesso fino all'una: Se ero nella mia stanza,, sentivo le frasi martellate, ritmate e melodiose. Si poteva intravvedere quale era stata la potenza di quella laringe dinnanzi a una folla, in un'epoca in cui l'arte oratoria non aveva ancora a disposizione la tecnica elettronica. Le lettere in francese o in tedesco Trockij ce le dettava seduto nel suo studio. Maneggiava bene il francese, provando delle difficoltà soprattutto con il congiuntivo e le congiunzioni. Lo parlava certo con grande naturalezza. A tratti la voce assumeva in francese un tono acuto che non aveva in russo: la u francese sembrava una i e la e muta diventava una è. Per quel che posso giudicare, la sua sintassi tedesca era migliore della sua sintassi francese, ed anche la sua pronuncia. In seguito, doveva migliorare molto il suo inglese; ma ■ ■ ; -fr¬ quando, nel 1933, Swabeck e più tardi Shachtman si trovarono a Prinkipo, egli scrisse con essi delle lettere in inglese. LA prima colazione, che, consumavamo al ritorno dalla pesca, verso le otto e mezzo, era semplice e rapida, si beveva del tè e si mangiava del formaggio di capra. Natalia si occupava del tè e lo varsava a tutti Quando il tè era troppo caldo, Trockij, alla maniera russa, lo versava dalla tazza nel piattino e lo beveva aspirando. A me che sbarcavo dalla Francia, la prima volta sembrò qualcosa che non si deve fare La colazione era all'una o poco prima. Non durava mai più di mezz'ora. Bevevamo acqua. Ci fu sulla tavola una bottiglia di vino dei Dardanelli il 7 novembre, che, come è noto, è l'anniversario sia della rivoluzione d'Ottobre sia della nascita di Trockij. Mangiavamo molto spesso del pesce. Come carne, delle polpette,dei pomodori o dei peperoni ripieni, quasi mai carne di macelleria. Trockij non era un gran mangiatore. Inoltre, non sembrava prestare attenzione a quello che mangiava. Durante i sette anni che ho mangiato tre volte al giorno, seduto alla sua destra, non l'ho mai sentito fare nessuna osservazione su un piatto. Poteva parlare delle differenze tra mele francesi e mèle americane; ma non si trattava dei suoi gusti personali, enunciava delle osservazioni sociologiche. Nell'isolamento di Prinkipo, con questo gruppo di persone che non variava per mesi, non sempre si prodigava nella conversazione. Mi ricordo certi pasti, in periodi difficili, durante i quali egli non pronunciò una sola parola. Ingenerale, erano osservazioni sul lavoro, una notizia ricevuta in una lettera o letta in un giornale, delle osservazioni politiche che pochi giorni dopo ritrovavamo in un articolo e che egli aveva sperimentato su di noi Talvolta c'erano dei ricordi. Ricordi di gioventù, come quella volta che si era reso ridicolo in casa di suo cugino a Odessa mettendo la senape sul pollo. Qualche volta ricordi del Kremlino, dove viveva in un appartamento vicino a quello di Lenin. In definitiva, di ogni epoca della sua vita, eccetto una, la guerra civile. L'ho sentito spesso paragonare questo o quell'episodio della guerra civile russa a un episodio della civile americana o della rivoluzione messicana, soprattutto in seguito, quando in Messico incontrava uomini che avevano preso parte alla guerra civile Ma si trattava di osservazioni politiche. Ricordi di carattere personale di quell'epoca, non ne ho mai sentito nessuno. Nella maggior parte dei casi, le sue osservazioni sulle persone erano sarcastiche. Quelle che riguardavano i suoi nemici e ì suoi avversari, beninteso... Ma il suo sarcasmo, divenuto canzonatura amichevole, si esercitava spesso su quelli che lo circondavano. Per esempio, quando Daladier era primo ministro, mi diceva: «72 vostro Daladier...». Evidentemente, io non ero in nessun modo responsabile di Daladier. A un americano, dùceva: «Il vostro Roosevelt..». La sua conversazione as¬ sumeva spesso questo tono mordace. Dopo il suo viaggio in Messico, André Breton notò l'aspetto «litigioso» di Trockij. Dopo il pasto faceva la siesta e allora era vietato disturbarlo per qualsiasi ragione, nemmeno per un telegramma. In quei momenti leggeva cose non politiche, abbastanza spesso un romanzo russo o francese. Così si mise a leggere Les Hommes de bonne volorité, di Jules Romains, che gli definiva « un artista incomparabile». Dopo la lettura, dormicchiava per una ventina di minuti e la siesta terminava alle quattro. Nella casa ricominciava la vita. Quando sono arrivato a Prinkipo, prendevamo U tè del pomerìggio incomune, nella sala da pranzo, e le conversazioni erano le stesse della colazione. In seguito si perse quest'abitudine e Trockij prese il tè nella sua camera con Natalja. Cenavamo aUe sette con un pasto leggero e breve. Dopo cena, Trockij lavorava ancora nel suo studio, poi verso le nove o le nove e mezzo si ritirava nella camera da letto. Generalmente dormiva abbastanza male è prendeva dei sonniferi .. -, ' -, (continua a pagina 1) Trockij passa in rivista un reparto di cosacchi U Una vignetta satirica inglese !

Luoghi citati: Francia, Messico, Odessa