Mennea, la rivincita di un liberto di Osvaldo Guerrieri

Mennea, la rivincita di un liberto Alla vigilia dei Giochi il più prestigioso atleta italiano si laurea in Scienze Politiche Mennea, la rivincita di un liberto Parla il docente del campione Occorre tutelare V| tutti gli sportivi VARESE — «E' la tesi di un liberto, la sua rivincita», n «liberto» è Pietro Mennea, atleta di Barletta, celebrata stella degli stadi, laureatosi a Bari con una tesi intitolata La tutela dell'atleta nell'attuale società industriale. Chi usa per lui l'immagine del liberto è il suo professore, Gaetano Veneto, che abbiamo incontrato a Mondonico, un villaggio di trentacinque abitanti sospeso sulla Val Gamia. Gaetano Veneto insegna Diritto dèi Lavoro alla facoltà di Giurisprudenza a Bari e ha un incarico di Relazioni Industriali presso la facoltà di Scienze Politiche nel capoluogo pugliese. Ha quarant'anni ed è stato il primo, in Italia, a dedicarsi a queste discipline; anzi, ammette, la cattedra è stata creata quasi apposta per lui, cinque anni fa a Cosenza. . _.. - Mennea, dunque, il liberto. Usando questa espressione il professor Veneto si riferisce alla precisa condizione sociale dell'atleta che, sebbene innalzata dalla gloria sportiva e dalla sponsorship, è di origine modesta. E la tesi, scelta da lui, «risponde alla sua collocazione sociale, intende definire il suo ruolo come atleta e come persona potenzialmente produttiva». Ma perché, fra i tanti temi possibili, ha voluto scegliere proprio questo argomento? «Sia perché ha interessi personali per la sociologia del lavoro, sia perché vuole cercare di capire se le grandi forze economiche, sociali e politiche possono smuovere lo stagno dello sport in Italia», risponde Veneto; e ricorda le lunghe conversazioni private avute con l'allievo, le sue rabbie per la mancata risposta dello Stato alla richiesta di aggregazione giovanile, le sue delusioni per l'inerzia o gh errori del potere politico. Racconta che Mennea, quando era stato nominato consigliere, insieme con Sara Simeoni, dal Ministero dello Sport aveva smesso presto di partecipare alle riunioni perché «il suo contributo si limitava a distribuire strette di mano». Dà allora si è rafforzato in lui il bisogno di fare qualcosa. Studiare questi problemi era già un modo di reagire. Ma era un buon allievo? «Considerato il poco tempo libero che aveva e che ha, sì, senz'altro», risponde il professore. «E' un ragazzo scrur peloso, pieno di amor proprio. Lui poteva già laurearsi a febbraio, ma non l'ha fatto per perfezionare la tesi; gli è stata offerta una laurea honoris causa, ma l'ha rifiutata. Mi sembrano fatti importanti». Come ha lavorato per questa tesi? «E'stato seguito dal professor Tommaso Germano e ha consultato una cinquantina di testi forniti in buona parte dal Coni. Erano articoli e studi di carattere prevalentemente giuridico». E i temi? «Sono tre. In una prima parte, Mennea ha esaminato l'attuale struttura dell'ordinamento sportivo, discutendo sull'autonomia dell'ordinamento sportivo da quello statuale. Poi ha parlato di dilettantismo e professionismo, ha rimesso sul tavolo una vecchia questione: fino a che punto si può parlare di dilettante puro e di sportivo come lavora¬ tore, col sottoproblema del lavoratore autonomo e del lavoratore subordinato. Latersa parte riguarda l'impegno dello Stato verso i problemi dello sport. Qui è stato preso in esame il disegno di legge Evangelisti, si è definita la figura dello sportivo allinterno del suo ordinamento, si è discussa la questione: fino a che punto un'azienda sponsorizzatrice può tenere vincolato un atleta». Ne sono usciti spunti originali? «Certamente, soprattutto nella parte che descrive il rapporto tra il Coni e le federazioni sportive. Mennea accenna all'esigenza di un rapporto coordinato, ma con maggiore libertà delle federazioni. Vorrebbe cioè che il Coni fosse un organismo più elastico e permettesse un maggior rapporto tra sportivo e forme federative. Un altro punto molto interessante riguarda il dilettantismo e il professionismo. Mennea dice che deve essere rivisto il concetto di dilettante, soprattutto perché l'attuale ordinamento statale non fornisce gli strumenti per praticare lo sport. C'è uno scarso impegno dello Stato e del Coni per creare strutture sportive di massa soprattutto nel Mezzogiorno». Questa tesi, continua Veneto, è servita a Mennea per gettare un sasso nello stagno. Finora, purtroppo, senza esito. «Il Coni sapeva di questo lavoro, ma non si è interessato. La disinformazione è assoluta. Io stesso so di atleti che studiano e che stanno per laurearsi, ma non so su che cosa». Sui contenuti della tesi sarà organizzato in autunno un convegno, a Bari. «Speriamo che a Mosca Mennea vinca, dice Veneto, cosi, forse, avremo un po' di partecipazione. Se non dovesse vincere, il convegno sarà un fiasco di sùmro. Vorrà dire, ancora una volta, che la storia va avanti e lo sport va indietro». Osvaldo Guerrieri

Luoghi citati: Bari, Barletta, Cosenza, Italia, Mosca, Varese, Veneto