Anche l'antica città guardava la campagna

Anche l'antica città guardava la campagna L'Italia agraria del Medioevo nei saggi di Jones Anche l'antica città guardava la campagna Philip Jones ECONOMIA E SOCIETÀ' NELL'ITALIA MEDIEVALE Einaudi, Tonno X-536 pagine 40.000 lire E ' una felice opportunità quella che ci offre l'editore Einaudi di avere riuniti insieme, in italiano, corredati di belle illustrazioni, i più importanti lavori, relativi all'Italia, di Philip Jones, inglese e professore ad Oxford, ma attento come pochi ai problemi ed ai fatti del nostro Paese. Ritroviamo in questo volume, con hinz io- , ne introduttiva, il lungo studio, Economia e società nell'Italia medievale: il mito della borghesia, che fu già segnalato da Tuttolibri, quale u to dei contributi più importanti del primo (e, per ora, solo) degli Annali, pubblicati sempre dall'editore Einaudi in prosecuzione e completamento della sua Storia d'Italia. Di nuovo dirò che rappresenta il risultato ultimo, non solo più recente nel tempo, ma più intenso di meditazione, sulla storia agraria e cittadina insieme del Medio Evo italiano. Fra i saggi, che seguono, spicca per importanza d'impostazione problematica quello, sintetico, ma ricco di spunti e idee, Per la storia agraria italiana nel Medioevo, che, però, francamente, rimane datato agli anni della sua prima pubblicazione, gli Anni. Sessanta, non parlando affatto di tutto quanto, dopo questa sempre fondamentale presa di posizione, è stato poi fatto da Elio Conti, da Cinzio Violante, da Giovanni Cherubini, da Vito Fumagalli, ognuno con suoi specifici approcci metodologici e impegnato per differenti aree geografiche, rivolto a studiare con particolare intensità i diversi problemi laddove più scarse erano le ricerche e più necessari i lavori preparatori. A questi -r- è doveroso ricordarlo — ha partecipato lo stesso Jones, con due contributi qui ripubblicati, Le terre del capitolo della cattedrale di Lucca (900-1200) e Una grande proprietà monastica: Carnaidoli, esempi assai interessanti entrambi di una impostazione problematica, che sta realizzando, insieme con altri studiosi (fra i quali, oltre ai già ricordati, bisogna citare il francese Pierre Toubert), un vero e proprio rinnovamento della storia agraria italiana. Se in questo volume molto si parla, dunque, di storia agraria, il Jones non vi perde mai di vista l'altro polo del suo discorso, la città con i suoi «borghesi». Quale importanza questi dessero ai beni terrieri ed ai guadagni della campagna ci viene mostrato nel saggio dedicato a Vicende di patrimoni privati nelle "Ricordanze". Basandosi su questo tipo di fonti storiche, fiorentine in gran parte, l'Autore ci pone in luce i legami d'interesse, l'accortezza amministrativa, il desiderio di ricavare i maggiori utili, pur mantenendo verso la terra un'attenzione che verrebbe voglia di dire rispettosa, talvolta anche maggiore di quella per gli uomini che la coltivavano. Dirò di più: dal rapporto città-campagna nasce — l'osservatorio rimane comunque Firenze e, in genere, la Toscana — l'impulsò alla trasformazione agraria, che condusse, infine, alla mezzadria. Ce lo mostra l'interessante saggio Le origini della moderna società rurale. Un caso tipico: il passaggio dalla curtis alla mezzadria in Toscana, nel quale, sempre per mancanza di aggiornamento, ci sembra non ricordata l'opera, su questo punto assai importante, di Elio Conti. Specificamente dedicati a vicende urbane e con ima diversità di quadro geografico che è doveroso porre in rilievo sono i due lavori sulla signoria dei Malatesta a Rimini, con l'ultimo, conclusivo e sintetico, Comuni e signorie: la città-stato nell'Italia tardomedievale, coi quali si arricchisce la problematica e si alarga l'orizzonte del Jones. L'aspetto più interessante di questo volume è, in ogni caso, il fatto che tutti i saggi, in modi diversi, finiscono per essere, senza proporselo in maniera esplicita, una decisa presa di posizione nei riguardi del concetto stesso di Medio Evo, che l'Autore tendenzialmente considera in maniera riduttiva e limitativa. Non si può certo negare che, ponendosi dal punto di vista della storia agraria, il divenire storico è più lento, le linee di forza più lunghe e durature, mentre il Medio Evo stesso rischia di perdere ogni sua spiccata e caratteristica fisionomia. La questione allora diventa se davvero sia possibile accettare questo punto di vista, se il mondo agrario e i contadini, in sé considerati, possano essere aspetti e personaggi caratteristici e discriminanti di un'epoca e se di questa non si debbano ricercare altri metri di giudizio od altri modi di identificazione. In un volume davvero così importante, spiace il dover avvertire che manchi un aggiornamento ed una discussione con quanti hanno, di volta.in volta, portato avanti proprio i problemi, che il Jones ha così impegnativamente studiato. Infine, l'indice dei nomi riguarda purtroppo solo il testo e non anche le note, privando il lettore comune della possibilità di utili confronti tra le varie parti dell'opera e fra le posizioni degli autori via via citati. Ed ora una preghiera sommessa: libri, come questi, potrebbero essere preziosi per i tanti giovani delle nostre università — assai più di quanto certi pessimisti credano — desiderosi di andare al di là dei manuali per allargare i propri orizzonti culturali. E' proprio impossibile imporre dei prezzi meno alti? Raoul Manselli

Luoghi citati: Firenze, Italia, Oxford, Rimini, Toscana