La regina ha un solo amante, lo Stato

La regina ha un solo amante, lo Stato Caterina de' Medici e la Francia lacerata da lotte politiche e religiose La regina ha un solo amante, lo Stato Orsola Nemi-Henry Furst CATERINA DE' MEDICI Rusconi, Milano, 445 pagine, 15.000 lire NELLA lettura di una biografia ciyiene istintivo, dopo le prime pagine, classificare l'opera in una delle due categorie che denoniiniamo mentalmente secondo la tecnica pittorica che ci ricordiamo. Innanzi tutto, e sono le più frequenti, biografie «di cavalletto», cioè ritratti, in piedi o a mezzo busto, in cui quello che conta è il personaggio, rappresentato nella posa più lusinghiera, o più crudamente critica, a seconda dell'interpretazione che intende darne l'autore nella sua ricostruzione, con i tratti somatici, la posa e gli abiti più caratterizzanti, e uno sfondo o puramente decorativo, come Dolomiti vinciàne, o emblematico del personaggio, una reggia, un campo di battaglia, un palcoscenico, il. ponte di una nave, o i palchetti di una biblioteca. L'altra categoria, più rara, anche se storicamente più valida, la chiamiamo biografia «a fresco», poiché dell'affresco ha la complessità di sviluppo, il numero di figure e di avvenimenti che lo popolano,.al centro dei quali campeggia, dominatore o dominato, ma comunque strettamente legato agli awenimenti rappresentati; il protagonista di cui l'autore intende far rivivere il carattere e la parte sostenuta nelle vicende che il suo pennello va tracciando sull'intonaco fresco delle pareti. E' fuor di dubbio che a questa categoria appartiene la biografia di Caterina de' Medici che con ampio respiro ha composto Orsola Nemi, associando al suo nome di autrice quello di Henry Furst, che le fu compagno di vita e di lavóro. Ampio respiro, abbiamo detto, a ragione, giacché più che la vita della ricca ragazzetta fiorentina divenuta regina di Francia perché nipote del papa regnante, il libro ricostruisce la complessa, travagliata, avventurosa, amorosa e sanguinante storia di Francia sotto il regno degli ultimi cinque re della casa Valois. da Francesco I a Enrico in, cioè di quel mezzo secolo abbondante che diverrà miniera inesauribile per poeti, romanzieri, autori di libretti e compositori dell'età romantica: senza il victorhughiano Le roi s'amuse non avremmo il Rigoletto, né senza le guerre di religione i cori dei fiamminghi del Dòn Carlo. Tra congiure e duelli La schilleriana Maria Stuarda è moglie di un Valois. e Caterina stessa, i suoi figli e il genero, Enrico di Navarra, vennero sfruttati, a piene braccia, senza esclusione di congiure, duelli, assassinii, amori mortali e altri effettacci da Dumas padre, sia in teatro che nel romanzo,(basti ricordare Lo reine Margot e La dame de Montsoreau con la geniale invenzione delgiullare Chicot). Niente di tutta questa attrezzeria romantica nel libro della Nemi, che ancor più che un ritratto, è un saggio su uno dei periodi insieme più splendidi e più travagliati della storia di Francia, il penultimo sussulto — l'ultimo sarà, nel secolo successivo, la Fronda — delle grandi famiglie feudali contro l'unità del Paese rappresentata dalla casa regnante. Per questo abbiamo classificato «affresco» questa ricostruzione documentata, e insieme sottilmente letteraria, che l'autrice, prendendo Caterina de' Medici come asse portante e come centro dell'intiera vasta e complessa vicenda, compie dell'età degli ultimi Valois. l'età delle guerre di religione, delle lotte fra le famiglie principesche che più che circondare, soffocano il trono, spalleggiate dalle potenze straniere che ponevano riforma e controriforma al servizio della loro politica, col fine ultimo di asservire la Francia e distruggerne l'unità. n disprezzo della corte Orfana di padre e di madre nella prima infanzia, andata sposa a quattordici anni, per volontà dello zio papa Clemente VII. col figlio del re di Francia, quasi a propiziare la fine della lotta tra francesi e imperiali, culminata col Sacco di Roma Caterina si trovò legata in matrimonio con un coetaneo che aveva scoperto il sesso e la propria virilità grazie alle arti di una dama di vent'anni maggiore di età, Diane di Poitiers, scoperta che lo legò a lei per tutta la vita. La giovinetta, figlia di mercanti divenuti signori di Firenze, trapiantata nella corte di Francia, si trovò quindi aiottare su tre fronti: il disprezzo snobistico dei cortigiani per la borghesuccia arricchita, la fedeltà del marito, anche quando divenne re Enrico n, alla sua ormai annosa maestra d'amore, e la propria tenace sterilità. Quest'ultimo impaccio che durò anni, fu finalmente superato, e di figli Caterina, ormai regina di Francia ne ebbe, viventi, ben sette, tra cui quattro maschi La morte del marito in una giostra cavalleresca e l'ascesa al trono del figlio Francesco n, il giovanissimo e malaticcio marito di Maria Stuarda, iniziò la reggenza, e l'effettivo regno, di' Caterina, che durò di fatto mezzo secolo. Non tenteremo in queste scarse colonne di ripetere, su scala ridotta, il miracolo di sintesi, compiuto da Orsola Nemi. di raccontare in quattrocento pagine le complicate e sanguinose lotte che sconvolsero la Francia tra le fazioni principesche dei Guisa cattolici, e dei Montmorency e dei Borboni, capeggiate da Cqhgny e da Enrico eh Navarra, riformati. Una sola parete, fosse pur grande come quella della Sistina non basta a raffigurare gli evepti di quegli anni, specie da quando, morto il fratello, gli succedette, decenne il secondo maschio. Carlo LX, mentre più accese divampavano le lotte, ormai vere guerre civili, tra i partiti o meglio tra i principi cattolici e quelli protestanti. D popolo vi partecipava non* come attore o partigiano, ma come vittima dell'una e dell'altra parte e delle loro truppe mercenarie straniere, fanterie svizzere, lanzichenecchi e «raitri», cioè reitern cavalieri germanici. Dire per quale delle due fedi, la cattolica o la riformata parteggiasse col cuore Caterina è impossibile: a un solo dogma essa crede, come nota giustamente l'autrice, il dogma della regalità. D potere indiscusso del re, che è il suo potere, da serbare e da far prevalere, governa i suoi pensieri, le sue azioni la sua fede. Ed è quel dogma, dopo editti più o meno tolleranti, tentativi di rappacificazione, interna e internazionale a deciderla all'atto sanguinoso, che viene gettato,, più dai romanzieri che dagli stòrici, come una macchia indelebile sulla sua fama, già pesante, di fiorentina crudele e senza scrupoli, fi¬ no all'avvelenamento degli avversari: la notte di S. Bartolomeo, il 24 agosto 1572, iniziata con l'uccisione del Coligny e proseguita con la strage di tutti i protestanti affluiti a Parigi, per un supposto o probabile golpe, da cui si salvò solo, da quel volpone pragmatista che era, Enrico di Navarra, sposo novello di Margot, con la prima delle sue molteplici conversioni, che finiranno per portarlo al trono quando sarà scomparso l'ultimo Valois. Dagli antenati medicei. Caterina aveva ereditato l'arte di mediare tra le contrapposte fazioni patrizie per finire per imporre la propria signoria: la strage di S. Bartolomeo fu forse un'azione preventiva che evitò una congiura del tipo di quella dei Pazzi, che costò la vita a Giuliano. Pure, tutto quel sangue sparso ossessionò la mente malata di Carlo IX e affrettò la sua fine, aprendo la via del trono al terzo fratello Enrico, il predilètto della madre che gli aveva procurato la corona elettiva di Polonia. Il suo regno fu il più lungo tra quelli dei figli di Caterina, caratterizzato dalla singolare bisessualità del sovrano, eff emminato nell'abito e nell'acconciatura, le mani ingioiellate intente a giocare con la pallina del bilboquet, in mezzo a una corte di mignons favoriti simili a lui nei gusti e nei costumi, ma come lui energici fino alla crudeltà e alle violenze più sanguinose. L'ultima fra le guerre civili a cui partecipò anche, in lotta col re, l'ultimo fratello, duca d'Anjou fu detta la guerra dei tre Enrichi, dai capi contrapposti in un triplice duello mortale: il re Enrico DJ, Enrico di Guisa, condottiero dei cattolici, Enrico, re di Navarra, genero di Caterina, capo dei riformati. Tutti e tre moriranno di pugnale, per primo il Guisa, fatto uccidere dal re nella sua anticamera, il re stesso, accoltellato dal frate Jacques Clément e, vari anni più tardi per mano di Ravaillac il Navarra, ormai Enrico IV re di Francia, fondatore della dinastia dei Borboni, dopo aver sostituito alla sposa infedele Margot, un'altra Medici, la rubensiana Maria, da cui discenderanno tutti i Luigi che si succederanno sul trono fino alla Rivoluzione. Instancabile negli affari Caterina, che in uri sècolo in cui l'amore s'intrecciava al potere, aveva invece amato solo quest'ultimo, conferendo ài neri abiti vedovili sempre indossati la stessa prestigiosa maestà della porpora regale ebbe in premio di morire settantenne pochi mesi prima che il figlio prediletto fosse ucciso. Le parole di un ambasciatore veneto definiscono mirabilmente la regina che Orsola Nemi ha collocato al centro del suo vasto affresco: «Una principessa instancabile negli affari, fatta per assumere la fatica e il governo di un popolo turbolento come il francese Che ora comincia a capire i suoi meriti e bisogna che, a propria vergogna, si penta di non averla appressata e la lodi». Con buona pace della colorita fantasia degli scrittori romantici, questo ritratto dipinto da Orsola Nemi e dal suo compagno, conferma e documenta, con la prospettiva storica Che i secoli consentono, il giudizio, acuto e obiettivo, dell'ambasciatore veneto, contemporaneo della regina che ebbe un solo amante, lo Stato. Guido Artom