Su e giù per il Carso con Hemingway e Dos Passos di Giovanni CecchinMasolino D'amico
Su e giù per il Carso con Hemingway e Dos Passos Cecchin ricostruisce le imprese di due famosi scrittori americani durante la Grande Guerra Su e giù per il Carso con Hemingway e Dos Passos Giovanni Cecchin CON HEMINGWAY E DOS PASSOS SUI CAMPI DI BATTAGLIA ITALIANI DELLA GRANDE GUERRA Mursia, Milano 253 pagine 10.000 lire STRANO e, a modo suo, avvincente questo libro-indagine, mosso dal desiderio di verificare sui posti le allusioni e le reminiscenze dei due famosi scrittori americani che l'uno all'insaputa dell'altro prestarono servizio con la Croce Rossa sul fronte italiano, e poi lievitato fino a diventare una specie di piccola epopea della Grande Guerra quale sopravvive, a più di sessantanni dagli avvenimenti, nel ricordo di moltissimi testimoni e protagonisti ancora in circolazione, nonché, naturalmente, nei segni, a questo punto indelebili, lasciati sui luoghi e sulle carte Per la grande maggioranza degli italiani il Carso, il Pasubio, Fossalta, l'Adamello eccetera, sono nomi di strade e piazze, solo vagamente collegati a eventi remoti. Per Cecchin sono invece, tutti, luoghi immensamente concreti Cec- chin conosce la zona palmo a palmo, e con l'aiuto di qualche superstite, magari stimolato da un buon bicchiere, riesce a rintracciare il teatro anche del più insignificante episodio ricordato da Dos Passos nei suoi diari, o rielaborato da Hemingway nella sua narrativa o in qualche poesia inedita, magari a distanza di anni Nel frattempo un computer a Washington fornisce dati relativi agli spostamenti topografici della Croce Rossa americana; altri mezzi moderni portano alla luce materiale fotografico, nomi e cognomi di persone dimenticate. Dos Passos era uno di quei volontari autisti di ambulanze che operarono in Francia con grande disapprovazione di quelle autorità. Un suo collega futuro scrittore, E. E. Cummings, processato, finì nel carcere militare (e lo descrisse, poi, nella Stanza Enorme). Incapaci di sottostare a qualsiasi disciplina, gli autisti americani furono infine dirottati in Italia a terminare la ferma su quel fronte. Dos Passos trascorse in Italia i mesi fra il dicembre 1917 e il maggio 1918. Contemporaneamente a lui giunsero a Milano cinquanta Ford nuove di zecca, offerte dall'Associazione dei Poeti Americani, che dovevano essere più opulenti dei loro contrères europei. I diari di Dos Passos parlano più di escursioni e festeggiamenti goliardici che di guerra vera e propria. Ma contengono interessanti testimonianze sul periodo, e sono corredati da disegni tutt'altro che mediocri Hemingway, che si era arruolato a diciott'anni nella Croce Rossa dopo essere stato apprendista reporter al Kansas City Star, passò in tutto otto mesi in Italia, di cui solo una parte al fronte. Come si sa, fu ferito (per colpa sua: vagava senza permesso in una zona pericolosa) e si comportò con coraggio, portando in salvo un soldato ita¬ liano colpito più gravemente di lui. Durante la convalescenza ammirò parecchie infermiere, tutte confluite nella Catherine di Addio alle armi. Accanto ad Agnes von Kurowsky, con la quale il futuro scrittore sarebbe rimasto a lungo in corrispondenza e che, più vecchia di lui, gli diede buoni consigli, Cecchin rintraccia una Elsie Jessup, e una misteriosa Turini, forse Mercedes di nome. Cercando altri modelli dei personaggi della narrativa hemingwayana (il cui prodotto più antico è un racconto finora inedito, «La scomparsa di Pickles McCarty», grondante ammirazione per gli Arditi e qui tradotto in appendice insieme con. otto pezzi coevi dello Hemingway giornalista), Cecchin ha riesumato individui tutt'altro che trascurabili, come il tenente McKey, morto in guerra e parzialmente confluito nel Frederic Henry dell'Addio, e soprattutto come don Bianchi, un cappellano che battezzò Hemingway ferito e che forse gli fu guida spirituale (non sapremmo con quanto successo), e i cui bellissimi taccuini relativi al servizio prestato nella Grande Guerra si conservano a Monte Olivete Maggiore. Masolino d'Amico Hemingway in ospedale, per la ferita riportata durante la grande guerra
Luoghi citati: Carso, Francia, Italia, Kansas City, Milano, Washington
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