Il pellerossa dei Navigli di Maurizio Cucchi

Il pellerossa dei Navigli Versi di Tessa curati da Isella Il pellerossa dei Navigli Delio Tessa ALALA' AL PELLEROSSA Scheiwiller, Milano; 61 pagine 4000 lire TRA i meriti più consistenti dell'antologia di Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, c'è stato senz'altro quello di avere affermato decisamente l'importanza, la vera grandezza di Delio Tessa poeta tra i maggiori in assoluto del nostro secolo. Oltre a darne un'ampia, opportuna scelta antologica, Mengaldo sottolineò alcuni caratteri, diciamo così, «ideologici», della sua poesia Parlò, tra l'altro, di un «fondo incoercibile di anarchismo viscerale», riferendosi in proposito anche al carattere del suo antifascismo. Ecco, puntuale, anche la possibilità di una rilettura del Tessa antifascista nel volumetto Alala al pellerossa, pubblicato da Scheiwiller a cura di Dante Isella in una nuova collana («La razza») dedicata alla «cultura letteraria lombarda». Si tratta come precisa in una nota introduttiva lo stesso Isella di una *raccoltina (...) di cose minori, disperse e poco notef...) ma certamente non discare (...) a chi del Tessa conosce già l'opera più alta». In queste poche parole è già compreso un possibile giudizio di valore circa i testi inclusi nel volumetto. Sono per l'esattezza nove poesie, di cui le prime cinque di satira antifascista. Poesìe pòco note o addirittura apparse «in rivista o in altra sede poco accessìbile» (spècie le quattro che formano la seconda sezione). n libro si apre, con un testo compreso in Poesie nuove ed ultime (uno dei due volumi che attualmente comprendono il corpo maggiore della produzione tessiana), intitolato significativamente «A Carlo Porta». Delio Tessa si ispira apertamente al grande maestro e alla poesia «L'apparizion del Tass», recuperandone in pieno anche la struttura metrica (endecasillabi e settenari a sélva) e citando abbondantemente. Vi compaiono, tra l'altro, famosissimi personaggi quali «el Bongee con la donna, la Tetton», come il «Marchionn», come «Donna Fabia Fabron». Ma c'è anche il fantasma invadente, orrido, del dittatore: «impara a saludà / donca per straa la zucca / negra del Mussolina e citto lì». Un testo nel quale si respira talvolta l'aria del Tessa migliore; un testo denso, ricco di figure e apparizioni, di umori, di pessimismo e rabbia: «e lavora... e lavora I a furia de ramazza i per desmorbià la cà / e poeu trovass anmò in definitiva i fogna sulla ringherà / tra el cess e la mera; i Vhan bigollaa... evviva.'». Nel volumetto sono compresi testi anche non tutti del poeta: autentici rifacimenti, cioè, miglioramenti, di altrui poesie: come «Ripp Witt elk» e «I pissatoij», variazioni su testi originali di Giosaf atte Rotondi. Mussolini, anzi, «el Mussolina», domina campeggia infausto, tremenda immagine appesa alla parete, goffo spauracchio, ceffo amaramente deriso senza ombra alcuna di retori, ca. «Socialista, democratica, / liberai., alla malora! / Gh'emm tn Rugabella tre fotografi) dell'Omm / che se scriv coll'O maiuscoli / Sott gh'è el Duce e sora gh'è / come ona veggia stampa i della Cassina di Pommì /... Sfottidora che le scampa / de ti?». Gli ultimi versi sono da «I tre grint», dove si ha ancora la felice opportunità di rivisitare luoghi stilistici e toni topici del Tessa: enjambenients arditi, sprazzi essenziali di dialogo, nervosa elegante vivacità di narrazione, tracce di orrore: Meriti diversi, piaceri diversi, dunque in questo Alala. In pruno luogo il contributo a che del Tessa si parli seinpre di più, oltre la cerchia angusta degli amatori. Maurizio Cucchi

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