Crollarono le case e piovvero ministri

Crollarono le case e piovvero ministri Crollarono le case e piovvero ministri PALERMO -Perché I ministri dal cielo? Nel Belice, dopo il terremoto dell'inverno primavera del '68, in aereo giunsero presidenti, ministri, sottosegretari, delegazioni. Spiega Lorenzo Barbera, l'autore, maestro elementare e sociologo iscritto al movimento dei lavoratori per il socialismo che sta per fondersi col pdup, 44 anni, di Partinico a 40 km da Palermo: «Andò proprio così, piovevano i ministri ma non il necessario non tanto per i soldi che ne sono stati spesi parecchi, ma non piovve un piano valido per quella che definimmo programmazione controllata perché avrebbe dovuto controllarla la gente». «Ho evitato di fare una tiritera — afferma Barbera — mi sono affidato ai racconti dei protagonisti che hanno parlato del loro rapporto con lo Stato, la società, le forze politiche e sindacali, delle lo¬ ro amarezze e speranze in una realtà che pure ha subito profonde trasformazioni». Lorenzo Barbera in Sicilia, o perlomeno dalle parti del Belice, è parecchio conosciuto. Iniziò accanto a Danilo Dolci a Partinico nel 1956 in un'afosa primavera al culmine della quale — s'affacciava già l'estate — ottenne l'agognato diploma d'insegnante II sodalizio con lo scrittore-sociologo triestino, che nel frattempo aveva piantato ancor più solide radici in Sicilia, Barbera lo cessò nel 1969. dopo il terremoto: trasferitosi a Partanna, nel versante trapanese della valle, vi fondò il «Centro studi ed iniziative "Valle del Belice» sciolto poi nel 1971 e sostituito con l'organizzazione popolare del Belice. Ancora un biennio ed anche quest'ultima finì. Ora Barbera si occupa a Palermo del Cresm, un cen- tro studi che in ottobre ultimerà una curiosa ricerca sulla presenza e l'incidenza dei preti a Palermo. Cominciano a svanire gli anni della contestazione, non è più per lui il tempo del raccordo operativo con esponenti di primo piano della sinistra milanese, torinese o romana. Non nasconde punte di risentimento e rimpianto e. quando parla della sinistra siciliana, ha un moto: «E' stata pesantemente condizionata dalla de. parlo sia del pei sia del psi. al punto da rinunciare a coinvolgere e valorizzare le forze valide che pure qui potevano crescere». I ministri dal cielo arrira in libreria dopo quattro anni da Belice terremoto di stato di Fiorella Cagnoni (1976. Contemporanee edizioni) e dopo tre da Lettere dal Belice e al Belice e I miei 18 anni nel Belice (il primo edito eia Mursia, il secondo dalla Cittadella), entrambi di Antonio Riboldi, l'ex arciprete di Santa Ninfa da due anni vescovo di Acierra presso Napoli («altro luogo di sofferenza per la gente meno difesa*, ha denunciato don terremoto). In questa quarta cruda testimonianza sulla valle, dove quarantamila persone sono ancora alloggiate in baracca malgrado gli oltre mille miliardi spesi dallo Stato, emerge una franca analisi ' della situazióne nelle aree depresse del Sud. «Faccio parlare i protagonisti — racconta Barbera — proteggendoli con pseudonimi perché le cose che essi narrano spesso sollevano questioni spinose, veri vespai e perché ho voluto sottrarli ad eventuali processi per diffamazione. Se processi vi saranno dovranno esser solo contro di me. Mi assumo io sin d'ora l'intera responsabilità». «Grane» d'altronde Lorenzo Barbera ne ha avute spesso come il tre settembre 1972 quando, dopo cinque giorni di carcere, scontò un mese e mezzo di confino a Trapani accusato di vilipendio delle forze dell'ordine. Un un «caso» scottante: «Dicemmo alla gente che i carabinieri anziché far pagare ai terremotati le tasse di circolazione per le automobili, essendo in vigore l'esenzione fiscale in tutta la valle, avrebbero dovuto arrestare ladri e malversatori tra i quali parecchi impresari edili che arricchivano con la ricostruzione». Nel libro sono pure ricordati la bomba che semidistrusse la baracca «Martin Luther King» a Partanna sede del Centro studi presieduto da Barbera, e gli incendi dolosi della sua casa-baracca e di quella del comitato popolare di Partanna. Secondo i calcoli di Barbera, nel Belice lo Stato finora ha speso 1500 miliardi (altri ne hanno contati poco più di 1100), solo un migliaio dei quali per la ricostruzione dei paesi distrutti e per le opere pubbliche. Ma su questo migliaio di miliardi, a parere di Barbera, «almeno 400 sono stati letteralmente rubati». Non si distacca, peraltro, dal drastico giudizio del vescovo Riboldi che tutt'oggi ripete: «nel Belice si è rubato a cielo Antonio Ravidà