Arriva dal Caucaso la tribù d'Israele di Guido Lopez

Arriva dal Caucaso la tribù d'Israele Le tesi di Arthur Koestler sulle origini degli ebrei dell'Est Arriva dal Caucaso la tribù d'Israele Arthur Koestler LA TREDICESIMA TRIBÙ' Edizioni di Comunità Milano 293 pagine, 9000 lire ARTHUR Koestler è una vecchia conoscenza, e proprio in questi giorni si è ricordata la sfida che egli lanciò esattamente 40 anni fa con la pubblicazione, a Londra, del suo romanzo-documento Darkness at Noon. Tn Ttalia Buio a mezzogiorno uscì nell'agosto 1946 nella traduzione di Giorgio Monicelli. e grande fu l'ondata di emozione che, tra giovani e meno giovani in cerca di verità dopo i vent'anni di fascismo, provocò questo libro dove un Commissario del Popolo, di nome Rubashov. si consegnava alla esecrazione dei contemporanei come traditore del comunismo, per futura gloria del medesimo, in volontario annichilimento: così veniva spiegato l'enigmatico decorso dei processi di Mosca 1937. «Tutta la logica liberale e umanistica del mondo occidentale piene polverizzata e sostituita da un'altra logica gelida e - inflessibile » ersi scritto nel testo'di presentazione di quella Medusa mondadoriana. Lavoravo, a quel tempo, presso l'uffico stampa della Mondadori, e ricordo bene come il romanzo riuscì ad esasperare, o a mettere in crisi, i militanti ortodossi del.pc togliattiano. con abbondante anticipo sulle denunce krusheviane del XX Congresso. Per noi che si navigava sulla sinistra, ma non indottrinati, la lettura di quel Koestler fu un fatto sconvolgente, ryaltro canto.. Koestler non la mandava a dire nemmeno alle pseudo-democrazie marcite e mercificate dei tardi Anni Trenta: ne fanno testimonianza le pagine di Schiuma della terra, il diario che Koestler pubblicò nel 1941 sulle sue allucinanti esperienze di «indesiderato» nella Francia di Daladier. fra gli internati del campo del Vernet. «La smania di abbracciare la causa vera — scriver?. Koestler di sé medesimo nell'autobiografia Freccia nell'azzurro (che è del 1952) — ha fatto di me un Casanova delle cause». Riportai questa definizione nella voce «Koestler» del Dizionario ' della Letteratura Contemporanea Mondadori, e la ritrovo, con piacere, estrapolata anche nella prefazione odierna di Bruno Segre a La tredicesima tribù. E' applicabile a diverse altre opere di questo inquietissimo ungaro-semita (o forse, dovremo dire adesso, ungaro-cazaro?) naturalizzato inglese nel 1948 : et in primis a Thieves in the Night (1946), Ladri nella notte, ovvero i coloni dei kibbutz socialisti nella Palestina mandataria 1937-39: e a Promise and Fulfilment: Palestine 1917-49. un notevolissimo saggio sul giuoco politico anglo-arabo-ebraico in quel trentennio. C'è da domandarsi se il «casanovismo ideologico» abbia dato lo spunto anche alle ricerche per questa Tredicesima tribù; libro a tesi quanti altri mai. meditato e scritto a scopo dimostrativo sull'inqpnsistenza. d'ogni teoria che qualifichi gli ebrei come «razza», e in particolare come stirpe semitica. Si mordano le mani gli antisemiti paranoici alla Rosemberg. e d'altro canto si mettano l'animo in pace gli ultras nazionalisti di parte ebraica, ideologi d'un sionismo «per diritto di sangue,» : la gran maggioranza della popolazione ebraica galiziana, polacca, lituana, lettone, magiara, ucraina (non è chiaro se anche quella slava e balcanica) affonda le.sue radici —intende dimostrarci Koestler — non nelle dodici trib']! figlie di Giacobbe, attraverso un lungo iter dal Levante alla Francia. all'Inghilterra, alla Germania, bensì nel popolo dei Kazari. turco caucasico, i cui capi sicuramente abbracciarono la religione ebraica un migliaio,. d'anni fa. al tempo di Carlo Magno, e fondarono sinagoghe in loco: popolo di cui si son perse le tracce dopo l'invasione mongola di Gengis Kan. La tesi — sia detto per inciso — non può che giungere graditissima agli avversari del sionismo, ancorché Koestler a chiare lettere (pag. 285) metta in guardia contro un'utilizzazione della tesi e del libro in questo senso. Nella nitida edizione di Comunità (arriva a quattro anni dall'uscita del libro in inghilterra, ma pazienza) e nella fluida traduzione di Matilde Segre Ottino — tanto fluida, che si fa dimenticare d'esistere — il testo di Koestler copre 230 pagine, e sono un po' tantine per narrare quel poco che si conosce — spesso da fonti tarde, e per lo piv encomiastiche o pregiudizialmente ostili — attorno ai Kazari trionfanti fra Mar Nero e Mar Caspio. Ucraina e Georgia: per quel pochissimo che è giunto sino a noi a proposito dell'inopinata conversione all'ebraismo dei loro imperatori e degli ottimati (non ci sono prove circa una conversione delle masse) in et?, carolingia: e per lo zero assoluto sulla fine di quel popolo nel XTT-XTTT secolo. Certo: nel libro di Koestler molte sono le notizie pittoresche, e c'è abbondanza di dati su battaglie, migrazioni, scontri fra popoli e sottopopoli: certo, le coincidenze temporali e d'altro genere faticosamente raccolte e brillantemente fatte convergere da Koestler a soste.gno della propria tesi sono abbastanza • sorprendenti per invogliarci a prenderle sul serio, se leggiamo con animo scevro da pregiudizi contrari. Ma che tutto questo abbia la carica e la necessità delle opere di Koestler degli Anni Quaranta, non diremmo davvero. Come libro di storia, si tratta di un'opera di riporto — nel senso che qui non si scopre un solo documento nuovo, anche se si analizza con nuovo spirito e acume i documenti e i commenti giò editi. Come testo ideologico, le contraddizioni della parte conclusiva sono lucidamente rilevate già dalla ottima prefazione di Segre. E come pamphlet sentiamo la mancanza di concentrazione nel tiro: non si capisce bene quale sia l'obiettivo ultimo: o a volte ci germina la sensazione dell'assalto a vuoto. Ecco: se l'avversario da combattere è. genericamente, colui che ha un'idea razzista e dittatoriale del .mondo, non speri Arthur Koestler di cambiargli la testa con la bella notizia che i passati per i camini di Auschwitz fossero, paradossalmente, ario-caucasici invece che pluto-giudo-semiti. Tn primo luogo, quel tale non ci crederò : e se ci creder^, non per questo sarò pentito d'esserseli tolti di mezzo. Anzi: ragion di piv: di questi ebrei non ci si pu^ fidare proprio: li credi ebrei e sono kazari! D'altro canto, neppure i partigiani della Grande Tsraele (il sottoscritto è sionista, fi¬ glio di sionista, ma in altri termini) non saranno turbati pi'"' che tanto dalla tesi koestleriana. che non contrasta con gli articoli del Patto originario: fu promesso ad Abramo — è scritto nel libro — che gli ebrei sarebbero cresciuti come le stelle del firmamento e. per ottenere questo, l'incrocio era implicito e indispensabile. Personalmente, io appartengo alla famiglia sefardita. provengo dalla penisola iberica e devo la mia salvezza fisica e di ebreo alla lungimiranza di un Granduca Medici. Ferdinando t. il cui editto di buona accoglienza per gli ebrei è esposto in questi giorni in Orsanmichele tra i documenti medicei cinquecenteschi relativi a navi e carichi nel porto di Livorno: e dunque sono escluso dalla analisi koestleriana. Ma fossi anche di lingua yiddish e di provenienza polacca. non m'agiterei troppo per questa faccenda: la storia che conta è quella della cultura e dello spirito, e la cultura dell'ebraismo nelle shtetl è stata ebraica, non caucasica. il sogno messianico e il sogno del ritorno a Gerusalemme sono stati ebraici non caucasici, lo sterminio fu ebraico e non caucasico, il recupero di identità in Tsraele è stato ebraico, da qualsiasi parte sia giunta la speranza e la gente. Diremo forse superflua, a questo punto, la traduzione della Tredicesima tribù? Tutt"altro. Anzi, siamo grati, come uomini di cultura oltre che come ebrei, alle Edizioni di Comunità, per l'attenzione continua, e seria, a questi problemi, affrontati sempre nel modo migliore, con testi di prim'ordine. a cominciare dal numero due della collana: L'antisemitismo di Sartre. T casi degli ebrei non finiscono mai di interessare., per il bene e per il male, la gente: e figurarsi questo inatteso e sbalorditivo ribaltamento. Quanto a quegli ebrei che. per natura o per il peso degli eventi, hanno un po' sempre l'abitudine di chiedersi: «Ma perché sono ebreo? e perché dovrei restarlo? è in che senso?», avranno un motivo di pi'": per ragionarci"sopra. Guido Lopez