Aspre schegge di solitudine di Renato Minore
Aspre schegge di solitudine Poesie quotidiane di Edith Bruck Aspre schegge di solitudine Edith Bruck IN DIFESA DEL PADRE Guanda, Milano 74 pagine, lire 4500 £1 EMBRA che esisto / // ^ lavoro respiro / senV • to che il portiere / mi saluta» : le poesie di Edith ~ Bruck sono in presa diretta sul vissuto (che è tutto dichiaratamente autobiografia) di una donna, con le angosce e i crucci del vivere. C'è, cosi, il tema dell'identità personale, della coppia negata per superarne la routine e le inadeguatezze: «Saper stare soli / è il primo passo / per riconoscersi», dicono alcuni versi. Ma stare soli (si può dire accettando fino in fondo la confessione bruciante) è difficile perché «mi duole di non stare con te». Ecco la piaga del ricordo; l'immagine della solitudine diventa reale, non programma di vita magari mitizzato. E i versi colgono questa nuova condizione: «A uno / alle due di notte / può venire in mente / d'innaffiare i fiori / mangiare qualcosa / stare con la luce accesa / masturbarsi / è libero di fare tutto / può anche morire ». E' questo il registro stilistico più consono alla Bruck, al suo crepuscolare sentimento dell'essere e dell'esserci: una confessione gettata come appunto nervoso e sintetico sul taccuino della giornata-vita, come momento casuale che però sta a significare tutto un sistema di attese e di sentimenti. Ovunque l'occhio si fermi, c'è infelicità, malessere, il dolore dell'esistere, così come didatticamente spiega la citazione iniziale tratta da Rabbi Naftali di Rospice. E c'è un fondo di consunzione nelle cose e negli affetti che li fa vedere come sonnamboliche apparizioni, vuote di ogni significazione. La scarnificazione diventa così stilistica, non ha bisogno di essere detta, resta in un gesto, in uno sguardo, in un momento del corpo. Ed è questo forse l'aspetto più significativo della ossessiva registrazione di malesseri che ben conosciamo e che la Bruck vuole ricordarci. Lo possono dimostrare versi come questi, atonali e definitivi, la vera epigrafe della raccolta: «Ogni inizio è già la fine / tutto si consuma in un gesto / in un amplesso / in una cena / in un incontro / non c'è tempo per niente / ogni volta ci salutiamo / come fosse l'ultima / e senza promesse». Renato Minore Edith Bruck
Persone citate: Bruck, Edith Bruck
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