Jesi, l'interprete del mito di Furio Jesi

Jesi, l'interprete del mito La multiforme opera dello studioso morto a 39 anni Jesi, l'interprete del mito TRA le tante, le troppe morti che hanno funestato in questi ultimi tempi la cultura italiana (e internazionale), quella, repentina e crudele, di Furio Jesi lascia profondamente turbati i suoi lettori, gli estimatori, e soprattutto i numerosi amici. E' morto a 39 anni, quando aveva ancora tante cose da dire. In quale campo, in quale direzione? E' una domanda cui non è facile rispondere. Così come non è facile disegnare un esauriente identikit di una persona come Jesi. Giacché la verità, almeno la prima verità da dire su di lui (e da ricordare a tutti noi) è che Jesi era un intellettuale di razza rara: un intellettuale anomalo per natura e per vocazione, uno studioso che si era impegnato nei più diversi campi della cultura, un uomo che anche nella vita persona- le aveva modificato non poche regole del gioco Enfant prodige. già nell'età in cui i comuni mortali leggono al massimo i romanzi per adolescenti, si era dedicato ad indagini assai particolari, a cominciare dall'egittologia. Francamente, non sapremmo valutare quei contributi il primo dei quali fu pubblicato dall'autore a,soli 15 anni Essi d'altronde, non furono proseguiti con l'assiduità di chi ha già deciso quale sarà il suo posto nella scienza e nell'università. Poco dopo, un altro amore anche se non senza addentellati con gli studi precedenti, invade Jesi: e questa volta sarà un amore profondo, di quelli destinati a segnare una vita. Si tratta del' l'amore per la mitologia, per 10 studio dei miti In Italia si continuava a balbettare sulle orme, che so. di Raffaele Pettazzoni o di Giuseppe Cocchiara. Lui Jesi, leggeva Dumézil ed entrava in contatto col grande Kerényi Una delle porte aperte nel nostro Paese a un certo tipo di approccio alla dimensione del mito e del sacro l'ha spalancata proprio Jesi. Negli Anni Sessanta, quando in Europa dilaga lo strutturalismo e tutti (o quasi tutti; giurano sulle sofisticate modellistiche logico-matematiche di LéviStrauss. Jesi continua a guardare a un'altra metodologia, ad un'altra procedura, che si apriva verso l'ermeneutica, si agganciava a Mircea Eliade, per poi tornare ai prediletti Kerényi e Dumézil (dei quali fu tra i primi a curare alcune traduzioni italiane). ★ ★ Ma Jesi non era nato per limitarsi a divulgare il pensiero altrui. L'ultima volta che ci siamo visti, a Palermo, dopo aver discusso accanitamente di epistemologia delle scienze umane, mi confessava di sentirsi più portato alle ricerche concrete, agli incontri interdisciplinari innovatori (quest'ultimo aggettivo lo aggiungo io, ma è quello giusto). Ed ecco che ad un certo punto Jesi si è messo a inseguire — creativamente, originalmente — il mito nelle zone più diverse della cultura europea moderna. Se Letteratura e mito (Einaudi, 196S5) affrontava 11 tema prediletto in autori eterogenei come Novalis, Rilke, Pavese, Pound (e persino Àpulejo), Mitologie intorno all'Illuminismo (Comunità, 1972) proponeva un discorso singolarissimo e inattuale ai professionisti degli studi settecenteschi, tirando in ballo i miracoli e i simboli, le inclinazioni orientaleggianti e il rapporto eros-utopia nel secolo dei lumi ★ ★ Non so, e non mi interessa sapere, quando Jesi ha vinto una cattedra universitaria — a,un certo punto gli è accaduto anche questo. Ma so che. nonostante certe apparenze, quella cattedra — di germanistica — aveva una sua profonda ragion d'essere. Impaziente, certo, dinanzi al pe¬ dante itinerario formativo privilegiato dalla germanistica (per alno ottima) nostrana. Jesi aveva trovato nella cultura tedesca una sorta di ideale patria di elezione: proprio per quel continuo mediarsi in essa di mito e d'arte, di simbolo e di letteratura. Non è dunque un caso che la produzione intellettuale di Jesi sia scandita da un gran numero di saggi sul mondo germanico: da Germania segreta. Miti della cultura tedesca del Novecento (1967). al libro sull'amatissimo Rilke {Esoterismo e linguaggio mitologico. Studi su Rainer Maria Rilke. D'An- ' na, 197é), fino ai recenti Materiali mitologici del '79, il cui bel sottotitolo è Mito e antropologia nella cultura mitteleuropea (Einaudi), e a Cultura di destra (Garzanti), ancora del '79, dove non mancano varie pagine «tedesche» accanto a una rivisitazione critica di autori e testi variamente inquietanti... E perché non ricordare anche i saggi divulgativi, se il «divulgatore» era Furio Jesi? Tra questi spicca una monografia su Thomas Mann. Ma l'infaticabile studioso si era voluto cimentare anche con Pascal. Rousseau, Kierkegaard... Tutto questo sino a 39 anni E dopo? Che cosa ci avrebbe dato ancora, Jesi approfondendo (come mi aveva promesso) il simbolismo tra Otto e Novecento é i miti novecenteschi? Non lo sapremo mai e lo strazio è tanto. Sergio Moravia Furio Jesi-