L'aria metafisica degli Anni Venti

L'aria metafisica degli Anni Venti Una mostra interdisciplinare a Bologna L'aria metafisica degli Anni Venti BOLOGNA — Il lettore di Baudrillard che si trovi a visitare la vasta mostra «La metafisica: gh Anni Venti», ospitata attualmente e fino a tutto il mese di agosto dalla Galleria d'arte moderna di Bologna, potrà difficilmente rinunciare a porsi un interrogativo. Di fronte alla galleria temporaneamente adattata a centro polivalente, a mini-Beaubourg vorremmo dire, egli si chiederà, ricordando un saggio del francese, se una simile operazione non contribuisca alla «trasmutazione di questa famosa cultura tradizionale del senso» in un «ordine di simulacri», con relativi congelamento e designificazione dei materiali espósti. Per quanto il dubbio sia lecito, tuttavia, la risposta sarà con ogni probabilità negativa: la mostra infatti sembra offrire validi strumenti interpretativi di un'epoca finora non sufficientemente approfondita della nostra storia (culturale e non). Va detto subito che «La metafisica: gh Anni Venti», pure organizzata secondo un criterio interdisciplinare e contestuale, di largo confronto tra ì diversi settori artistici e culturali, non esaurisce in sé le iniziative di studio sulla metafisica patrocinate dalla Regione EmiliaRomagna. Le manifestazioni infatti, curate da un comitato scientifico che ha presidente Giulio Carlo Argon e membri Renato Barilli, Maurizio Calvesi, Arturo Carlo Quintavalle. Franco Farina e Franco Solmi (Con la collaborazione di studiosi delle varie discipline interessate), prevedono, oltre all'allestimento bolognese, la prossima apertura del «Museo documentario delia metafisicà» presso il palazzo Massari di Ferrara, la mostra storica della metafisica (palazzo dei Diesanti), in programma per la primavera 1981 e, sempre nella primavera dell'anno prossimo, un seminario internazionale di studi dal titolo «La metafisica: cultura e società dell'epoca». La sezione già operante, «La metafisica:gli Anni Venti», è stata coordinata da Renato Barilli e Franco Solmi e comprende otto settori distinti: pittura e scultura, architettura, arti applicate e decorative, grafica e illustrazione per l'infanzia, letteratura e spettacolo, musica, cinema, fotografia. Corredano la mostra due ampi cataloghi editi dalla Grafis di Bologna (il prezzo è di L. 15.000), uno dei quali già disponibile, l'altro di imminen te pu b blicazione. Sui criteri di organizzazione di una così vasta iniziativa abbiamo sentito il coordinatore Renato Barilli. La prospettiva privilegiata si inscrive —diremmo — nel modello dialettico avanguardia-postavanguar■ dia. «Non si è voluto dare alla mostra il tono di una celebrazione o di una rievocazione storica — afferma Barilli, contribuendo a risolvere il nostro dubbio di lettori di Bau- drillard —, ma piuttosto fornire una documentazione su di un fenomeno ricorrente, più ancora che come episodio specifico e circoscritto nel tempo, come una specie di polo della ricerca, come vettore capace di imprimere il suo passo su un gran numero di operazióni culturali». Si spiega così perché una tendenza che la storiografia artistica, identificandola con la corrente pittorica sorta a Ferrara nel 1917 (ad opera-di Cafra, De Chirico, Morandi, De Pisis, Savinio), ci ha abituati a considerare conclusa nel 1921 estenda le sue influenze all'intero decennio contemplato dal titolo della mostra. «Negli Anni Venti — continua Barilli — la metafisica è un'aura, a volte intensa, altre volte più impalpabile, spesso mescolata con aspetti di altra natura. Anche se il pòlo metafisico si dimostra di 'gran lunga pre^ valente, il decennio appare tuttavia come un «campo» percorso da varie linee di forza e teso tra varie polarità. Per questo ci si è proposti di rappresentare sia una metafisica espansa ed allargata che diviene il clima dominante di una lunga fase di lavoro, sia un panorama di fenomeni ad essa affi¬ ni e convergenti o. al contrario, inassimilabili se non addirittura antitetici. Il criterio, storiografico del «decennio» ci ha quindi permesso di animare il quadro e di renderlo dialettico: la mostra pretende, insomma, di essere lo "spaccato" di un segmento storico, rivelandone le diverse anime, pur nel riconoscere che una di queste è vistosamente maggioritaria». L'obiettivo di fornire uno spaccato d'epoca è naturalmente all'origine dell'accennato modello interdisciplinare cui la mostra si è informata. Se tuttavia gli aspetti della pittura e della scultura restano i più agevoli da documentare in tal genere di sede, maggiori difficoltà oppongono i territori confinanti rappresentati nella mostra:: un particolare, quello della letteratura, che doveva ricercare l'impatto visivo capace di giustificarne, appunto, la presenza espositiva. Le suggestioni del tema, per converso, erano tutt'altro che assenti: basti pensare alla figura di Massimo Bontempelli, coordinatore interdisciplinare, nella sua qualità di teorico e animatore novecentista, di romanzo, teatro, cinema, pittura, architettura, costume, nonché delle più varie «pratiche basse», o ai probabili effetti di un libro come il marinettiano «8 anime in una bomba. Romanzo esplosivo», stampato dalle edizióni futuriste di «Poesia» e presente nella galleria bolognese. «Abbiamo esposto i libri dotati di un'evidenza visiva e figurativa capace di stimolare il visitatore della mostra — dichiara Guido Guglielmi, che ha diretto, assieme a Ezio Raimondi, la sezióne letteratura e spettacolo —. Tale esigenza ci ha indotti, per fare un esempio, a preferire alla prima edizione de "La vita intensa" e "La vita operosa" di Bontempelli l'edizione Mondadori del 1923. che adotta in copertina una grafica Liberty. Sono presenti anche esemplari di un buon numero di riviste: da "La ronda letteraria"a. "Valoriplastici", da "Il selvaggio" a "Bifur" alla futurista "Dinamo ". Per "Delirama" di Bruno Barilli. abbiamo trovato una correzione di bozze del 1924 di mano di Cecchi e l'abbiamo esposta». Lavori a stampa e manoscritti compaiono anclie nella sezione spettacolo: tra gli altri, il copione autografo di Dario Nicodemi per «L'alba, il giorno, la notte». Interpellato sul modello di indagine adottato nei confronti dei materiali della sezione letteraria. Guglielmi aggiunge: «Il problema della letteratura del decennio si poneva nei. termini della Volontà di un rapporto con la tradizione, in opposizione alla precedente avanguardia, che ne teorizzava il.ripudio. Ci troviamo di fronte ad una letteratura tendenzialmente, ma non necessariamente, restaurativa. L'idea è stata allora quella di esaminare i miti del 900 interiormente alla letteratura degli Anni Venti, nella quale si individuano due linee fortemente contrastanti: la linea del classicismo rondista e post-rondista e la linea di Savinio che, pur nella ripresa di miti della tradizione metafisica (in parte attraverso la mediazione surrealista), non è affatto complementare alla prima. Nell'area dei miti del 900. al movimento rondista appare piuttosto affine il gruppo de "Il selvaggio", che rappresenta il versante più populistico della tradizione, nonché quello più fortemente compromesso con il regime. ' «Ma un aspetto del problema deve essere messo in particolare evidenza. Benché negli Anni Venti il "richiamo all'ordine" sia molto imperioso, determinando, come ogni "richiamo all'ordine", l'emergenza di forme restaurative e un corrispondente arresto del processo conoscitivo, sarebbe profondamente sbagliato identificare fenomeni sociali complessi come una-tendenza culturale con una particolare forma-stato: nel caso specifico, quella fascista. In fondo, l'idea informatrice della ricerca è stata proprio la volontà di contrastare un simile equivoco». Roberto Nepoti Tozzi. «L'apparizione» (1929) Sironi. «Il pastore» (1930)

Luoghi citati: Bologna, Emiliaromagna, Ferrara