II muro di Berlino nel segno di Kafka
II muro di Berlino nel segno di Kafka Schàdlich, tedesco dell'Est II muro di Berlino nel segno di Kafka Hans Joachim Schàdlich TENTATIVI DI AVVICINAMENTO Einaudi, Torino 216 pagine, 5000 lire I 15 un nome nuovo, per X-rf noi Un nome che, tradotto alla lettera, significa «dannoso». Ma l'au- ' tore ha rischiato per anni di essere dannoso solo a se stesso. Nato nel 1935, residente nella Germania . orientale, Schàdlich ha scritto i racconti e le parabole ora raccolti in questo volume einaudiano in un decorso d'anni che va dal 1969 al 1977. Ogni Paese di questo mondo poteva essere ben contento di avere uno scrittore nuovo della sua qualità. Ma per il Paese in cui Schàdlich viveva un autore simile non doveva avere nemmeno il diritto di farsi ascoltare. «Dannoso», nel vero senso della parola, come il cognome così anche il personaggio letterario: così venne giudicato per anni dalla Rdt. Finché, fattosi pubblicare in Occidente (Amburgo) nel 1977, premiato in Austria su- . bito dopo, Schàdlich ha ottenuto di potersi trasferire a Ovest, prima ad Amburgo poi a Berlino. E oggi è uno dei tanti scrittori esiliati dalla loro terra d'origine e non ben radicati in una terra d'acquisizione di cui sentono pur sempre i diversi ma poco meno gravi difetti D'altra parte, se un regime sceglie la strada dell'integralismo dittatoriale, è chiaro che uno scrittore come Schàdlich dev'essere messo a tacere. Guardate ad esempio con che fredda precisione t'inchioda, nel primo racconto, il personaggio del «pezzo grosso» politico, che simula un costante contatto con le masse popolari, mentre dalle masse è più lontano di un antico aristocratico o di un dittatore moderno. Oppure la crudeltà senza commenti con cui viene riferita l'indagine di polizia che conduce alla scoperta di certi ragazzi che, du^ rame una gita a Praga, si sono lasciati intervistare in loco, dicendo cose poco gradite al loro governo: girati di spalle,* erano irriconoscibili, ma l'analisi della loro voce ha fatto risalire fino ai «colpevoli». O il poeta libero, non integrato, che dopo la visita della polizia, dopo cauti e cortesi interrogatori, finisce per ridursi come il governo lo desidera. O il senso di soffocazione che spinge anche piccola gente, operai, a voler passare il confine a tutti i costi, magari a patto di tornare al più presto in patria; il senso di disperazione che fa precipitare ,una ragazza nello squallore dell'asocialità più zingaresca e pc» nel suicidio. O il muro di Berlino, descritto con allusività surreale senza far nomi, ma trasmettendo tutta l'oppressione che emana da quel tetro monumento. - E' «dannoso» solo alla sua ex comunità nazionale, questo Sdiadlich? Se così fosse, sarebbe un propagandista e non c'interesserebbe. Invece Schàdlich è «dannoso» a chiunque, nel passato o nel presente, ricalchi quel modello d'intolleranza, di miope coercizione, di sfiducia nella libertà dell'uomo. Ottimo scrittore storico, il suo raggio visuale è molto ampio, il che toglie alla sua denuncia ogni ristrettezza ideològica. "Così sentiamo, in queste pagine, la tagliente persecuzione che cala sull'umanista cinquecentesco Frischlin, colpevole di aver criticato la nobiltà, e che si risolve nella morte durante la fuga di quest'ultimo; vediamo sfigurarsi davanti ai nostri occhi l'immagine idillica di una Berlino ottocentesca quando la polizia arresta un intellettuale che disegnava i palazzi di un viale per puro gusto estetico; assistiamo alrimbestiamento collettivo di una comunità di operai che non può sottrarsi a una manifestazione quasi di culto al- " l'indirizzo di un padrone-diodespota. Il segno di Schàdlich è sintetico, a volte fin troppo cifrato e con vezzi di oscurità non sempre efficaci. Spesso è anche opaco, decisamente fiacco, con troppo chiari ricordi di Kafka. Ma quando la azzecca la sua pagina brilla, scoppietta, ti aggredisce. Così in certe «cronache» tra fedelissime e inventate, dove riemerge, con la contegnosa malizia di un dagherrotipo, miracolosamente in movimento e a colori, tutto il vecchio mondo zarista e guglielmino andato a carte quarantotto, con la sua stoltezza e ingiustizia ma anche con la sua indubbia civiltà, nel fatidico anno 1914 ltalo A. Cniusano
Persone citate: Einaudi, Kafka, Kafka Hans Joachim
Luoghi citati: Amburgo, Austria, Berlino, Germania, Praga, Torino
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