Luzi: riscopriamo Viani di Renato Minore
Luzi: riscopriamo Viani r Convegno sullo scrittore toscano e la ristampa di «Parigi» Luzi: riscopriamo Viani ROMA — Mario Luzi si accalora: «Sapete perché Viani è uno scrittore illeggibile? Perché è del tutto introvabile; i suoi libri sono rarità bibliografiche, nessuno pensa sistematicamente a ripubblicarlo.Così di lui circola un'immagine falsa; c'è la falsa idea di un'arte dialettale di cui Viani sarebbe il portavoce». Accanto a Luzi, Vittorio Grotti annuisce con visibile soddisfazione. E' il segretario e il factotum della «Fondazione Lorenzo Viani» che da qualche anno cerca di rilanciare il pittore e lo scrittore versigliese nato nel 1882 e morto nel 1936: il convegno di Viareggio è stato organizzato proprio dalla Fondazione che occupa (per strana coincidenza) i terreni dell'ex tenuta borbonica dove il padre di Viani lavorava come custode da contadino che era. L'esperienza adolescenziale a contatto con il paesaggio, la terra e le dure condizioni di vita in una zona già minacciata dalla, miseria è dal precariato, fu essenziale per il futuro scrittore. Di qui derivò la sua rabbia sociale che dapprima fu anarchica e poi (ahinoi!) si stemperò fino all'ossequio al regime fascista. Ecco: forse un'affrettata lettura «ideologica» del caso Viani lo ha fatto in gran fretta archiviare nella nostra letteratura? Può darsi. Su questa scia, si muove Carlo Ludovico Ragghianti il quale recita il meo culpa: da antifascista ha visto in Viani un vero e proprio apostata. «Ero molto reattivo vèrso di lui e ciò mi impediva di capirne la sua arte». Su quest'arte, a Viareggio, hanno parlato in molti. Di Luzi in parte abbiamo già detto: il poeta ha sgombrato il campo da certi equivoci? non facciamo di Viani «il sovrano di un regno a parte», non limitiamolo alla rappresentazione «di una realtà toscana diminuita». Guardiamo con attenzione il suo espressionismo che «è statico», secondo il giudizio di Piero Bigongiari. Si può vedere lo scrittore e si può vedere il pittore in gue- sto luce: in entrambi, ha continuato Bigongiari, «il grido di rivolta è fermo nel tono sonoro della sua plasticità, l'immagine muove alla monumentalità». Ma lo scrittore merita, forse, uh discorso a parte, se non altro perché proprio in questi giorni esce nei tascabili Mondadori una nuova edizione di Parigi, il romanzo che Viani pubblicò una prima volta nel 1925 e che, da allora, era praticamente introvabile.'E' la storia di una grossa delusione, Parigi viene vista come l'altra faccia della luna, come il luogo per eccellenza della emarginazione sociale e culturale. Il suo emblema è la Ruche, il villaggio-alveare che ospita artisti di ogni parte del mondo. «Parigi — ha detto il Pitteri, uno studioso attento soprattutto ai problemi bibliografici di Viani — appare come una grande, opulenta lordura, dove si muove uno strabiliante popolo di straccioni e di infermi». Gli ha fatto eco Marcello Ciccuto che ha scritto la bella introduzione al volume mondadoriano: Viani mira all'apertura totalizzante, alla registrazione dell evento, alla intensità emotiva In altre parole «esibisce la riduzione del mondo all'esperienza interiore. Si può cosi avvalorare una certa moder- %lLJ!0JarittorZ che nonè soltanto un fatto di ricerca linguistica: si pensi al grandissirnolavoro che sulla lingua nei suoi incastri dialettali, Viani sperimene una perseveranza davvero to^re nalità in cui (la tesi è del giovani™tico Greco) «il rifiutato dalla culturali arroS un gesto orgoglioso di fondatore^ un suo sistema culturale e si riscatta? Parigi è proprio questo: una lettura af- fannata, tesa, con punte di vera e prooria tZlni™0™ ™irica> *# codici Se mentali con cui, in una metropoUildi nersn-xi «mn»^ - ...... . y^uu, u ai- versosi presenta evive quotidlanamen~ie la sua fatica di esistere. Renato Minore
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