Il Circolo Pickwick dell'arte

Il Circolo Pickwick dell'arte L'ottavo volume della «Storia» einaudiana nel Centro Italia Il Circolo Pickwick dell'arte SAN GIMIGNANO —Sono Città di Cristallo. Se ne stanno appese ai colli sprofondate nelle valli, adagiate al mare, attaccate alla roccia, un po'in tutta Italia. Alcune si avvolgono in forti profumi di zafferano, di papavero, altre di rose canine e di oleandri Queste Città di Cristallo sono immobili strette fra le sopravvissute campagne e le aggressive metropoli industriali Immagini di tante storie di guerra e di poca pace, commerci e arti ricchezza e povertà. Ma soprattutto di ricordo. Perché la loro vita attiva, adulta, ha subito una frattura brusca. Si sono fermate nel tempo senza conoscere altre età, a loro e a noi più moderne. Sono rimaste, le Città di Cristallo, come in maschera a ripetere, per lo spettatore, il tempo che era. E subendo, di tanto in tanto, per cause naturali e drammatiche o più banali e contingenti, maquillages più o meno studiati perché la loro bellezza ormai muta non sfiorisse. Queste Città di Cristallo non si chiamano però come nelle «Città invisibili» di Calvino: Cloe e Isauro, Zaira e Perinzia, ma San Gimignano e Bevagna, Galati Mamertino e Venzone, Monterotondo e Montagnana. E gli storici dell'arte e gli urbanisti non le chiamano Città di Cristallo ma centri minori Per vederle bisognerebbe mettersi in viaggio, avere una guida per rintracciarle e viaggiare l'Italia. E' accaduto in questi giorni dal 22 al 24 maggio, su iniziativa della Einaudi per festeggiare l'ottavo volume della «Storia dell'arte italiana», coordinata da Giulio Bollati e Paolo Fossati dedicato ad una serie di inchieste sui centri minori, curata da Federico Zèri Con l'aiuto di Enrico Guidoni. Come il signor Pickwick che insieme al signor Snodgrass, Tupman e Winkle giravano l'Inghilterra in viaggio di istruzione, annotando sul capace taccuino le cose notevoli trovate per strada, così Giulio Einaudi sostituendo alla carrozza a cavalli un modernissimo e confortevole «bus», ha imbarcato molti seri studiosi d'arte e d'urbanistica e letterati fra i quali Duby e Castelnuovo, Ginzburg e Zeri, Leroy Ladurie e Pomian, Peusch e Previtali Contini e Rugafiori Voleva condurli a constatare e discutere, scegliendo come centri campione San Gimignano.Montefalco, Monterotondo, tesi e proposte, avanzate dall'equipe di studiosi autori delle inchieste, sulla situazione di questi centri minori, cittadine dall'illustre passato da gran tempo relegate a ruolo avvilente di cartolina illustrata. Per dimostrare come questa Storia dell'arte voglia essere diversa, tutta concreta, non solo per gli addetti ai lavori, ma organismo vivo che intreccia nella sua metodologia innovativa l'urbanistica alla architettura alla antropologia: una guida che vede l'opera d'arte strettamente collegata all'ambiente e alle sue vicende politiche, economiche e sociali Ogni città si fa così tappa e movimento di un viaggio che se è condotto su di un binario dell'urbanistica e della storia dell'arte entra di diritto nella Storia d'Italia: San Gimignano, un comune tra due culture egemoni (il suo essere fra Trecento e Quattrocento sottomessa all'egemonia politico culturale senese prima, fiorentina poi); Montefalco: città, territorio, ordini religiosi (il potere della Chiesa attraverso gli ordini agostiniani e francescani ne determina lo sviluppo e il destino); Monterotondo; satellite nel sistema feudale pontificio (i problemi di una piccola città, «cintura» da sempre alla grande Roma urbana). Le varietà urbane, che fanno poi l'immagine di questa Italia, sarebbero potute continuare, solo il «bus» dello struzzo einaudiano avesse puntato il cofano verso il Veneto o la Sicilia. Ma il campione preso in esame era di per sé sufficiente a provocare riflessioni e discussione. Al tavolo della presidenza, nella sala della Pinacoteca di San Gimignano, Federico Zeri insieme a Einaudi Enrico Castelnuovo, Claudio Meli Enrico Guidoni Giovanni Previtali hanno presentato l'ottavo volume ponendo in evidenza una serie di interrogativi sulla funzione di questi centri minori; questi villaggi intermedi stretti fra una condizione di selvaggio degrado e una problematica conservazione. Quali sono gli strumenti per conoscerne la storia, quali i mezzi e i modi per farli sviluppare al di là di una loro condizione di immobilismo, «di immagine cristallizzata, dove non si specchia più nessuno* (Fossati), passiva richiesta del turista odierno che finisce con l'imporre quell'immagine che si aspetta di trovare? Zeri ha sottolineato i pericoli a cui si va incontro accettando e sottovalutando un continuo degrado, la disattenzione ancora dovuta alla discriminazione crociana di «poesia e non poesia», il disinteresse per le arti minori ed effimere, siano esse i quartieri situati in prossimità di illustri monumenti o località non nobilitate da testi figurativi di grande spicco; i guai provocati dalle Sovraintendenze locali il bisogno di ampliare il concètto di opera d'arte, che siano mobili, forme di pane o strumenti agricoli l'assoluta necessità a non confermarsi «un paese frammentario». Emiliani gli ha riconosciuto queste necessità ma ha spiegato le enormi difficoltà che le Amministrazioni locali incontrano di fronte alla volontà di restauro. Che non si risolva in un intervento puramen te tecnico. Castelnuovo ha sottolineato come i molteplici desideri che oggi concorrono a determinare un reale interesse per i centri storici minori siano dovuti ad una nostalgia a più piani: il ricordo, oggi più prepotente, verso una città che aderisca in maniera più sicura e naturale al terreno, un desiderio di ecologia culturale, l'interesse per la storia e la conoscenza delle proprie radici Si avverte dunque come il problema dei centri minori, con l'assenza di una vita continuativa, con lo squilibrio sofferto dalla mancanza di un «regolare» sviluppo, con l'impatto di problemi quali il turismo selvaggio e l'industrializzazione arruffona, sia drammatico. Ma problematico rimane lo scóntro ' delle istituzioni locali, fra le esigenze degli Enti del Turismo che tendono a modificare l'immagine della piccola città per l'utente turista e quelle più conservative delle Sovraintendenze locali in nome di una astratta intoccabilità storica. Sonò i rapporti fra le varie istituzioni locali dunque ad essere in crisi Perché hanno culture ed esigenze diverse. Non collimano le loro realtà quotidiane, le loro" esigenze: basta una pompa di benzina di fronte ad un Bene Storico per metterle in crisi Per questi motivi l'ottavo volume della «Storia dell'Arte» con il suo modo di indicare strumenti concreti operativi costituisce una proposta per formulare una mappa di intervento utile ad accostarci forse, ad una cultura vivificante, che ci è comune. • n. ò. >