Balthus l'amore è sonnambulo

Balthus l'amore è sonnambulo Alla Biennale di Venezia un'importante mostra (29 dipinti) dell'artista francese Balthus l'amore è sonnambulo Personaggi pietrificati per un istante, figure sfingi, luoghi metafisici nel cammino di un pittore che è diventato «il paesaggio di se stesso» - La soUtuaine delle sue bambine-adolescenti , / VENEZIA - Nell'ambito della Biennale, si apre dal 1° giugno nella Scuola Grande di S. Giovanni Evangelista una mostra di Balthus con 29 dipinti dal 1947 a oggi, curata da Jean Leymarie. L'artista francese, oggi settantaduenne, vive da sempre in una dimensione schiva e isolata: come rifiuta l'appartenenza a qualsiasi gruppo, cosi espone molto raramente, e le sue opere, qui provenienti per lo più da musei europei e americani, sono difficili non solo da vedersi ma anche da reperirsi: questa sua prima grande mostra veneziana segue infatti a buona distanza quella al Museo Cantini di Marsiglia del 1973: Come i maestri antichi egli è famoso con il suo solo nome, anzi il diminutivo di esso, da Balthazar Klossowski de Rola; nato ed educato a Pari-. gì da una famiglia di intellettuali di antica origine polacca (il padre, storico dell'arte, è autore di una fondamentale monografia su Daumier, il fratello maggiore Pierre è il noto scrittore) legata agli artisti e ai poeti del periodo come Gide, Bonnard e Rilke. Dopo aver soggiornato a lungo tra Parigi e Ginevra, dal 1961 è direttore dell'Accademia di Francia a Roma, carica che ha tenuto per quindici anni Nelle sue prime opere è evidente l'influenza di Bonnard e di Vuillard; dopo il suo primo soggiorno in Italia, intorno al 1925, a Firenze e specialmente ad Arezzo, è Piero della Francesca il modello «sublime» della sua pittura, e dal quale, unitamente a Seuvat, deriverà quel potere di fissazione magica che, come ha notato Camus, ci dà l'impressione «di contemplare attraverso un vetro personaggi che una sorta di incantesimo ha pietrificato, non per sempre ma per una frazione di secondo, dopo di che il movimentò riprenderà». Ma è stata la cultura surréalisante della Parigi degli Anni Trenta l'elemento catalizzatore della poetica di Balthus, con ramicizia di Artaud, di Giacometti e di Bataille Suoi disegni appaiono sulla rivista «Minotaure» nel 1935; nel 1934 aveva avuto luogo la sua prima mostra a Parigi, alla galleria Pierre, uno dei centri d'irradiazione della grande pittura surrealista. Nella serie di articoli scritti per lui da Artaud sulla «Nouvelle Revue Francaise», lo scrittore annota del giovane pittore i caratteri essenziali: un realismo unito ad una scienza pittorica della forma e della luce, la creazione di figure-sfingi, ed un mestiere davidiano. Sui famosi ritratti fatti negli Anni Trenta da Balthus a Derain ed a Mirò, e nei quali il pittore sembra ritornare all'origine magica della ritrattistica, Artaud sottilmente scrive come «in ciascuno di essi vi è un principio di sintesi che li apparenta all'antica calligrafia cinese ed a talune tavole dei primitivi» Un carattere costante delle sue figure è la semplificazio¬ ne sapiente dei volumi, che appaiono come delle costruzioni solide e geometriche in diretto rapporto con l'architettura o lo spazio dell'ambiente, quasi a misurarsi con esse in un significato assoluto. Questa esatta misura spaziale ed il suo gusto per il teatro lo porteranno anche ad aUestimenti scenici di molte opere teatrali. Nella serie dei bellissimi quadri con paesaggi di montagna (dell'Oberland bernese e deU'Engadina, ove ha trascorso in gioventù parecchi anni) con figure, avviene questa misteriosa fusione, in una luce immobile, fredda, di tipo metafisico, che rende la visione straniarne e sublime. Come dice Leymarie, in questi paesaggi Balthus «ha tentato l'avvicinamento diretto della montagna, della sua limpidezza cristallina e della sua massa globale, senza l'in termediano del mezzo atmosferico, così come l'aveva perce- pira ai tempi della sua infanzia». Il mondo dell'infanzia, e nel suo passaggio all'adolescenza, è oggetto precipuo della poetica di Balthus: egli aveva anche iniziato a redigere uno studio sui libri per l'infanzia dell'ultimo secolo, dalle immagini di Epinal all'Alice di Carroll, ai racconti di Hoffmann Sono questi i luoghi, metafisici, ove si muovono, quasi in modi sonnambuleschi, le giovanissime protagoniste dei suoi quadri più famosi, poste dall'artista in pose assorte, isolate, cariche di seduzione, colte a mezzo delle loro azioni — la lettura, l'assopimento, il gioco delle carte, l'affacciarsi alla finestra, la toilette mattutina — in interni dilatati nella penombra, ed il cui spazio senza tempo è quello onirico. L'occupazione precipua di queste fanciulle è la lettura, o l'abbandono — all'immaginario — dopo di essa, dopo la sua concentrazione magica, del resto leggere è durante l'infanzia una tra le maggiori occupazioni, uno dei mezzi, attraverso le poesie e i racconti (di Carroll, di Hoffmann) di ritrovare il tempo del mito, di fuggire il quotidiano, perpetuando il meraviglioso. Per Carluccio, che è tra i critici italiani quello che più si è occupato di Balthus, la sua pittura rivela autobiograficamente come egli sia un «deraciné», uno spaesato»: il bisogno di concentrazione in una posa o su un oggetto è in relazione ai suoi frequenti viaggi e ttasferimenti avvenuti nella sua infanzia, che «hanno approfondito il senso di distacco da ogni appiglio con un ambiente naturale, hanno sospinto l'artista verso le stanze interne, sollecitandolo a diventare, insieme con il cerchio breve delle sue esperienze, il paesaggio di se stesso». Ma l'incomunicabilità sovrana, la solitudine misteriosa e assente delle sue bambine-adolescenti cariche di pulsioni, sono la figura stessa della seduzione, quale potenza femminile. I dispositivi della seduzione passano in Balthus attraverso segni furtivi, ambigui, sottintesi, che non hanno nulla a che vedere con i segni aperti della comunicazione : è l'indecifrabile di un gesto, di una posa, di uno sguardo che opera, con strategia sottile, sul desiderio come una potenza distruggitrice. II tema della seduzione, quale potenza femminile dominante, è oggi argomento di uno degli ultimi saggi di Baudrillard: e quale altro pittore, dopo il grandissimo Fussli, ha saputo coglierne la «strategia dell'apparenza femminile», il gioco della sfida mortale, se non Balthus? Entro il recupero del repertorio storico della pittura, da Piero della Francesca e Carpaccio a Seurat e Ingres, a Vallotton e Derain, Balthus coglie, nella sua immagine femminile (regressa all'infanzia come a condizione primeva) l'immagine stessa della seduzione, disincarnata, rituale, non dichiarata, «forma, potenza, sovranità del femminile» come dichiara Baudrillard, e ancora, «non scambio, ma sfida. In essa non può aversi equilibrio dei rapporti di scambio, quell'equilibrio che, a livello sessuale, è difficile ma pur sempre possibile. Ecco perché la sola privazione veramente mortale è quella della seduzione. Essere morti, è non poter più sedurre o essere sedotti». Mirella Bandini Balthus, «Primo mattino» (1954) Balthus, «Fanciulla alla toeletta» (1950)