Un'onorevole gita con la geisha di Francesco Rosso

Un'onorevole gita con la geisha // Giappone degli Anni Venti nel romanzo riscoperto di Thomas Raucat Un'onorevole gita con la geisha Thomas Raucat L'ONOREVOLE GITA IN CAMPAGNA Einaudi, Torino; 188 pagine, 4500 lire. DA quali anfratti di ricerche sia tornato alla luce questo delizioso racconto che in Francia ehbe una sola edizione nel 1924, non saprei dire; è stato comunque un recupero felice, che avrà sicuramente successo di lettori per quel tanto, o molto di interesse che sta diffondendosi per tutto ciò che riguarda l'Estremo Oriente ed il Giappone in particolare. Forse è stato il successo di Shogun, il poderoso romanzo-saga di Clavell (circa mille pagine di carattere fittissimo) a far riemergere dall'oblio il fresco racconto del francese Raucat, diplomatico di carriera che, oltre a curare le relazioni non sempre facjli del Quay d'Orsay con Cina e Giappone in momenti turbinosi, trovava il tempo di scrutare nel mondo piccolo della gente comune. E breve romanzo non ha quasi vicenda, tutto si svolge sulla direttrice Tokyo-Enoshima dove uno straniero vorrebbe guidare una fanciulla del popolo per un incontro erotico. Notata la ragazza ad un'esposizione mondiale di Tokyo; l'ha invitata ad una gita sull'isola di Enoshima, celebre per l'amenità dei suoi panorami. La ragazza accetta l'invito, ma sopraggiungono incredibili complicazioni che daranno alla gita in campagna un ritmo ben diverso da quello sperato dal mandrillesco svizzero, ed anche dalla ragazza che ha accettato di raggiungerlo nell'albergo designato. il guastafeste è un giapponese, industriale, conoscente dello svizzero, il quale reputa poco conveniente che l'onorevole straniero si contamini con ragazze del popolo, e complica le cose al punto da creare pasticci inestricabili paradossali e divertenti. Ogni personaggio racconta in prima persona, come pagine di diario, una frazione della gita, dei preparativi, delle complicazioni che sopravvengono, e la narrazione assume quasi sempre il ritmo di un balletto giocoso, con descrizioni rapide e succose di personaggi e situazioni. L'autore non è scrittore di professione, anzi.^i può dire che questo breve romanzo sia la sua unica opera, perché ul¬ teriori tentativi non ebbero successo, però ebbe un momento particolarmente felice quando stése quest'operina, soprattutto per la gioiosa freschezza con cui sono presentati i vari personaggi, l'ironia talora lieve, talora piuttosto greve, con cui tornisce il carattere dei giapponesi degli Anni Venti la loro cerimoniosità proverbiale, la capacità di affrontare situazioni incresciose sempre sorridendo, con molti denti d'oro in mostra i più ricchi, con molti denti guasti i più poveri. Giocando su questi temi quasi inconsistenti, l'autore offre un vivido quadro di un Giappone ormai remotissimo,,almeno in apparenza. La folla minuta, pacifica, sorridente, alacre che popola queste pagine dà la sensazione di una arcadia orientale priva di complessi sessuali, dove la nudità è stato di grazia e non desta eccitazioni. La narrazione, che si articola nel volgere di poche ore, da un sabato sera ad una domenica sera, offre però spunti di meditazione a chi non vuole fermarsi alla piacevole, levigata superficie. Da quella folla anonima, paziente fino alla rassegnazione, usciranno i moderni samurai cioè i kamikaze. E se i primi facevano harakiri per un sorriso storto del loro superiore, i secondi andavano a morte volontaria nel nome del Tenno, l'imperatore-dio. Ed i richiami al Tenno, al suo volere imperioso, si affacciano quasi ad ogni pagina nella breve storia di questa partiede campagne giapponese, una scampagnata convulsa, però tutta dà ridere, almeno f ino all'ultima pagina, quando ai giochi dei bagni in comune, delle gheishe protagoniste di una serata incredibile, la giovane fanciulla che avrebbe dovuto rallegrare la notte del libertino straniero, e lei trovava ciò normalissimo, anziché riprendere il treno per Tokyo, dopo un'ora d'amore con un giovane sconosciuto sulla spiaggia, si abbandona ad un bagno mortale gettandosi dà una rupe. Conclusione inaspettata, tragica ed illogica in apparenza, che diventa plausibile per la finezza narrativa dell'autore il quale sa ricorrere magistralmente ai toni delle stampe erotiche di Utamaro per creare l'atmosfera rarefatta di un Giappone un po' idealizzato, atmosfera che Graziella Cillario ha travasato con delicata misura nella sua traduzione impeccabUe- Francesco Rosso

Persone citate: Clavell, Graziella Cillario, Thomas Raucat