Nello specchio degli amori
Nello specchio degli amori Il mondo filisteo di Martin Walser Nello specchio degli amori Martin Walser- UN CAVALLO IN FUGA Garzanti, Milano 134 pagine, 5000 lire DI Martin Walser (attenti a non confondere con l'ormai classico autore svizzero Robert Walser!) gli italiani conoscono tre grossi romanzi (ì^trimoni a Philippsburg. Dopo l'intervallo, L'unicorno; e un. testo teatrale (La. scappatella/ Sanno . che è autore assai critico verso il modo di vita e i «valori» della società tedesco-occidentale, con un accumularsi di rifiuto tale da fargli scegliere, anni fa* quella minuscola chiesuola che è il partito comunista della Germania di Bonn. Ideologia a parte, Walser è un autore ultraborghese, con tutte le ipersensibilità e le' tare della borghesia intellettuale. Ha fiuto da. vendere per tutti i risvolti anche riposti, della psiche umana, specie delle classi medie e medio-alte; non si lascia ingannare né da maschere né dà slogan né da finte sincerità, ma vede a fondo tutta la miseria che si nasconde sotto le nostre azioni la stanca sensualità e il marcio intellettualismo di riporto che infarcisce quei pupazzi umani che vediamo formicolare tra grattacieli supermercati bungalow arredati dallo stylist di moda. Cronista e giùdice diuna realtà noiosa e repellente, spesso lo stesso Martin Walser non ha saputo evitare di.apparirci repellente e noioso, ripètendo a modo suo — ma senza il sigillo della loro terribilità — lezioni apprese in casa di Strindberg, di Joyce, di Kafka, magari di Peter Weiss. Ora, superata la soglia dei cinquantanni, ci sembra che Walser abbia dato il meglio di se stesso. Un cavallo in fuga punta ancora il mirino sulla borghesia filistea della Germania Ovest, in particolare sulla vita e «moralità» della coppia coniugale, ma il risultato è diverso che nei romanzi precedenti Intanto, stavolta Walser sa essere breve e conciso, che dovrebbe essere la prima regola per chiunque non si senta imporre la grande dimensione aunasoracesia irrefrenabilmente grande dal di dentro. E poi Walser in quest'occasione sa essere nitido fino all'intrepidezza, non rifugiandosi mai in quelle nebbiosità criptografiche da cui ormai nessuno dovrebbe più lasciarsi incantare. Due coppie, in questo lungo racconto o breve romanzo. Helmut, insegnante ormai maturo e psichicamente «seduto», e la sua non meno posata moglie Sabine. Passano le vacanze estive sul lago di Costanza: una località dove abita l'autore, che sa renderla con bella visività atmosferica. A Helmut e Sabine vengono a far fronte Klaus, ex compagno di scuola di Helmut, ma infinitamente più giovanile, meglio conservato, più sportivo e dongiovannesco; e la moglie di Klaus, una bèlla ragazzina sexy di nome Helene. Voi avete già capito, magari ricordando le Affinità elettive di Goethe: coppie specularmente di fronte, tendenza alle attrazioni incrociate. E avete ragione. Ma l'autore lo sa che ci sareste arrivati subito, e Goethe credo che lo abbia letto anche lui Perciò, diagnosi confermata, ma esecuzione al rallentatore, in sordina, con molte più cose fatte indovinare che non dette. E l'ingrediente certo non goethiano del grottesco, il delitto che sembra esplodere con truculenza da grand-guignol, e poi invece la sorpresa mortificante, la situazione ribaltata quasi nel buffo: non più tragedia, ma vergogna, come si conviene a gente piccola, piccolissima, impersonale, fatta di stereotipi e di frasi fatte. Alla fine, se vogliamo, anche un tantvnello di catarsi: per noi lettori, se non per i protagonisti Una certa voglia, ovogliuzza, di essere diversi da questo archetipo coniugal-borghese; e insieme il ricordo di questi quattro personaggi moralmente abbastanza pietosi anche chi si presenta come un mezzo eroe, ma artisticamente vivi, rilevati, come se, in una certa misura, un poco eroi lo fossero davvero. Italo A. Chiosano
Luoghi citati: Bonn, Germania, Germania Ovest, Milano
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