Non innamoratevi del guru

Non innamoratevi del guru Il nuovo misticismo italiano: un po' di Oriente, un po' di California Non innamoratevi del guru DURANTE un recente viaggio a San Francisco, ho chiesto a Jacob Needleman a che punto di cottura fosse il «risveglio» della gioventù in California, greppia «storica» di tutte le avanguardie di ricerca spirituale annodate all'Oriente. U mio interlocutore, professore di filosofia alla State University di San Francisco, e uno dei più attenti studiosi del neomisticismo (The New Religions, On the Way to Self-Knowledge, Speaking of My Life, e in italiano Uomo, cosmo e microcosmo, Ubaldini '75), mi ha risposto con una ricetta e un pronostico. La prima appartiene a un rinomato manuale di pasticceria indiana edito da Shambhala. Gli ingredienti: 3-4 banane, burro, farina di riso, mandorle e noci sgusciate, uva sultanina, zucchero di canna, cinnamomo, cardamomo e semi di papavero. Sbucciare le banane e friggerle appena in un riccio di burro. A parte, soffriggere il resto. Deprimere al centro le banane e farcirle Rivoltarle nella farina di riso e friggerle scialando il burro. Servire che scottino. I pesci-banana Dietro la ricetta, balena l'archetipo in forma di fiaba, dall'epopea del Ramayana: Indra dette al padre di Rama tre magiche polpette di riso destinate alle sue tre mogliperche procreassero un rampollo divino. Le regine non le toccarono e un uccello di passaggio, carpitane una, la depositò nel fitto del bosco. La raccolse una scimmia di passaggio che, mangiatala, generò uno scimmiotto, Hanuman, il futuro luogotenente di Rama. H compleanno di Hanuman nella notte di plenilunio del mese Chaitra (marzo-aprile), è celebrato con lauti banchetti a base di frittelle di riso e banane. Nella primavera dell'80. dimenticate le tragiche simbologie del Piatto di maiale con banane verdi di SchwarzBarth, e quelle altrettanto funebri dei pesci-banana nel racconto di Salinger, le frittelle dolcissime anticipano le delizie del parto divino che per i neomistici califor. niani rappresenta l'acme della rigenerazione interiore, già descritta nei fSermoni di Meister Eckhart come l'auto-cpncepimento del «fanciullo» divino e nei trattati alchemici taoisti come la crescita dell'aureo embrione nel «doppio» del ventre. D'altronde, l'apprendistato sciamanico di Carlos nell'opera di Castaneda non rappresenta forse il modello ambiguo e perentorio dell'itinerario mistico post-marcusiano dei ventenni odierni? Ci sono fra loro apocalittici, virtualmente andròginici. disintegrati eppure inclini ad aggregarsi in combinazioni emotivamente nuove, e a celebrare riti dispersi: la reclusione volontaria im grotte, la pratica dell' «attenzione» ai tropismi mentali, il pasto purificato e sobrio, gli indumenti dai colori simbolici, zafferano, viola, bianco abbagliante, non banali letture, Rajneesh, Gurdjìeff. Ramana Maharshi accanto a Castaneda e agli autori della vena neosciamanica, in un disegno di vita estetica più laotziano che confuciana Questi ed altri aspetti inducevano Christopher Lasch (in The Culture of Narcissism, Warner Books) a interpretare il fenomeno del «risveglio» come una forma patologica di narcisismo che avrebbe colpito là cultura «giovane» americana. Il sospetto è fondato. Narciso che «si» guarda e innamora è l'archetipo di ogni contemplazione che identifichi l'osservatore all'osservato, con resito dell'annientamento o del risveglio al mistero dell'identità. Che il mito di Narciso camuffato da avventura esoterica abbia catturato l'immaginazione giovanile è divenuto palese anche in Italia negli ambienti della controcultura e della nuova sinistra. Inchiesta in Italia La risposta di Needleman conteneva anche un oroscopo: nel computo cinese il 1980 è l'anno della Scimmia, la più mercuriale e magnetica delle creature. «/ nuovi mistici assomigliano appunto a delle piccole scimmie; mimano frenetici le strategie dello yin-yang, un po' aggressivi, un po'mansueti, un po'aspri un po'soavi un po' perversi e un po', angeliciSenza saperlo, Scimmiottano Hanuman, scimmia divina». A pochi mesi dal quel colloquiò, mi trovo tra le mani l'inchiesta di un giovane tira i giovani neomistici italiani: l'Inchiesta sul nuovo misticismo, di Mauro Bergonzi, appena uscita da Laterza (222. pagine. 7000 lire). H tema si fa attuale anche per noi. Felicitas D. Goodman in Prognosis: A New Religion? osserva che «in società sotto stress si delinea una tenden- . za al proliferare di nuovi, culti». La Barre li definiva già dieci g-Tini fa i «culti della crisi», facili a insorgere in terreni sottoposti a rapida acculturazione e a improvvisi traumi sociali. Nessuna prognosi mi sembra più intonata a valutare il «risveglio» italiano dai Sessanta ad oggi, e la ricerca di Bergonzi lo conferma ampiamente. L'indagine su alcuni movimenti dell'area indiana (Rare Krishna, TM, Yoga vario. Rajneesh e amici di Kaushik) e d'ispirazione buddista (Istituto Lama TzongKhapa, gruppi di Norbu e di Rinzai e Soto Zen), seguita da una serie d'incontri con esponenti della miova sinistra variamente collegati al*l'«Oriexrte», * serrata teatina introduzione: Ritorno del sacro e incontro con l'O- ^ . riente, una radiografia <? ^ un'appendice: Rischi e problemi sollevati dalVincontjp Oriente-Otìcidente. Nel processo di ritribaliz-niTinrx* della società durante l'era elettronica secondo Me Luhan. Bastide giustamente definiva il nuovo sacro «selvaggio», Bergonzi, per delinare l'attuale bisogno del sacro adotta la prospettiva socio-psicologica. Per essa «il riemergere del ''rimosso" in campo religioso si presenta sotto il segno di una forte ambivalenza: da un lato, può essere una costruttiva ispirazione per il formarsi di nuove strutture significative della realtà, dall'altro, può sfociare in esiti distruttivi o mvolutivi, soprattutto laddove le nuove istanze entrano in conflitto con la cultura dominante». La nuova caratteristica dell'interesse per l'Oriente «si sposta dal livello puramente intellettuale... a quello pratico-esperienziale», mentre si manifesta sia « una crescente tendenza a collegare strettamente le tematiche orientali con la vita di tutti i giorni», sia «l'emersione di una forte tensione comunitaria... Il quadro sociologico delle persone interessate all'Oriente si è dilatato... coinvolgendo quasi tutte le classi sociali con prevalenza della piccola, media e alta borghesia, ma con una crescente partecipazione anche di certe frange del proletariato... Dal punto di vista linguistico, infine, i movimenti filo-orientali contemporanei tendono gradualmente a perdere i tratti teosofico-esoterici o mistico- cristiani di un tempo, per colorarsi di espressioni nuove, prevalentemente ispirate a certi settori della controcultura e della psicologia». La radiografia è persuasiva, ma la cura riservata all'analisi del presente fa risàltareil tonò sbrigativo con cui Bergonzi in una nota condensa schematicamente «le modalità specifiche attraverso cui avveniva l'incontro Oriente-Occidente nella prima metà del secolo». E' vero che l'obbiettivo dell'inchiesta è puntato sul qui-ora e che il ragguaglio bibliografico concerne gli ultimi dieci anni, ma sarebbe stato opportuno non depennare certi testi né sottacere iniziative editoriali e di ricerca che nei due decenni precedenti hanno inaugurato, spesso neU'indifferenza e ostilità generale, quel «risveglio» che oggi appunta su di sé le lenti socio-psico-filosofiche di tanti studiosi. Perché non dire che la «Rivista di ascetica e mistica» di Firenze fu la prima in anni ormai lontani a trattare della scuola vipassana, di cui peraltro Bergonzi è uno degli esperti? O che la prima traduzione dell'autobiografia di Chògyarn Trungpa Rinpoche, Nato in Tibet, fu stampata da una casa editrice cattolica torinese prima che il maestro diventasse celebre in America? n fermento odierno, gli spazi che nelle librerie i testi di orientalistica si sono a fatica guadagnati in Italia negli ultimi anni sono l'esito di una lenta infiltrazione da parte di pochi editori e pochissimi coraggiosi studiosi superando le diffidenze di quell'industria culturale che oggi si è arresa alla loro importanza. Prova ne è la stessa commissione dell'inchiesta di cui trattiamo e una , sorta d'impercettibile preoccupazione dell'autore circa la verificabilità del potere trasformativo delle dottrine e delle tecniche importate dall'Oriente. La domanda ricorrente nei colloqui riportati con maestri e discepoli è infatti: «La meditazione comporta o no il rischio di una fuga dalla realtà?» Consapevolmente o no, tutti gli interpellati adottano il gesto metafisico del rovesciamento, denunciando piuttosto come «fuga» gu «escapismi» caratteristici delle società affluenti, dai vacui piaceri alla dipendenza dai media elettronici e dai consumi superflui Attenti al plagio Emergono nei colloqui idee e atteggiamenti di giovani, e una sola donna tra essi, per ì quali l'esperienza «orientale» è stata in prevalenza uno scontro, una provocazione e una sfida. Pochi ne sono usciti psichicamente domati e spiritualmente consolati. Per i più è stata una battaglia, vissuta nel corpo e sofferta nell'anima. Taluni, come Gianni De Martino, mostrano di aver approfondito l'aspetto intellettuale della loro esperienza, tratteggiando un abbozzo di teoria critica della società che ricorda Marcuse. Sennonché la me-generation di cui parla De Martino si era già sottratta alla presa dialettica del filosofo tedesco. L'innamoramento del guru, secondo il rajneeshiano Deva Majid (ex-Valcarenghi), è uno dei rischi più alti di chi si fa discepolo. L'unica misura strategica è il distacco psichico e la vigilanza sul plagio. Ma pochi la sanno o vogliono praticare. Complessivamente il neomisticismo italiano, proprio perché «nuovo», appare ancora caotico e rabbioso, come lo fu in California negli anni in cui in Italia la vista di un Hare Krishna tosato e salmodiante suscitava scandi0- Grazia Marchiano