Chi è Dio? Un'ostrica di Gabriella Poli

Chi è Dio? Un'ostrica Chi è Dio? Un'ostrica Giuseppe Grieco IL BISOGNO DI DIO Un'inchiesta in 30 interviste Rusconi, Milano, 318 pagine, 8500 lire TENTATO forse dal celebre «Dieu existe-t-il? Non. repondent...», che tra il '73 e il '74 è diventato best seller in Francia e da noi, Giuseppe Grieco, redattore del settimanale Gente, ha ripreso la felice formula di Christian Chabanis (senza tuttavia finalizzarla) ed è andato in giro per l'Italia a interrogare su Dio filosofi e scrittori, scienziati e giornalisti, attori, economisti, politici. Ne è nato uri libro che purjiei suoi limiti consistenti soprattutto nella scelta dei personaggi tutti per qualche verso importanti e interessanti, ma nel loro complesso non sufficientemente rappresentativi dell'universo culturale, offre al lettore una galleria di confessioni-ritratto molto stimolante. Il confronto di trenta uomini édonne di primo piano conl'idea-Dio non perviene anna risposta definitiva e affidabile Ma i sette «no», i tre o quattro «ni», e la ventina di rotondi «si» alla domanda cardine: «Credi in Dio?» servono a dimostrare, attraverso diàloghi quasi tutti partecipati che il «no» e il «sì» non sono così agli antipòàieome logicamente si potrebbe pensare. Insomma, lo si chiami rischio, fiducia, chance, speranza, mistero, consolazione, assoluto, trascendente, cosmico, ragione, uomo, verità, luce, o pascalianamente scommessa, per questa pattuglia d'invitati al cimento, Dio è comunque un problema o una problematica quando non è certezza di fede. Nessun vero ateo fra i trenta; e nessun marxista ortodosso. Anzi, se una vaga parentela li accomuna, oltre all'educazione tradizionalmente religiosa dell'infanzia (ammessa quasi da tutti) c'è nella maggioranza degli intervistati, esplicita o meno, una buòna dosejii antimarxismo viscerale. ★ ★ TI libro di Grieco si apre con A bbagnano, uno dei nostri maggiori filosofi e si chiude con l'attrice Giulietta Masina: un «no» sofferto, rispettoso di un mistero salvifico e tormentato dalla ricerca della verità in un mondo dominato dall'insicurezza e dalla solitudine; un «sì» squillante come il trillo di un'allodola liberata, sostenuto dall'amore per tutte le Creature, francescanamente pulito e gioioso come un ballo o una lauda. Tra questi due estremi si collocano la lucidità corrosiva di Prezzolini e di Montanelli; la problematicità di Ugo Spìrito; la rabbiosa invettiva di Testori, contro «l'immonda mafia culturale» del consumismo e del marxismo; Vorgogliosa serenità di Anna Miserocchi Y«il cielo è vuoto e per me sta bene così»); l'umiltà luminosa di Francesco Messina («Dio non lo cerco perché non l'ho mai perduto»;; l'acutezza razionale di Del Noce, che sulle ceneri della rivoluzione marxista — già avvenuta e già fallita — e su quelle della crociana religione dello Spirito, ipotizza il trionfo del Dio trascendente. Nel numero delle risposte più scontate, per chi lo conosce e lo apprezza, quelle di Bacchelli Altrettanto scontata la risposta alla questione della «morte di Dio» fornita da Diego Fabbri, che interpreta in chiave di «bisogno di Dio» e di «sentimento della Sua assenza» il terrorismo delle Brigate rosse: «Per me c'è una radice religiosa anche se pervertita e negata in almeno alcuni degli uomini che hanno fatto la tragica scelta del terrorismo». Insomma, gli atroci apostoli della violenza sarebbero testimoni delle «conseguenze che possono derivare dal fatto traumatico di portare via Dio agli uomini». La nera epifania della violenza desta in Minguzzi, lo scultore delle porte di San Pietro, la convinzione che si tratti di un travaglio da cui uscirà un mondo nuòvo e migliore; in Luzi, il poeta del Libro d'Ipazia, la situazione esistenziale di perpetua frana, di caos e di apocalisse in cui l'umanità oggi si dibatte e un tormentato, angoscioso cammino di speranza: «Un mondo tramonta, un altro stenta a nascere: viviamo in un tempo di grande apertura, di grandi attese, di grandi speranze». ★ ★ Oggi la gente torna a cercare Dio, perché? A questa seconda domanda di Grieco, gli intervistati non hanno dato quasi mai risposte banali. Tra le più inequivoche, perché specchio di una fede travolgente e incorrotta, quella di Divo Barsotti prete e mistico; studioso e scrittore, teorizzatore del cristianesimo nuovo: «Dio non ha bisogno di rispuntare; perché c'è sempre nella storia dell'uomo». Tra le più belle quella umanissima di Biagi che pur nel suo intricato e contraddittorio rapporto con Dio conclude: «Se è, in assoluto, padre di tutti noi. è giusto che lo si rispetti». O quella dell'economista Palladino, amico di Sturzò: «La rinascita dello spirito religioso è la manifestazione più appariscente dello spirito di conservazióne: senza Dio l'umanità impazzisce; riscoprire Dio significa riscoprire l'ordine naturale delle cose». Ma ci sono anche belle risposte di non credenti Margherita Hack, l'astronoma che vede in Cristo la più grande figura di tutti i tempi e avverte la forza esplosiva della verità predicata dal figlio dell'Uomo, anche se professa la fede nel «bang» che ha dato origine all'universo, dice: «Dio è una "chance" che è sempre lì a tentare l'uomo come risposta globale alle sue paure». Parafrasando Shakespeare si potrebbe dire «Dio è un ostrica che voglio aprire con la mia spada». All'assalto di Dio-ostrica va Zavattini, maestro del neorealismo italiano, con domande-risposte incalzanti macerate, tutto un fuoco d'artificio dove l'angoscia interiore fa da supporto all'incandescenza del linguaggio: «Come posso conoscere Dio, io che non riesco a conoscere l'uomo? ». Possiamo concludere? Io avrei intitolato questo libro: «De profundis clamavi ad te». Gabriella Poli

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