Dietro il quinto cavaliere si nasconde Gheddafi di Larry Collins

Dietro il quinto cavaliere si nasconde Gheddafi Un'apocalisse fantapolitica di Lapierre e Collins Dietro il quinto cavaliere si nasconde Gheddafi Dominique Lapierre e Larry Collins IL QUINTO CAVALIERE Mondadori, Milano 478 pagine, 8500 lire «. AMEN!» mormorò con fervore il presidente degli Stati "Uniti, concludendo la preghiera. Siamo all'inizio della parte tersa di questo infernale romanzo. Tratteniamo il fiato, socchiudiamo gli occhi, poi, con circospezione, li riapriamo: «La prima cosa che vorrei dire — annunciò — è che non dobbiamo cedere al ricatto. Se cedessimo, distruggeremmo le basi dell'ordine internazionale ! ». Tutto è finzione, scena letteraria, spettacolo linguistico. Lo sappiamo benissimo. Il sostanzioso volume è fantapolitica da cima a fondo. Eppure non riusciamo a sottrarci all'impressione d'aver letto un reportage in presa diretta, stilato in fretta e furia da un giornalista di quelli bravissimi, che riescono a tornire la prosa anche quando si troiano lì, sul luogo del disastro, ) anzi dell'Apocalisse. E giornalisti, infatti, sono, 0 meglio erano questi grossi professionisti dell'intrigo che si chiamano Dominique Lapierre e Larry Collins, autori di tre best-sellers mondiali: Parigi brucia?, Gerusalemme, Gerusalemme e Stanotte la libertà. Ed è logico se poi, travolti da un'insolita fortuna narrativa, abbiano abbandonato il giornalismo per dedicarsi al perfido e remunerativo hobby di inventare storie fantastiche che sembrano maledettamente vere. Il presidente Carter che prega prima di prendere una decisione da cui dipenderà il futuro del mondo, non è un personaggio romanzesco. E' il Carter di'oggi, in carne e ossa, che dalle stanze della Casa Bianca segue, attraverso il potente telescopio della diplomazia e dei servizi segreti, le mosse imprevedibili di Khomeini. Ma secondo Lapierre e Collins, il telescopio ha inquadrato un bersaglio di quasi trascurabile importanza. Il vero Genio del Male, l'Anticristo, il Diavolo, l'Apprendista stregone si trova in Libia e si chiama Muammar Gheddafì, anzi Kadhafi, per rispettare la grafia dei due autori' (Ma noi continueremo a chiamarlo Gheddafì). Il Quinto Cavaliere dell'Apocalisse è lui, e bisognerà aggiornare la Bibbia. ' ** Chiuso in una stupenda villa a pochi chilometri da Tripoli, Gheddafì ha il dono dell'ubiquità mentale. A stare a Lapierre e Collins, in tutte le imprese terroristiche c'è il suo pensiero filosofico (sic), imperscrutabile come quello di Allah. Ma ecco che un giorno il suo pensiero diventa limpido, trasparente, terrificante. Gli scienziati gli hanno costruito una bomba atomica che più atomica di così non c'è. La bomba solca mari e monti e viene depositata a Manhattan, in un luogo segretissimo. Uno scherzo da Woody Alien? Neanche per sogno. Una domenica come tante altre (però è il 13 dicembre, e il numero significa sempre qualcosa) a Carter viene recapitata una lettera, scritta da Gheddafì in persona. «Caro amico», dice pressappoco la lettera, «se la Palestina e Gerusalemme e tutti i territori occupati dai sionisti durante la guèrra del 1967 non verranno restituiti ai miei fratelli palestinesi, darò ordine di far scoppiare la bomba. Siccome sono magnanimo, ti concedo 36 ore di tèmpo per decidere». E lo benedice pure. Qui, il lettore si identifica immediatamente con Carter e prova un brivido intenso. Ma un brivido di piacere, il piacere della lettura, del come andrà a finire. Lapierre e Collins non lo deludono, se non in qualche pagina di troppo. L'attualissimo tema è immesso in un intreccio costruito come un orologio elettronico. Le 36 ore dell'ultimatum scandiscono il ritmo dell'azione, frazionandola in minuti e secondi che sono riempiti e spesso gremiti di personaggi, dialoghi convulsi, repentini spostamenti d'ambiente, da Washington a New York, da Tripoli a Tel Aviv, da Mosca all'Egitto. E poi tutta la fauna dei servizi segreti, degli informatori a tempo pieno, delle belle,di giorno e di notte. C'è perfino una suorina di San Vincenzo del centro Kennedy per bambini handicappati. Ma ci sono soprattutto lo„ ro, Lapierre e Collins, che senza darlo à vedere sottolineano in ogni riga la loro divertita passione per gli intrighi internazionali, e le possibili conseguenze. E il lettóre, anche il più scaltrito, ne rimane contagiato. Giuseppe Bonura