POLITICA

POLITICA POLITICA Terrorismo: opinioni e bilanci TERRORISMO E GUERRIGLIA IN ITALIA Sabino S. Acquaviva (a cura di) Città Nuova, Roma 222 pagine, 5500 lire (vincenzo tessandori) Un'antologia sul terrorismo: punti di vista, opinioni, tesi, valutazioni, bilanci sul feno-' meno, sulla «malattia» più grave che ha attaccato il corpo della nazione. Voci autorevoli, come quella del sociologo Sabino S. Acquaviva, docente a Padova e, negli anni infuocati, a Trento; o Luigi Bonanate, o Sergio Bologna. O, ancora, Federico Mancini, socialista, bolognese, titolare all'Università di Roma della cattedra di diritto del lavoro, membro del Consiglio superiore della magistratura e attento osservatore de! fenomeno. E voci che si vogliono «dall'interno», come quella di Toni Negri, anch'egli professore a Padova, e accusato dei più grandi misfatti compiuti dai terroristi. I testi sono stati raccolti e ordinati in una forma organica da Giovanni Michele Pozzo bon. Viene spiegato nella nota introduttiva: «L'intento che ha guidato la composizione di questa antologia e la scelta dei testi è stato quello di offrire pur nei limiti oggettivi di uno spazio contenuto alcuni significativi passaggi di quelle che sono le "sezioni" principali della multiforme letteratura sull'argomento». L'interrogativo di fóndo, al quale tutti tentano di dare risposta, è posto da Sabino Acquaviva: «Quali sono le dimensioni e le prospettive del terrorismo e della guerriglia in Italia?». Soltanto se si riuscirà a dare una risposta precisa a questa domanda si avrà a portata di mano la possibilità di intervenire e curare «il gran male». David K. Fieidhouse POLITICA ED ECONOMIA DEL COLONIALISMO. 1870-1945 Laterza, Bari, 217 pagine, 4500 lire (piero bairati) In questa breve e rigorosa sintesi lo storico inglese di nascita indiana D. K. Fieidhouse ripropone le tesi da lui formulate nell'ampio studio pubblicato da Laterza nel 1973, L'età dell'imperialismo. Il colonialismo, secondo Fieidhouse, anche se fu caratterizzato spesso da rapporti di dominio spietato tra le potenze europee e i popoli soggetti e talora da una sistematica rapina delle loro risorse, può essere definito soltanto sulla base della funzione che svòlse complessivamente nelle aree in cui si sviluppò. Tale funzione consistette essenzialmente nella protezione politica e nella tutela dell'ordine in ampie aree geografiche, caratterizzate da culture premoderne nelle quali viceversa avrebbe dominato una «diffusa anarchia». Molti potentati indigeni erano consapevoli del pericolo e richiesero la protezione straniera per scongiurarlo anche se dovettero in seguito scoprire che il prezzo di tale protezione era la su bordinazione, totale o la perdita del potere. Fieidhouse sviluppa questa tesi sia su un piano teorico illustrando le connessioni con i tre concetti limitrofi di imperialismo, colonizzazione e neocolonialismo, sia su un terreno storico analizzando il rapporto tra politica ed economia nello sviluppo del colonialismo dalle origini dell'egemonia britannica sull'Africa alla decolonizzazione del secondo dopoguerra; un rapporto nel quale, conformemente agli assunti di tutta la prospettiva di Fieidhouse, l'elemento politico è di gran lunga dominante. La ricostruzione del dibattito storiografico sul colonialismo, ampie bibliografie e una cronologia completano questo contributo didattico di un grande storico. Alain Finkielkraut LA RIVINCITA E L'UTOPIA. VIAGGIO ATTRAVERSO LA NUOVA DESTRA IN AMERICA Rizzoli, Milano 81 pagine, 3500 lire (p. b.) Questo volume raccoglie i reportages scritti dall'autore per il Corriere della Sera nel corso del 1979. Dall'analisi risultano tre componenti essenziali di quella che Finkielkraut chiama la «nuova destra». La prima- è quell'insieme ài forze sociali, culturali e politiche che riaffermano i valori tradizionali e gerarchici messi in discussione dalla rivoluzione del costume avvenuta negli Anni Sessanta. La seconda è rappresentata dallo schieramento politico-culturale del neo-liberismo, inteso a'ridimensionare drasticamente il settore pub¬ blico e il controllo statale sul mercato e a perseguire obbiettivi schiettamente prekeynesiani, come il pareggio del bilancio, e tipicamente antiprogressisti, come lo smantellamento del welfare state. La terza forza è costituita dai «nazionalisti» cioè da coloro che, considerando la guerra in Vietnam un «errore» nella politura internazionale americana, cercano una riaffermazione dell'egemonia mondiale americana basata su un atteggiamento più risoluto nei confronti dell'Unione Sovietica. L'analisi di Finkielkraut è spesso penetrante e ci fornisce la mappa di un'area strategica dell'attuale panorama culturale americano con la quale tutti i principali personaggi dell'attuale momento politico (da Carter a Kennedy) si trovano a dover fare i ponti. E' comunque discutibile il ricorso al problematico, concetto di «nuov'a destra». Lo «stile occidentale» è rimasto nei costumi africani