CRITICA LETTERARIA

CRITICA LETTERARIA CRITICA LETTERARIA Canetti «processa» Kafka Elias Canetti L'ALTRO PROCESSO Le lettere di Kafka a Felice - Mondadori, Milano, 160 pagine, 2500 lire (ada vigliani) «Contro l'orrore della vita — scrive Elias Canetti nelle prime pagine de L'altro processo — esiste un'unica consolazione: la partecipazione all'orrore risentito da testimoni precedenti». Scrittore di lingua tedesca e di origine ebraica, formatosi nell'ambiente culturale viennese, Canetti vede in Kafka uno dei testimoni più significativi dì quell'orrore: proprio dalla partecipazione ad esso, favorita da una sensibilità per molti aspetti comune nasce questo saggio comparso in Italia alcuni anni fa e riproposto ora negli Oscar Mondadori. Il saggio si presenta come un'interpretazione complessiva della personalità e dell'opera di Kafka alla luce delle lettere che questi scrisse, nel periodo 1912-1917, a Felice Bauer ; esso ruota intorno a una tesi suggestiva: II processo, romanzo che Kafka iniziò a scrivere, nell'agosto del 1914, poche settimane dopo la rottura del fidanzamento con Felice, sarebbe l'espressione letteraria di quella vicenda. Il fidanzamento si era sciolto in seguito alle accuse che Felice aveva formulato contro Kafka: questi ne era stato profondamente umiliato, per quanto lui stesso avesse favorito la cosa. n matrimonio lo spaventava perché incarnava, ai suoi occhi, quella legge universale di oppressione e di potere che domina la totalità dell'esistenza. Tutti esercitiamo il potere e quindi siamo colpevoli; su ognuno di noi si esercita il potere e da ciò scaturisce l'umiliazione. Questo è il tema de II processo e in fondo, di tutta l'opera kafkiana. L'uomo è vittima e carnefice al tempo stesso; la vita è un eterno processo, «l'altro processo» in cui siamo contemporaneamente giudici e imputati. Accanto al «processo» l'altra cifra interpretativa di Kafka è, per Canetti, la «metamorfosi»: il tentativo di sottrarsi al potere trasformandosi, diventando piccoli fino a scomparire. Paola Ambrosi Maria Grazia Profeti F. GARCIA LORCA: LA FRUSTRAZIONE EROTICA MASCHILE Bulzoni, Roma 174 pagine, 5200 lire (maria laura della croce) L'insos ti tui bile presenza dell'archetipo materno, la terra madre protettrice, custodente e misteriosa, la donna lontana e irraggiungibile l'eterno femminino. Nell'opera di Federigo Garcia Lorca ritorna costante la paura e al tempo stesso l'attrazione mai risolta per la donna, e, dall'altra parte, la frustrazione erotica maschile, la perdita d'identità" e l'impotenza di questa figura, la messa in discussione del proprio ruolo. Le autrici mettono a fuoco queste problematiche analizzando un dramma teatra¬ le, El amor de Don Perlimpin e la raccolta di poesie, Divàn del Tamarit. due òpere finora poco discusse dalla critica, e soprattutto da questa angolazione del tutto particolare e, direi piuttosto coraggiosa. In parallelo, si fa ossessiva e dominante la presenza della dimensione corporea, dove la «visione folgorante del nudo, aggressivo e minaccioso», non può essere tollerata, dove il corpo diventa il centro di un «disagio inesprimibile, mistero alluso e deluso». In Lorca non c'è possibilità d'incontro fra i due sessi neppure nel «momento più intimò, e addirittura rituale, come quello del primo accoppiamento». Resta, forse, unica ancora di salvezza, la creazione artistica come domanda sull'essenza stessa della vita, ricerca del metafisico. Antonio Pasinato INVITO ALLA LETTURA DI PETER WEISS Mursia, Milano, 166 pagine, 3000 lire (italo alighiero chiusane) La collanina di Mursia «Invito alla lettura» continua a svolgere, quasi empre con molta opportunità e decenza, la sua funzione, che è quella di fornire strumenti di lettura e di studio all'appassionato, allo studente, all'intellettuale bisognoso di rapide consultazioni. Stavolta tocca a Peter Weiss, lo scrittore tedesco residente da moltissimi anni in Svezia. Weiss è emerso tardi, passata la trentina; poi è esploso come narratore e drammaturgo, per qualche anno ha dominato nel mondo intero. Testi come il racconto L'ombra del corpo del cocchiere, come il dramma Marat-Sade si può dire con certezza che resteranno anche ai nostri figli, per la straordinaria rilevanza poetica con cui l'autore ha saputo esprimere un suo aggressivo rovello-di intellettuale ai limiti dell'anarchia. Più tardi Weiss doveva fare una scelta marxista sempre più decisa, che negli ultimi anni soggiace, anche in fase creativa, a troppo rigidi schemi. Il risultato artistico non ci sembra di buona lega, anche se le zampate del leone si sentono ancora. Antonio Pasinato, attento e diligente, informa su Weiss con larghezza sufficiente per quello che riguarda i contenuti, le tematiche, la posizione politica, sociale, biografica; meno, a parer nostro, si nota l'impegno di seguire il diagramma della resa artistica, le intensità di sapore, dal gustoso all'insipido, che in Peter Weiss offrono una divergenza così ampia e, per certi rispetti, quasi senza paragoni. Kafka ritratto da Friedrich Feigl

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