Per mister Crump la donna è l'incarnazione del Male di Ruggero Bianchi

Per mister Crump la donna è l'incarnazione del Male Una storia maschilista che piacque a Freud e Thomas Mann Per mister Crump la donna è l'incarnazione del Male Ludwig Lewishon IL CASO CRUMP Bompiani, Milano 390 pagine, 8000 lire SEBBENE la narrativa moderna ci abbia abituati da tempo alle situazioni chiuse, cioè a vicende il cui esito drammatico appare già implicito nelle premesse stesse del racconto, può riuscire ancor oggi difficile o quanto meno sgradevole accostarsi a un libro come 77 caso Crump. Storia di un matrimonio che non può nemmeno definirsi fallito, in quanto fin dall'inizio paventato e non voluto, il romanzo di Lewishon apparve nel 1926 e venne ripubblicato poco più di vent'anni fa con un titolo che ne riassumeva senza ambiguità l'assunto di fondo: The Tyranny of Sex. In esso l'autore — un ebreo tedesco emigrato da bambino negli Stati Uniti dove si era fatto una solida reputazione di critico e di uomo di lettere — analizzava con un linguaggio crudo, alla Dahlberg. la dege¬ nerazione e lo sfacelo morale e sociale di due vite condannate a un'impossibile coesistenza. La «storia», lineare e quasi banale, è duramente «maschilista»: Herbert Crump. giovane compositore di talento avviato verso il successo, è costretto da ragioni di convenienza e di morale sociale (ma anche dalla sua intima debolezza e ipocrisia; a sposare Anne, donna piuttosto volgare di vent'anni più an- ziana di lui e madre di tre figli. Costei non si rende conto del divario di età che la separa da lui e della progressiva «ripugnanza» che genera nel marito. Pretende che egli si sacrifichi per lei e per i suoi figli, non si rassegna a invecchiare «decorosamente», è dilaniata dalla gelosia quando lui sembra trovare in donne più giovani e raffinate l'amore che lei non ha saputo far nascere. Il brevissimo «paradiso» di Herbert — un idealizzato amore adolescente anteriore al. matrimonio — si tramuta in purgatorio e quindi in inferno. H finale tragico giunge inevitabile. Ma la trama non dice tutto. La matrice ebraica e tedesca di-Lewishon incide sulla qualità naturalistica del romanzo, trasformandolo in un più ampio affresco simbolico che ruota attorno ai rapporti ambigui, reversibili, inquietanti, che legano il carnefice alla vittima. D determinismo genetico del tardo naturalismo americano e la fin troppo palese misoginia dell'autore sfumano progressivamente in una visione più metafisica dominata da un Fato capriccioso e crudele. Il gesto finale di Herbert " non sarà tanto un crimine quanto un tentativo di «ristabilire lo scosso equilibrio del mondo e salvare il cosmo dal caos". Agli occhi di Herbert (e di Lewishon/. Anne non è soltanto Santippe o Medusa o il Vampiro, ma l'incarnazione stessa del Male. Non sorprende che 77 caso Crump piacesse tanto a Freud, così critico nei confronti del matrimonio borghese. E nemmeno stupisce che incontrasse le simpatie di Thomas Mann. Prodotto tipicamente primonovecentesco, il romanzo si colloca infatti in quella tradizione, che risale almeno a Henry James, mirante a scandagliare la dialettica tra arte e vita, idealità e praticità, assoluto e quotidiano, spiritualità e animalità. Cioè in un contesto in cui la donna è vista come ostacolo al conseguimento del vero e del bello, la famiglia come schiavitù, il matrimonio come prigione. Ma vi è anche, nel volume di Lewishon e al di là delle sue intenzioni, una critica alle convenzioni di una morale sociale che vede tutto nei termini degli «altri», del giudizio della «gente», delle convenzioni etiche correnti. Vi è anche l'«ipocrisia» caratteristica del primo realismo americano (Howells e il suo «realismo reticente»): è questa. infatti, alla base del comportamento di Herbert, per il quale l'astio e l'avversione nutriti verso la moglie sono soltanto un alibi, la manifestazione squallida della sua incapacità di accettare e seguire un proprio codice che non sia quello della pubblica opinione. Nonostante il filtro deformante di Herbert /Lewishon. emergono così da II caso Crump tutta una serie di domande inquietanti. Anne è veramente un carnefice, una presenza sadica e torturatrice, o non invece una donna di mezza età dalla sessualità repressa e frustrata, incapace di sottrarsi a un ruolo domestico cui è stata educata e che di fatto la emargina e la avvilisce? Chi è, in realtà, la «vittima»? L'accenno appassionato e risentito, nella prefazione di Thomas Mann, agli «scandalosi privilegi di cui la donna gode in quanto donna» suona quanto meno stonato. Narrata da Anne, la storia sarebbe infatti drammaticamente diversa. Sarebbe la vicenda di una donna sulle soglie della cinquantina, ancora piacente.^ decisa a non rinunciare alla sua unica occasione d'amore. Una donna,che non vuole alternative, che si rifiuta di sacrificare a valori che non condivide il proprio marito, o il proprio ruolo di madre, o la propria sessualità. Per Herbert/Lewishon una tale ostinazione è la più imperdonabile delle colpe, il segno di una malvagità cosmica e viscerale, di una degradazione più perversa e totale della prostituzione. Di fronte agli ideali, alla creatività e ai sogni dell'uomo.-la donna dovrebbe trarsi in disparte, aprire la porta della «prigione», concèdere una libertà che la condanna al fallimento e alla solitudine. Cioè accettare col sorriso la propria immolazione. • Ruggero Bianchi

Luoghi citati: Milano, Stati Uniti