Erich Fromm: un ottimista che ci ha insegnato a sperare

Erich Fromm: un ottimista che ci ha insegnato a sperare Scomparso l'ultimo maestro della scuola ai Francoforte Erich Fromm: un ottimista che ci ha insegnato a sperare Con Erich Fromm morto a Locarno martedì 18 marzo, scompare uno degli ultimi maestri della scuola di Francoforte. Abbiamo chiesto di tracciare un profilo di Fromm continuatore critico del pensiero di Freud e teorico di uri nuovo umanesimo socialista, a Aldo Carotenuto. Docente di Teoria della personalità all'università di Roma, psicologo di scuola junghiana, Carotenuto è autore di numerose pubblicazioni, tra le quali ricordiamo La scala che scende nell'acqua (Boringhieri, 79) e Jung e la cultura italiana (Astrolabio, 77). La sua ultima opera è Diario di una segreta simmetria (Astrolabio), da pochi giorni in libreria, in cui l'autore ha raccolto e commentato le lettere finora inedite, che Jung e Freud scrissero a Sabina Spieirein. CHI si interroga sull'uomo contemporaneo non può evitare il confronto con una domanda cruciale: Avere o Essere?, titolo di una fortunata opera di Erich Fromm che ci introduce immediatamente in una delle problematiche che hanno accompagnato l'itinerario intellettuale dello psicoanalista recentemente scomparso. Fromm deve non solo a Freud ma anche a Marx e alla sociologia elaborata . dalla scuola di Francoforte gli spunti più fertili del suo pensiero, che ha potuto spaziare dalla psicoanalisi alla storia dei miti dalla politica alle esperienze religiose. Alienato nella produzione capitalistica e in un mondo burocratizzato, l'uomo di oggi si dibatte ha l'impulso a vróere rapporti umani di amore e la tentazione di possedere cose che non soddisfano i suoi veri bisogni ma soltanto quelli aumentati da una dissennata politica del T-rm fl gamete dilemma a coi dare una riapoani Quella di Fromm. a differenza di Maxause. Adorno e Hotkhei- e comunque, ùKBbéèsocb poiché eg|i vede nell'uomo la possibilità, che pare a volte sriora l'utopia, di contrastare le forze che vorrebbero aumentare proprio lo specifico dell'amano. Il problema, però, non è semplice come sembra e dobbiamo dire che in realtà le soluzioni suggerite dia Fiomru richiamano in parte quelle a suo tempo proposte da Lorenz per deviare l'aggressività ******* Certamente l'uomo possiede un grande potenziale realizzarivo. ma ****** un'autentica trasformazione im>tiwi dell'individuo non possono esserci strutture esterne, per quanto perfette, in grado di incidere in modo rilevante sulla qualità deua sua esistenza. Unidea, questa, espressa anche eia Gramsci quando lamenta-. va che addebitando tutto alla sderà si lascia inforcato il problema dell "individualità nTTtarta Si può concepire un Tnnnrln di uomini che non debba fare i comi con la burocrazia? Come ho sostenuto in altri scritti il vero problema che abbiamo di fronte è quello di conciliare la necessità di una vita organizzata con l'esigenza di preservare al massimo la uberà di ognuno eli noi Conosciamo la risposta di Freud: l'uomo, per conquistare la civiltà, deve rimuovere alcuni aspetti della sua vita istintiva: ma quando questa rimozione supera certi livelli ebbene, e noi oggi lo sappiamo, la civiltà che noi stessi abbiamo costituito non ci piace affatto D'altra parte le rigorose e spietate analisi di Freud: legate ai fatti e non ai <lt*attÉ~ti non escludono quello che viene chiamato l'ottimismo della volontà, che si adopera imo allo spasimo per mutare le condizioni che mordono è fanno male Fromm sostiene che compito dell'uomo è tentare una sintesi ha le sue forze spirituali e la spinta allo sviluppo. Da questa sintesi dovrebbe nascere secondo le stesse parole di Fromm. la «Città dell'Es- L esigenza di mediare punti di vista opposti è forse una delle caratteristiche di Fromm e. se proprio si vuole, ciò che costituisce la sua originalità Basterebbe pensare ?gfi sforzi tesi a una composizione na Marx e Freud, i cui temi sono stati ripresi dalla contestazione giovanile. Ma ce un altro accosta mento che Fromm ha tentato; direi inconsapevolmente, poiché dai suoi scritti non si evince in modo esplicito. II prendere le distanze da Freud ha condotto Fromm su posizioni molto vicine a Jung." Basterebbe ricordate i suoi interessi per Bachofcn e il matriarcato e la sua interpretazione dei sogni che. nel Linguaggio dimenti¬ cato, altro fortunato libro di Fromm. si sovrappone quasi mtegralmente alle concezioni junghiane Eppure Fromm non ha mai risparmiato polemiche e frecciate contro Jung. Sarà compito del futuro evidenziare questa strana circostanza. Secondo il mio parere. Fromm ha svolto un'immensa opera divulgativa della psicoanalisi Dotato di grande prolificità creativa, le sue esposizioni sono di una linearità esemplare e permettono di avvicinare problemi difficili con il linguaggio comune. Moltissime persone non hanno mai letto Freud, ma sicuramente hanno scorso un libro di Fromm. Questo fatto ha suscitato molte invidie fra gli addetti ai lavori, le cui capacità espositive in genere non brillano per incisività Forse passerà del tempo prima di comprendere che cosa ha effettivamente detto Fromm. ma si può affermare con sicurezza che egli è stato uno dei primi a intuire l'importanza di storicizzare la psicoanalisi e capire che l'uomo non è soltanto una vittima passiva degli eventi interni ed esterni, ma che può veramente Lncidere sulla realtà Anche Freud aveva una visione di questo tipo, ma il merito di Fromm. socialista convinto, è di averne fatto il motivo portante della sua opera, per l'appunto, ciò che egli chiamava «La rivoluzione della speranza*. Aido Carotenuto

Luoghi citati: Francoforte, Roma