Siamo quattro miliardi e mezzo come evitare un altro Medio Evo

Siamo quattro miliardi e mezzo come evitare un altro Medio Evo L'aumento della popolazione e la necessità di far funzionare i cervelli C i idi ll Siamo quattro miliardi e mezzo come evitare un altro Medio Evo LA popolazione del mondo ha raggiunto i quattro miliardi e mezzo. Lo hanno determinato recentemente certi demografi americani. La notizia non mi ha fatto nessuna impressione. Questa cifra non è nota con precisione, e io andavo dicendo già da qualche mese che la popolazione mondiale l'aveva raggiunta. Per dirlo, mi basavo sui dati di circa un anno fa (4,4 miliardi) e li estrapolavo semplicemente con un tasso di aumento del 2 per cento annuo. E' un brutto segno che non mi sia sorpreso e che, anzi non si sia sorpreso nessuno. Questo significa che stiamo dando tutti per scontato un proseguimento indefinito delle tendenze attuali La popolazione del mondo tende a raddoppiare attualmente in un periodo di 35 anni. Si è stabilizzata nei Paesi industrializzati ma cresce ancora molto rapidamente nell'emisfero sud del pianeta, e quello che ho detto è il risultato netto Per questo ci sembra del tutto plausibile che la popolazione del mondo sia prevasta in circa 6 miliardi per l'anno 2000. Questa ipotesi viene fatta ormai in tèrmini del tutto simili dall'Onu. dalla Banca Mondiale, dal recentissimo studio Ocse intitolato «Interfuturs» e da altri ancora. Corrisponde ad un tasso leggermente inferiore al 2<*c. Mi pare che questa concordia di opinioni sia sospetta. Indica probabilmente che esistono grossi fattori, la cui entrata in scena è imminente e che tutti ignorano. Dieci anni fa scrivevo nell'introduzione al «Medioevo Prossimo Venturo»: «Proprio perché il consenso su queste prospettive è cosi unanime, sono convinto che la previsione non si avvererà: del resto esistono parecchi altri indizi che i tassi attuali di accrescimento e sviluppo del numero degli uomini e delle strutture create dagli uomini saranno presto annullati o invertiti. Non è necessario che scoppi qualche kilomegatone di bombe all'idrogeno per uccidere centinaia di milioni di uomini. Lo stesso ri- sultato può essere raggiunto con mezzi meno violenti e più contorti: per esempio affidando la vita di enormi e densi agglomerati umani a sistemi tanto complicati da diventare ingovernabili». • Oggi sono sempre della stessa opinione. Non sono ancora avvenute catastrofi immani. Non è scoppiata una guerra nucleare. Non si è bloccata la vita associata nei Paesi industrializzati ed a più alta densità di popolazione e di sistemi. Non si è avuta nessuna carestia che abbia ucciso centinaia di milioni di uomini — sebbene ci siano state carestie che ne hanno ucciso milioni. I rischi che qualcuno di questi disastri si verifichi, però, stanno crescendo continuamente. E, intanto, nessun previsore professionista, nessun pianificatore, nessuno di quelli che dovrebbe — istituzionalmente — prendere decisioni, sembra capace di considerare alcuna ipotesi negativa. Nessuno in Europa, né in America pianifica i prossimi mesi o i prossimi anni supponendo che il flusso del petrolio mediorientale si interrompa improvvisamente. Eppure questa ipotesi dell'interruzione del flusso del greggio è meno tragica delle' altre che ho nominato — mentre tanti e tanti segni ci hanno già dimostrato quanto sia probabile. Mi sembra così inadeguato il pensiero e così strettamente assente la reazione di tutti davanti alla prospettiva di una carestia che uccida mezzo miliardo di persone o a quella di una guerra che ne uccida alcuni miliardi, da far temere che uno di questi due eventi abbia proprio a verificarsi nel giro di pochi anni Questo discorso non è interessante, è solo catastrofico Più interessante è il discorso sui possibili rimedi Molti stanno tentando di farlo e, di nuovo, lo fanno in modo inadeguato. Non c'è da meravigliarsene perché nessuno nella storia del mondo ha mai risolto problemi così gigante¬ schi. Sarebbe strano che qualcuno oggi improvvisamente manifestasse la capacità di fornire una soluzione prónta Per muoversi almeno verso una soluzione significativa, intanto, è bene trovare — ed eliminare — i difetti nelle soluzioni deboli e fallaci che sentiamo presentare oggi. Marco Pannella ha pubblicato pochi giorni fa un bellissimo messaggio sulla fame nel mondo. Considera già tragica — giustamente — la condanna a morte di decine di milioni di bambini nei Paesi in cui le condizioni di alimentazione sono marginali. Dovremmo seguirlo? Non credo. Pannella propone solo di fare marce dimostrative e dimettersi a digiunare per solidarietà. Non credo che servirebbe a niente. Proposte più concrete, più informate, più plausibili, sono state fatte da tanti altri. Da Raul Prebisch. segretario della conferenza dell'Onu sul Commercio e lo Sviluppo, già nel 1964. Da Jan Tinbergen. l'economista premio Nobel che ha diretto il progetto del Club di Roma sul nuovo ordine internazionale (Ri6j. Dalla VI e VII Sessione Speciale dell'Onu che hanno approvato una carta dei Diritti e Doveri Economici delle Nazioni, mai applicata. Non si tratta solo di aumentare gli aiuti economici internazionali (questi trasferimenti di ricchezza dai poveri dei Paesi ricchi ai ricchi dei Paesi poveri ).. C'è da fare molto di più, c'è da abolire le spese militari, dirottando le risorse che assorbono verso fini meritori. C'è da eliminare gli sprechi estendere i riciclaggi, evitare gli inquinamenti. Questi sono traguardi ovviamente ragionevoli ma non vengono perseguiti o vengono perseguiti troppo blandamente. Poi ci sono i numerosissimi rimedi ancora del tutto sconosciuti. Come si rimedia alla incapacità di pianificazione, così diffusa? Come assicurarci che civili regole, apparentemente giuste per evitare privilegi, sperequazioni e disordine so ciale e ambientale, non corri portino crisi e depressioni economiche? Come garantire — in generale — che i rimedi adottati non siano peggiori dei mali che dovrebbero cu rare? Per dare risposta a queste domande, e a tante altre, abbiamo bisogno di sapere e di capire di più. D'altronde, quando si diffondono cono scenze nuove, là società sembra stabilizzarsi da sola La popolazione è costante La produttività sale. I conflitti sono meno aspri. Non solo i decisori, ma tutta la popolazione, ci guadagna a sapere ed a capire di più. In ogni campo di attività umana incontriamo limiti allo sviluppo: risorse finite e vincoli organizzativi stretti. Invece non incontriamo limiti — se non quelli interni che ci facciamo da soli — a imparare e a capi re il mondo. E intanto le abi liti e le doti che acquistiamo migliorano la nostra vita in ogni campo. Servono anche a contenere consumi e sprechi Per muoverci in questa di rezione. però, dobbiamo essere tutti convinti che nella nostra testa non c'è solo la bocca. D mondo non è abitato da quattro miliardi e mezzo di tubi digerenti. E' abitato an che da quattro miliardi e mezzodì cervelli. Finora i pochi cervelli che ci si sono applicati non hanno trovato soluzioni adeguate ai problemi più grossi L'aiuto, di qualche altro centinaio di milioni di cervelli potrà essere decisivo Roberto Vacca

Persone citate: Doveri, Jan Tinbergen, Marco Pannella, Nobel, Raul Prebisch, Roberto Vacca

Luoghi citati: America, Europa, Roma