Anche Newton faceva politica

Anche Newton faceva politica Anche Newton faceva politica Chiara Giuntini (a cura di) SCIENZA E SOCIETÀ' IN INGHILTERRA DAI PURITANI A NEWTON Loescher, Torino 304 pagine, 5300 lire CON l'espressione «scienza e società» si possono intendere ordini diversi di problemi e livelli distinti di indagine: i fattori sociali, economici, culturali, religiosi che tendono a promuovere od ostacolare la ricerca scientifica; il reclutamento sociale dei ricercatori; gli interlocutori sociali dei ricercatori (si pensi al problema dei rapporti tra scienziati e artigiani che sta alle orìgini della scienza moderna); l'organizzazione della ricerca scientifica attraverso apposite istituzioni (università, accademie, società); il rapporto tra gli scienziati e il potere; l'utilizzazione sociale del sapere scientifico; l'incidenza della cultura scientifica sulle credenze e sui valori; il rapporto tra scienza e tecnologia; oppure la riflessione, condotta all'interno della comunità scientifica in senso lato, su tutti questi problemi. La raccolta di testi curata «da Chiara Giuntini sceglie risolutamente questa ultima strada, cioè ricostruisce i percorsi spesso apparentemente lontani e indipendenti attraverso cui la cultura inglese, nel corso di quel secolo e più che corre tra Bacone e Newton, si fece consapevole dei risvolti e delle implicazioni sociali morali, economiche del sapere scientifico. Vi troviamo così le tormentate riflessioni dei cromwelliani e i lineamenti della pedagogia enciclopedica di Comenio, le polemiche seicentesche sulle Università e il travaglio teorico e organizzativo che portò alla creazione della Royal Society, il travalicare dei metodi delle scienze naturali nelle scienze della società così significativo nelle opere di Harrington e Petty, Hobbes e Locke; e infine l'emergere della figura del virtuoso cristiano, indagatore della mirabile macchina del mondo e adoratore del Dio che l'ha fabbricata. Questi testi analizzano- e ricompongono quella straordinaria sintesi seicentesca di morale e di scienza che la cultura inglese, proprio nell'Europa ferina dei roghi e dei macelli delle intolleran¬ ze e delle superstizioni offrirà all'Occidente come premessa di un'età più umana e ragionevole. Non a caso, nella loro riflessione sul significato sociale della scienza, gli uomini che furono protagonisti di quella rivoluzione del sapere si pongono in modo eminente il problema della sua comunicabilità è quindi quello di un linguaggio che, nell'atto stesso in cui riproduce le obbiettive relazioni della natura, diventi un valido strumento di comunicazione tra i soggetti. Da questa riflessione nascono non raramente eletti esempi di prosa scientifica (ai quali le traduzioni di Chiara Giuntini rendono il debito onore), tra i quali non si deve dimenticare la descrizione di William Harvey della circolazione sanguigna. Anche se il rapporto tra scienza e società può essere analizzato a livelli molto diversi, il lavoro antologico di Ohiara Giuntini ne illustra una dimensione fondamentale: quella dimensione per cui lo scienziato seicentesco si pose il problema del proprio mestiere, delle implicazioni sociale del proprio lavoro, con una serietà, una carica morale, una spregiudicatezza che assai raramente sarà dato ritrovare nelle epoche successive. Piero Bairati

Luoghi citati: Europa, Inghilterra, Torino