La Satura di Sanguineti

La Satura di Sanguineti Raccolti in volume i versi d'occasione del poeta ligure negli ultimi anni La Satura di Sanguineti Edoardo Sanguineti STRACCIAFOGLIO Poesie 1977-1979 Feltrinelli, Milano pagine 127, lire 4000 QUESTA raccolta di poesie di Sanguineti è nettamente divisa in due parti: la prima, dedicata a quella che si può considerare la sua maniera «maggiore», il suo «grande stile»; la seconda, invece, più aperta alla sperimentazione di misure «minori», anche perché legate a spunti occasionali Paradossalmente, però, quella che ho appena detto maniera «maggiore» gioca invece sistematicamente sui temi colloquiali e sui reperti quotidiani, come vogliono sottolineare i titoli successivi dati via via alle raccolte in cui Sanguineti ha riunito i suoi componimenti di questo genere: Wirrwarr, del '72, ovvero, nel suo professorale tedesco, Guazzabuglio; e poi di nuovo Postkarten. del '78, infine questo ultimo Stracciafoglio, che sta per Scartafaccio, con termine appena un poco filologicamente prezioso. Da un passo indietro all'altro, si dovrebbe forse risalire fino al lontano Purgatorio de l'inf erno, ancora legato agli anni ruggenti del Gruppo 63, per ritrovare il principale mutamento stilistico sanguinetiano: dal feroce sperimentalismo di Laboriuntus. vale a dire dal super-collage, dalla babele di tutte le lingue, alla distensione di un tono bassoprosaico. Probabilmente un tale mutamento, consumatosi forse addirittura vent'anni fa, lega inestricabilmente il destino poetico di Sanguineti a quello di Montale, con uno scambio incrociato di ruoli di cui i due interessati non sono forse consapevoli, né, anche se lo fossero, vorrebbero mai ammettere: Montale perché sempre molto prudente nelle sue scelte critiche, e quindi attento a non avere troppi rapporti col luciferino capofila della neoavanguardia; questo, perché notoriamente intento da sempre a limitare alquanto l'autore degli Ossi di seppia Invece è probabile che la colloquialità prosastica inaugurata da Sanguineti da tempo, sfoltendo il suo originario gremito collagismo, e soprattutto l'adozione di tante piccole epifanie «normalizzate», sorprese sul filo della quotidianità, derivino da un certo influsso montaUano. Mentre a sua volta, per quanto riguarda l'autore degli Ossi di seppia, delle Occasioni e della Bufera, è vera la diagnosi sanguine tiana, che cioè vi permangono notevoli residui liberty-crepuscolari, svolazzi calligrafici (confusi con le epifanie oggettuali, con i momenti di grazia così bene rilevati dalla critica migliore); e che solo a partire da Satura egli accetta un rapporto più diretto con l'esistenza, e soprattutto con la chiacchiera quotidiana, comprendendovi anche gli interessi culturaliprofessionali: quella straordinaria capacità di far poesia con le esperienze di lettore di giornali e di libri, di commen ta tore dell'attualità, che il giovane poeta comunica all'anziano. Dùciamo insomma, per rendere evidente lo scambio incrociato, che Sanguineti accoglie la grande lezione delle Occasioni montaliane nel senso metafisico-epifanico, mentre Montale mutua dall'altro l'idea stessa della Satura intesa come piatto misto, pot-purri, guazzabuglio di dettagli marginali, debitamente riscattati da una specie di immersione permanente nell'estasi normalizzata. I 47 componimenti di Stracciaf oglio confermano l'ormai raggiunta piena maestria della Satura sanguinetiana: perfino col sospetto di un eccesso di disinvoltura, di voracia onnivora, per cui tonnellate di fatti casuali, di «minuzie perdute di vita», di «associazioni libere» possono ormai confluire e ottenere un indifferente riscatto. Ma certo, non si può dimenticare il vigile per quanto poco appariscente intervento di una grand abilità tecnica che distribuisce con oculato calcolo le parentesi o i «due punti», facendo scattare cesure, salti d'orbite, interferenze, e così movimentando la piattezza dei materiali di cronaca o di -chiacchiera riportati pari" pari Ma lasciamo dunque questo blocco, così compatto e sicuro, demandandolo ad analisi tecniche più estese, e gettiamo piuttosto un'occhiata all'altro blocco, totalmente diverso, giacché raccoglie còl titolo azzeccato di «fuori catalogo», molte poesie d'occasione, dal '57ad oggi- dove, per evitare equivoci, conviene precisare che /'Occasione non vale certo in senso montaliano, ma in quello corrente di spunto esteriore Ed è appunto l'esteriorità di stimolo a muovere il poeta dalla pigrizia e dalla sinecura dei suo «grande stile», invogliandolo a una ricerca più mobile e irrequieta. A questo proposito, devo riprendere una mia ipotesi globale emessa già da qualche tempo, per cui si danno oggi due possibilità generali di lavoro letterario: o per grandi unità («al di sopra della frase»), il che corrisponde abbastanza allo «stile maggiore» sanguinetiano, fatto di «trances» di conversazione o di monologhi recuperati nella loro provocante naturalezza impoetica. O invece per unità intraverbali «al di sotto della parola», fino ai neologismi o agli spezzoni linguistici privi di senso. Ebbene, nel Sanguineti d'occasione ci sono pezzi magnifici in ciascuna di queste direzioni: nella direzione intraverbale si danno compor nimenti intéri in cui ogni verso gioca sui rappòrti anagrammatici e paragrammatici di alcune sìllabe, pur senza violare il rispetto del, vocabolario. Esempi: «guardano grigi, già grotteschi, guasti»; «la lunga linea lenta lambe lucida»; «ardori ardo, afferro anse, apprendo approdi». E' l'ultima frontiera oggi varcata da tanti «nuovi nuovi» poeti (Viviani, Toti, Ruffato...). Oppure, con effetto più violento, si spezza ancor più il singolo vocabolo, fino a spremerne fuori mozziconi, al limite col rumorismo, con la poesia sonora. Non è un Caso, evidentemente, che a ciò Sanguineti giunga, per esempio, ' in una poesia dedicata a Luciano Berio, di cui offro qui un pic¬ colo campione: «A: ah: ha: hamm: anfang:». Tuttavia, a conferma che il fatto interessante, oggi è lo scorrimento tra i due estremi, ecco che un recentissimo Sanguineti (Ballata per gli anni '80) tenta invece la ricostruzione della frase, adottando stereotipi ingenui e popolari. Da questa breve rassegna sono rimaste escluse due note poesie d'occasione, dedicate entrambe a Pasolini, una in vita, quando cioè il poeta friulano era in una dinamica fase giovanile, ai tempi eroici di Officina; è una invece in morte, scritta l'anno scorso, con qualche rumore di scandalo. Ebbene, confesserò che questo Sanguineti «occasionale». mi sembra il meno riuscito, e proprio perché tenta di mettersi in una parte che non è mai stata la sua, vale a dire di imitare Pasolini in quella capacità di svolgere un saggio in versi, in cui l'autore delle Ceneri di Gramsci fu maestro. Perché il saggio resti tale, occorre che i valori di trattamento stilistico non lo sopraffacciano. Ora, Pasolini è stato più che altro un abile versificatore, in lui quindi il messaggio restava evidente. Sanguineti invece non può evitare di «trattarlo» un po' troppo, e quindi lo rende ambiguo, quasi incomprensibile a livello di significati R che poi vuol dire che non è vero che egli sia soprattutto un critico e un saggista, anzi, in lui conta in primo luogo il poeta, anche se intriso di intelligenza. Renato Barilli Erotosonetto s e sa sedurti soltanto un sonetto, Archetipo d'amaro amore assente, Nasconderò nei tuoi nomi il mio niente, Golfo mio, mia girandola, mio ghetto : u miliato unicorno, unico e urgente, Inciderò in te impronte, intimo insetto. Nodo dei nodi, nudo nervosetto, Enfasi estrema, epigramma emergente: enera in tutto. torre di tormenti, Infarcito mio infarto, idolo, inferno, Apriti a me, tu. aurora di aghi ardenti: M uta medusa, muscolo materno, Ascoltami, arida aspide, e acconsenti: Tremo con te, tremendo, tardo terno: Edoardo Sanguineti (da StracciafogHo, Feltrinelli editore)

Luoghi citati: Milano, Montale