I Medici ritornano a Firenze

I Medici ritornano a Firenze Vita cultura e arte del Rinascimento in nove mostre fra il capoluogo e la regione I Medici ritornano a Firenze FIRENZE — Non è una mostra d'arte quella che si è inaugurata il 15 marzo a Firenze, in Palazzo Vecchio, alla presenza del Capo dello Stato Sandro Pertini e dei ministri della Cultura di quindici Paesi. E' piuttosto uno scorcio di vita toscana, italiana, europea, visto attraverso pitture, sculture, stampe, arazzi, alambicchi, torchi, leggìi, gioielli, armature, riferiti agli anni che vanno dal 1520 al 1610: dalla morte di Raffaello al trasferimento di Galileo, con la qualifica di «filosofo del serenissimo Gran Duca», presso la corte di Cosimo Secondo dei Medici. E' il contesto storico-sociale, del quale le opere d'arte sono l'espressione più alta, che si è voluto rintracciare attraverso le esposizioni fiorentine, con l'intento di mettere in evidenza gli aspetti unitari della cultura europea. La mostra, che porta il titolo «Firenze e la Toscana dei Medici nell'Europa del '500». è stata promossa dal Consiglio d'Europa e organizzata dal governo italiano. in collaborazione con la Regione Toscana e il comune di Firenze. Si è scelto il tardo Rinascimento perché in questo periodo, che è di transizione, si annunciano i caratteri distintivi della cultura moderna: «Si perde qualcosa di grande, la sintesi — dice^ il professor Pietro Prini, commissario generale del comitato promotore — ma si ha il vantaggio della elaborazione di grandi autonomie delle forme e delle specializzazioni, che sono all'origine dell'Europa moderna*. H filo conduttore — la ricerca di questa Europa attraverso il contributo originale della Toscana — si snoda per nove esposizioni, che si articolano su tre piani: della vita, della cultura, dell'arte. La cultura è prodotto di una consuetudine di vita, l'arte il frutto di questa cultura. Sulla cima della piramide sta «il primato del disegno», ordinato da Luciano Berti a Palazzo Strozzi: i protomanieristi (Rosso Fiorentino, Bronzino. PontormO), nel loro splendore di forme e di colori. «Il disegno — dice Berti — significa progetto ed è la radice di tutto. Machiavelli aveva un disegno, i Medici avevano un disegno*. Il disegno come «ratio». Il disegno, cui i Medici dedicano un'Accademia. Il disegno, che nei manieristi fiorentini ha due anime: quella di eredità leonardesca, dolce e misteriosa : quella di eredità michelangiolesca, eroica e pulsante. «La tommittenza e il collezionismo medicei", ordinata a Palazzo Vecchio da Paola Barocchi, testimonia il rapporto tra la nuova dinastia assurta a rango europeo e l'arte intesa anche come dimostrazione di potenza. «Il potere e lo spazio*, ricostruita al Forte di .Belvedere da Franco Borsi, ricerca il modo col quale, attraverso le loro architetture, i loro fortilizi, le loro mura, i potenti esercitarono il loro dominio sul popolo, e come le conoscenze acquisite si trasmettessero da Paese a Paese, contribuendo a creare quella «varia unità» che si chiama Europa. L'urbanistica, in sostanza, come contenitore di una civiltà. «La scena del principe», ricostruita a Palazzo Medici-Riccardi da Ludovico Zorzi, dimostra un altro aspetto dell'esercizio del potere assoluto: quello della festa, del teatro, della finzione scenica come strumento d'intimidazione. Queste quattro sezioni fanno parte del piano superiore — quello artistico — che nasce dal contesto culturale e sociale, al quale so-; no dedicate le altre cinque sezioni: «La rinascita della scienza», nella biblioteca laurenziana, che espone i codici madrileni di Leonardo, ritrovati nel 1967 e sconosciuti al grande pubblico; «Astrologia, magia e alchi¬ mia» , allestita nel museo di storia della scienza: «La comunità cristiana, fiorentina e toscana, nella dialettica religiosa del '500» nella chiesa di Santo Stefano al Ponte; «Editoria e società» e «La corte, il mare, i mercanti», ambedue in Orsanmichele. I criteri seguiti dagli ordinatori sono storici e non di tendenza, il proposito quello di allargare le prospettive affinché i cittadini d'Europa acquistino una coscienza politica unitaria attraverso la consapevolezza dell'unità culturale. Disegno ambizioso, ed è difficile dire adesso se i visitatori riusciranno a seguire questo filo, a ricondurre ogni testimonianza al concetto europeo. E', infine, una mostra di ricerca, con propositi chiaramente didattici. L'Istituto enciclopedico italiano ha in preparazione, come sussidio divulgativo, due volumi-guida e alcuni strumenti audio-. visivi, mentre il grande catalogo in cinque volumi sarà un sostegno indispensabile per gli studiosi. Un convegno internazionale, che si terrà a Firenze in giugno a conclusione della 'mostra, dovrebbe consentire la valutazione dei risultati raggiunti nel campo scientifico, mentre corsi di qualificazione per insegnanti di ogni ordine scolastico dovrebbero facilitare la trasmissione ai giovani del «messaggio europeo». Lo sforzo finanziario è stato notevole: il costo dell'impresa, per la quale hanno lavorato centinaia di specialisti per due anni, si aggira sul miliardo e mezzo di lire, sborsate dal ministero dei Beni culturali e dagli enti locali. A questa cifra si devono aggiungere gli oneri sostenuti dai Paesi che hanno prestatò circa settecento delle quattromila opere esposte, e per le quali hanno pagato il trasporto e le assicurazioni. Resta da chiedersi se questo periodo storico, che vide cadere le libertà fiorentine e nascere lo Stato assoluto, debba davvero essere considerato la traccia da seguire nella ricerca dell'origine dell'Europa moderna. Ha dato una risposta lo storico Furio Diaz, secondo il quale coi trapasso politico dalla Repubblica alla Signoria si evolve quella specializzazione delle discipline umanistiche e scientifiche che sta alla base della società del nostro tempo. Al di' là di ogni giudizio etico si deve riconoscere, secondo Diaz, il sorgere di uno Stato centralizzato più organico ed efficiente. Lela Gatteschi Il disegnatore, l'intagliatore, il foglialo: 3 illustrazioni da un libro esposto alla mostra fiorentina dedicata all'editoria del '500