Testimone di verità interiore

Testimone di verità interiore E' morto a 86 anni il protagonista della letteratura polacca Testimone di verità interiore CON la recente morte di Jaroslaw Iwaszkiewicz (a 86 anni), scompare dalla scena letteraria polacca non soltanto una figura altamente rappresentativa per meriti e funzioni, un personaggio indubbiamente «storico», ma soprattutto un grande scrittore. Tracciare un suo sia pur sommario profilo biobibliografico (lo si può trovare nelle pagine centrali di Tuttolibri del 5 maggio 197$, n. 176) vorrebbe dire rivisitare non solo oltre sessanfanili da cultura polacca, ma anche la cronaca contemporanea. Data infatti al 1919 la pubblicazione del primo volumetto di versi di Iwaszkiewicz e la sua partecipazione all'attività pubblicistico-letteraria del gruppo degli «skamandriti». E ancora oggi la personalità di Iv^aszkiewicz era fortemente radicata e operante. Non è facile pronosticare con presunzione di certezza quale sarà all'interno di una produzione artistica tanto vasta sia per estensione cronologica che per varietà di generi praticati e di livello diseguale la parte non caduca, destinata a entrare nel catalogo permanente di una cultura letteraria. Ma se dovessimo azzardarci in una previsione, non avremmo esitazioni nel puntare sulle opere in cui più matura e compatta è la tematica centrale dell'universo poetico di quésto scrittore, ossia l'incessante confronto dell'uomo con se stesso e la sua ricerca di verità interiore, in qualche modo sempre contrapposta al mondo esterno e comunque mai riducibile ad una somma di funzioni sociali. Sono queste anche le opere in cui centrale è il motivo della morte e del suo rapporto dialettico con la vita. Una morte proiettata sullo sfondo d'una natura immutabile nel suo rigenerarsi, impassibile nella sua perenne metamorfosi, che è segno di pace e riconciliazione per l'uomo: «Non lamentiamoci, però; gioiamo perché nel mondo c'è un tale giardino di saggezza e di silenzio, gioiamo perché esso non conosce tragici appelli e disperati singhiozzi» scrive l'autore in «Giardini». Per questo è lecito ritenere che i due racconti raccolti in «Le signorine di Wilko» (1932), dove Iwaszkiewicz dà limpidezza cristallina al suo sentimento doloroso dell'esistere e alla sua capacità di placarlo con l'accettazione serena delle leggi del tempo e della natura, rappresentino — insieme ad altre sue pagine, come il romanzo «Madre Giovanna degli Angeli» (da cui ha tratto il film •omonimo J. Kawalerowicz nel 1961) — uno dei momenti più validi e duraturi di tutta la sua opera. E una conferma ci sembra venire dal fatto che proprio questi due racconti, «Le signorine di Wilko» e «Il bosco di betulle», siano stati portati sullo schermo (rispettivamente nel 1979 e nel 1970) da* un regista della statura di Andrej Wajda. - Pietro Marchesani Di Jaroslaw Iwaszkiewicz in Italia sono stati tradotti quattro libri: «Le signorine di Wilko» (Garzanti, 1961), «Madre Giovanna degli angeli» ( Mursia, 1979, 288 pagine, 7500 lire), «Giardini» (Editori Riuniti, 1979, 115 pagine, 3500 lire) e «Poesie scelte» (edite dall'Associazione Italia-Polonia, 1979).

Persone citate: Andrej Wajda, Garzanti, Kawalerowicz, Madre Giovanna, Mursia, Pietro Marchesani

Luoghi citati: Italia, Polonia