Contro la tecnologia ha riscoperto il corpo

Contro la tecnologia ha riscoperto il corpo Contro la tecnologia ha riscoperto il corpo Itempi sembrano maturi per una rieonsiderazione di DHL Lawrence, almeno in Italia, perché altrove la sua fortuna ha resistito bene. Se mai. l'autore di Figli e amanti e dell'Amante di Lady Chatterley è passato attraverso tutta una serie di metamorfosi interpretative; con il dovuto rispetto, i critici lo hanno tirato da tutte le parti come la pasta fatta in casa. Pro e contro. Ma proviamo a delineare un piccolo bilancio. A favore: l'accento posto alla pansessualità. e in particolare sull'importanza del corpo; la polemica contro la tecnologia e il suo culto, mostro estremo della società industriale livellatrice e alienante: il recupero del primitivo e delle radici profonde delle culture primitive" o precristiane. Contro, la subordinazione della donna, sanzionata dalla tesi di Lawrence sulla coscienza fallica, attaccata come maschilista dalla Millet nella Politica del sesso e a livello meno aspro da Simone de Beauvoir nel Secondo sesso: il rifiuto di qualsiasi analisi dei rapporti di classe, e all'opposto l'elitismo aristocratico, denunciato già da Cristopher Caudwell e che ha procurato a Lawrence una sommaria accusa di pre-nazismo; il dilettantismo antropologico E notate, d'altronde, che proprio una donna. Anais Nin. nel suo Diario additava in Lawrence una pietra di paragone nella problematica, si direbbe oggi, della liberazione della donna. La verità è che la narrativa di D.H. Lawrence appare quasi deliberatamente ambigua, e sfugge di conseguenza a una decifrazione a senso unico. Abbiamo un paio di occasioni recenti per verificarlo, con il racconto lungo La donna che fuggì a cavallo. (Editore Luanda) con l'altro racconto L'uomo che era morto, opportunamente pubblicato insieme a Apocalisse (Oscar Mondadori). Siamo nell'ultima fase, in parte addirittura si tratta di opere postume, e dunque ci misuriamo con il Lawrence più programmatico, con la summa delle sue idee, così dichiarate, anche se non necessariamente esplicite, da prendere talvolta la mano al narratore. La donna che fuggi a cavallo è un testo, se non ambiguo, certo polivalente, e provoca" toriamente contraddittorio. Qui la dimen^ sione dell'eros cede il passo alla postulazio- ne del cosiddetto primitivismo lawrenciano. sul quale conviene spendere qualche parola. Giuseppe Conte, che ha efficacemente tradotto e con intelligente partecipazione introdotto il racconto, parla a ragione di «fuga dal "soggetto" bianco». E difatti, la innominata protagonista, giovane americana moglie delusa di un ricco proprietario di miniere d'oro e d'argento della Sierra Madre assai più anziano di lei. nella sua" evasione a cavallo vèrso una misteriosa e temuta comunità di pellerossa incarna il simbolo di una società industriale bianca dominatrice ma ossificata e arida. Se gli Stati Uniti rappresentavano per Lawrence la punta di diamante dell'aborrita società tecnologica, pur contenendo ancóra in sé le potenzialità del primitivo (onde la distinzione, nei Classici americani, tra scrittori visipallidi e pellerosse), lo scrittore li emblematizzava spesso in donne frustrate e nevrotiche. La protagonista del racconto, man mano che procede in una natura brulla, riarsa dal sole — il «sole nero» di Lawrence, altro trasparente simbolo cosmico — e prima ancora di incontrare i tre pellerosse che la porteranno al villaggio, si sente morta, e il termine ricorre con frequenza ossessiva. Ecco allora un primo interrogativo. Esiste per il «soggetto bianco» che ha toccato il fondo della crisi della sua civiltà, tradizionalmente cristiana nelle sue strutture autoritarie e nel suo senso del peccato in base a un canone mutuato in qualche misura da Thomas Hardy, una possibilità di riscatto? La risposta è ambivalente. Da un lato, la donna consuma di fatto la propria «morte in vita» con la morte reale, vittima del coltello sacrificale dei sacerdoti pellerosse; dall'altro, nel nuovo ambiente e grazie alla droga che le viene somministrata, acquista una capacità diversa nel rapporto con la realtà, al punto da sentire in una cagna il processo di concepimento. L'altro interrogativo riguarda la civiltà primitiva, i pellerosse visti quali eredi degli aztechi: ha salvaguardato i valori primigeni, la simbiosi tra esistenza, divinità e natura non contaminata? Sembrerebbe di sì per quanto riguarda l'autenticità del modo di vita, ma all'opposto la comunità pellerossa, essa pure alquanto maschilista, contiene in sé i germi del fallimento, e si illude di recuperare quei valori ormai illusori, sognando velleitariamente di strappare ai bianchi la loro egemonia. L'anello di congiunzione resta, forse, la forza vitale, ciò che Lawrence chiamava «la quarta dimensione», «la forza... che passa di razza in razza». Ma lo stesso Lawrence, in più di una cùcostanza. aveva insistito sull'impossibilità di recuperare il passato, l'eredità etnisca o azteca. per rammentare due delle civiltà che lo attirarono, mentre rimase sempre indifferente ai risultati dell'antropologia più avanzata del suo tempo. Apocalisse e L'uomo che era morto proseguono il discorso, che al fondo è anche metafisico e religioso. Si badi: la" donna che fugge ha trentatré anni al momento della sua uccisione sacrificale, e il linguaggio del racconto, che un critico ha definito «liturgico», riporta molto scopertamente, per il lettore inglese, alla classica versione seicentesca, la Authorized. della Bibbia. Come rileva acutamente Stefano Zecchi nella sua prefazione. nell'Apocalisse di Lawrence «il popolo di Cristo... si scontra con i bagliori residui del cosmo pagano», il quale cosmo «è il luogo della connessione vìvente tra l'uomo e la natura». E' un libro di speranza giacché, mentre il Cristianesimo implica il culto della potenza e del dominio, l'autore mostra di «non voler soggiacere alla distruzione degli antichi simboli pagani». Cosi l'Apocalisse diventa un libro di speranza, la difesa contro l'avvento della disperazione predicato dal messaggio ebraico-cri stiano. E ci risiamo con il primitivismo la wrenciano e il suo significato, che riappare nell'Uomo che era morto, con la resurrezione terrena del protagonista per adombrare il ri fiuto della religione del potere, della distru zione. e la connessione tra corpo, fisicità, e amore. Di nuovo, trionfa il «flusso vitale» caro a Lawrence, per conquistare il quale può essere necessaria la violenza o il sangue Ma ecco che poi saltano fuori i teorici postnietzschiani del pensiero negativo, a spiegarci che alla fonte di Apocalisse di La wrence si trova VAnticristo di Nietzsche Lo ha fatto, indovinate un po'. Gilles Deleuze in una prefazione alla traduzione francese di Apocalisse, un paio d'anni or sono. E ci trQ •viamo per le mani un'altra chiave interpretativa, che Zecchi non sottoscrive e noi neppu re. ma che dobbiamo pur mettere nel conto Insomma, questo Lawrence è diventato una strada parecchio intrafficata. Claudio Goriier

Luoghi citati: Apocalisse, Italia, Luanda, Stati Uniti