Le aste, falso paradiso del compratore inesperto

Le aste, falso paradiso del compratore inesperto In anteprima il saggio di Herschenròder sui segreti finanziari dell'arte GLI anni fra il 1880 e il 1940, quelli dell'avvento del «collezionismo miliardario americano», costituiscono l'«età dell'oro» del mercato d'arte. Gli Anni Cinquanta e Sessanta sono stati l'«età dell'argento». Da questa datazione prende il via «I mercanti dell'arte» di Christian Herschenròder (Bompiani, Milano, 326 pagine, 12 mila lire), che sarà in librerìa dal 10 marzo. Herschenròder analizza tutti i settori del mercato: i maestri antichi, l'arte moderna, la scultura antica, i mobili, gli argenti, le porcellane e le ceramiche, i vetri, i preziosi, gli oggetti Fabergé (i manufatti usciti dal laboratorio del gioielliere dello Zar), le icone, l'arte primitiva ed etnologica, quella orientale, l'antiquariato, le stampe. Scavando in tutti i segreti (dalle quotazioni sbagliate alle strategie delle case d'aste), ricordando episodi e citando personaggi, l'autore offre così un'importante documentazione agli specialisti e una lettura fatta anche di sorprese per i non addetti. Ne pubblichiamo un brano in anteprima, sulla strategia delle case d'asta. UN fenomeno tipico degli anni euforici del boom è stata l'infiltrazione sempre più numerosa di amatori d'arte inesperti nelle sale d'asta internazionali, con l'intento di sfuggire al mercato e alla sua presunta politica degli alti prezzi. Sono numerosi gli esempi che dimostrano come questo genere di «caccia» privata, il più delle volte intrapresa senza l'indispensabile studio preUminare dei lotti, delle loro descrizioni nel catalogo e dei relativi prezzi, rischia assai spesso di concludersi con un fiasco. Ne cito uno che vale per tutti. Nel corso di un'asta tedesca mi sono venuto a trovare vicino a un concorrente che evidentemente era stato attratto da un preciso e unico oggetto. Il banditore stava proponendo quattro dipinti che il catalogo segnalava come opere autentiche di Jan van Goyen: un paesaggio fluviale con chiesa campagnola, nei toni grigi; Le aste, falso paradiso del compratore inesperto un paesaggio con canale in color seppia, un traghetto in discutibile stato di conservazione, e un paesaggio con fattoria. I primi tre dipinti, non certo eccezionali ma comunque di sicura attribuzione e menzionati dal catalogo generale delle opere a cura di H.U. Beck furono aggiudicati a una collezione privata tedesca per prezzi al netto fra i 70 mila e i 90 mila marchi. Il quarto paesaggio, segnalato come opera di van Goyen era il più mediocre di tutti, anzi così qualitativamente scadente da giustificare il dubbio che il monogramma e la data («v.G. 1631») vi fossero stati apposti in epoca molto più recente, tanto più che nell'anno menzionato van Goyen dipingeva quadri molto più pastosi e cromaticamente più ricchi. Il mio collezionista non fece nessuna offerta per i primi tre quadri; quando però giunse il turno del quarto, il cui prezzo di stima nel catalogo era di 50 mila màrchi, egli rilanciò le offerte fino a 60 mila marchi e si aggiudicò l'opera. Ora, lasciamo pure da parte ogni considerazione di gusto e di sensibilità. Il collezionista in questione (definito dal banditore «collezionista di pittura olandese del XVII secolo») evidentemente non sapeva che anche le migliori case d'asta accolgono nei loro cataloghi quasi sempre anche materiali poco sicuri, pur di aumentare il numero dei lotti disponibili. In tal caso le descrizioni del catalogo .sono quelle fornite dal proprietario e la casa le accetta tali e quali, soprattutto se il venditore è un cliente abituale che, accanto a merce di poco pregio, può sempre rimettere in circolazione anche opere di prestigio. Senza contare che anche troppo spesso que¬ sto o quel mercante riversa in asta un materiale che lui stesso ha acquistato per errore o che è stato costretto a accettare come abbinamento a un oggetto di valore di cui voleva entrare in possesso. Il novizio delle sale d'asta non sa nulla di queste cose. Spesso si rende conto dell'errore che ha fatto soltanto quando è già scaduto il margine di tempo che il catalogo d'asta prevede per i reclami (al massimo ventun giorni). Le case d'asta tedesche non si considerano legate dalle indicazioni e descrizioni contenute nei cataloghi, e giustificano questa prassi con l'affermazione che una casa d'asta in linea generale agisce da mediatrice, da incaricata per conto di venditori anonimi. E* vero che la gran parte dei cataloghi d'asta tedeschi assicura esplicitamente che la descrizione degli oggetti è fatta «secondo scienza e coscienza» ; ma poi senza transizione si passa a prendere le dovute distanze nei confronti di eventuali lagnanze: «Il banditore non assume responsabilità alcuna per eventuali errori o imperfezioni; egli.si dichiara disponibile nel limite del possibile a fungere da tramite tra i reclami giustificati che gli siano inoltrati dall'acquirente nei termini di tempo legalmente stabiliti, e il committente che ha proposto ih asta l'ogget-» to in discussione». Abbiamo tratto la citazione da un catalogo (1977) della casa Lempertz. ma può valere con qualche modifica per tutte le case d'asta tedesche. Siamo di fronte a una formulazione che non è impegnativa sul piano legale Essa certifica semplicemente che la casa d'asta è disposta graziosamente a trasmet¬ tere ogni eventuale reclamo al committente. Una possibile controversia legale viene così nella maggior parte dei casi soffocata ancora prima di nascere. Quando poi il reclamo riguarda un falso, all'incauto acquirente spetta per giunta l'onere, non certo facile, di fornire le prove dell'accusa. Nel mondo intero le case d'asta si difendono e si mettono al sicuro con gli stessi mezzi : chi vuole acquistare tramite loro, veda di raccogliere le informazioni necessarie attraverso l'esame del catalogo e l'osservazione preliminare degli oggetti, al fine di non esporsi a brutte sorprese e successive azioni di reclamo. Le case d'asta non si. preoccupano del fatto che un periodo preUminare di osservazione degli oggetti (che in genere si limita a una settimana e spesso a soli due o tre giorni) permette difficilmente l'esatta collocazione scientifica degli oggetti o un meditato raffronto qualitativo. (....). Le condizioni per le vendite all'incanto della galleria zurighese Koller sono concise e inequivocabili: «La descrizione degli oggetti avviene secondo scienza e coscienza, ma la casa non può assumersi nessuna responsabilità per quanto riguarda le indicazioni contenute nel catalogo. La casa è esonerata da ogni garanzia sotto il profilo legale o materiale». Anche la londinese Christie ha le sue precisissime regole. Leggiamo al punto 6 delle «condizioni»: «La Christie agisce esclusivamente da commissionaria... e né la casa né il venditore sono responsabili di ogni eventuale difetto o comunque manchevolezza degli oggetti o della correttezza delle mdicazioni relative alla paternità, origine, data, età, attribuzione, autenticità, provenienza o condizione degli oggetti». Qui si è coperta la totalità delle evenienze, eppure si ritiene di dover concludere con questo «crescendo» : «Il committente e la Christie si esonerano da ogni assicurazione o garanzia, e nessun dipendente della Christie è autorizzato a assumere una posizione diversa». Christian Herschenròder (Per gentile concessione della Bompiani)

Persone citate: Beck, Bompiani, Christian Herschenròder, Goyen, Koller, Spesso

Luoghi citati: Milano