L'albero della violenza crescerà ancora

L'albero della violenza crescerà ancora L'albero della violenza crescerà ancora Dopo un'inchiesta sul carcere in Italia Giulio Salierno pubblica un'indagine sui meccanismi del terrorismo ROMA — La violenza. I meccanismi della violenza. La violenza che esplode, furiosa ed improvvisa, sulle strade, lasciando sull'acciottolato sangue e vittime. Ma accanto a questo tipo di violenza, alcuni denunciano una violenza delle istituzioni, che si manifesterebbe in forme meno drammatiche e più subdole. E' questo l'argo-, mento affrontato da Giulio Salierno, già autore di «Memorie di un picchiatore fascista» e «Inchiesta sul carcere», nel suo nuovo libro, «La violenza in Italia», che sta uscendo da Mondadori. Salierno lei non è nuovo a ricerche di questo genere. Perché si occupi, in maniera cosi caparbia, di questo tema? «Perché sono convinto che la lotta contro la violenza sia una delle battaglie più difficili e incerte nei risultati, che l'uomo possa condurre. So, anche per esperienza diretta, che anche nell'animo del più mite tra di noi, può nascondersi un'incredibile capacità di violenza e di tirannia. La violenza ha sempre caratterizzato la società, i rapporti tra gli uomini,e quelli tra gli uomini e la natura». •La storia è, anche e soprattutto, storia della lotta dell'uomo contro la violenza degli elementi naturali, delle epidemie, del dominio di classe, del potere in senso lato. La peste, il colera, la spada o l'accumulazione del capitale, hanno falciato persecoli popoli interi. Ed è solo da poco tempo — si sarebbe tentati di dire da ieri — che, come riflesso del rivolgimento delle strutture economiche, to sviluppo delle scienze fisiche e sociali ha permesso di negare che l'uomo abbia come destino la malattia o la sottomissione all'altrui dominio. Ma ciò ha consentito di vincere solo alcune forme di violenza, quelle più scoperte ed evidenti. Probabilmente solo quelle superate dalla tecnologia e dal potere moderni. La battaglia, quindi, continua». Qual è l'ambito di ricerca del suo nuovo saggio? «Alcuni, solo alcuni, tra i principali fattori generatori di violenza: da certi meccanismi economici ai fenomeni degenerativi istituzionali. In sostanza, ho tentato di affrontare la questione della violenza, politica e comune, non tanto in riferimento diretto agli effetti della stessa, quanto e soprattutto in relazione alle cause che la determinano. Non mi pare, infatti che il problema della guerriglia o quello che scaturisce da esplosioni di violenza tipo "guerrieri della notte", sia il principale elemento della crisi che attraversa, il paese\ ma semmai una violenza che l'aggrava. Restano, invece, a mio giudizio, determinanti Te guestioni politi^ che, culturali di potere e soprattutto economiche. E, ignorando o sottovalutando le quali si finisce, pressoché inevitabilmente, col restare ipnotizzati dal contrasto perverso violenza repressione, che, a sua volta, agisce come ulteriore fattore di aggravamento della situazione. Come, purtroppo, mi pare stia_ già accadendo». Prima faceva cenno allaviolenza economica. Come si esplica? «Il sistema economico capitalistico è uno strumento per produrre ricchezza Esiste, però, il problema del "come" la produce e del "come" la distribuisce. Ora, nella nostra epoca, la macchina economica capitalistica è impossibilitata a produrre ricchezza senza creare marginalità, sottoccupazione, precarietà ecc. E la distribuzione della ricchezza prodotta avviene in modo da favorire i ceti dominanti e i paesi più ricchi. Ciò, assieme ad altri fattori, dà luogo, su scala mondiale, a un'incredibile concentrazione di miseria nei paesi sottosviluppati Si pensi che oggi circa un miliardo e mezzo di pèrsone, usufruiscono di un reddito annuo procapite pari all'in- circa a cento dollari». «In queste condizioni, il mondo si avvia lentamente a diventare una polveriera. Nel nostro paese, poi, anche se ovviamente in scala incomparabilmente più ridotta rispetto al terzo e al quarto mondo, da circa un decennio, assistiamo a una progressiva espansione dei ceti emarginati, sulle cui spalle finiscono col gravare una buona fetta dei pesi e vincoli del sistema economico. La^ conseguenza più appariscen- ' te di ciò è che, per migliaia e migliaia di giovani l'avvenire non presenta altro che lavoro nero o disoccupazione. E non ci vuole molta fantasia per capire quale drammatica condizione esistenziale ciò rappresenti per quei giovani». «Esiste una scala della violenza e tra una pallottola e uno schiaffo c'è una bella differenza. Ma il problema più grave e gravido di conseguenze della violenza odierna (politica, comune e di sistema) è che essa, a prescindere dalla sua qualità attuale, minaccia d'innescare una spirale senzq fine che può condurre il paese a livelli di barbarie senza pari. Noi dimentichiamo troppo facilmente che viviamo nel secolo di Hiroshima, di Buchenwald e della Kolyma; che Hitler e Stalin, insomma, non sono stati incidenti della storia, ma la storia». «L'equilibrio illusorio in cui ci culliamo potrebbe, in altre parole, spezzarsi con relativa facilità. Proprio mentre noi parliamo, in tutto il mondo decine e decine di migliaia di uomini muoiono in guerra, nei campi di concentramento, nelle galere, nei manicomi in ospedali-lager. E la barriera che ci separa da simili eventi è talmente sottile da poter essere sfondata con irrisoria facilità». «Mettere in moto, quindi, un meccanismo che ci avvicina a ciò è estremamente pericoloso. E nessuno è in grado di poter dire dove e come esso può fermarsi. Ciò che si può invece già osservare è che la crescente militarizzazione della vita politica (fenomeno che non interessa solo l'Italia) sta già causando danni via via crescenti Ovunque, si respinge sempre più il dubbio, la ricerca, la consapevolezza della relatività della verità e le minoranze, i diversi, i deviatiti, lo stesso dissenso, nel generale imbarbarimento, si trasformano in bersagli dei crescenti pregiudizi, miti, stereotipi culturali. La violenza in al•tre Parole, da strumento diventa o rischia di diventare fine, ideologia». Giuseppe Neri

Persone citate: Giulio Salierno, Giuseppe Neri, Hitler, Salierno, Stalin

Luoghi citati: Hiroshima, Italia, Mondadori, Roma