Fra Indice e Inquisizione c'era la nuova Chiesa

Fra Indice e Inquisizione c'era la nuova Chiesa La monumentale opera di Jedin per riscrivere la storia del Concilio di Trento Fra Indice e Inquisizione c'era la nuova Chiesa Hubert Jedin STORIA DEL CONCILIO DI TRENTO I. Concilio e Riforma II. Il primo periodo 1545-47 III. Il perìodo bolognese (1547-48) Il secondo periodo trentino (1551-52) IV/1. La Francia e il nuovo inizio a Trento Morcelliana, Brescia pagine complessive 2375, lire 68.000 SI è detto e ripetuto frequentemente che la svolta della Chiesa rappresentata dal Concilio Ecumenico Vaticano II aveva chiuso definitivamente l'epoca della «Chiesa *~ :ridentina». quell'epoca della storia della Chiesa che si era aperta con il Concdio dì Trento, cioè con l'atto di opposizione più'categorico alla Riforma protestante che segnava l'inizio della Controriforma Dove «Controriforma» significava per una tanto approssimativa quanto categorica cultura media, tutt'insieme il rigetto della libertà dell'uomo, il Sant'Uffizio dell'Inquisizione, i roghi degli eretici, le guerre di religione, i Gesuiti. l'Indice dei libri proibiti, la reazione più spietata, il sospetto la delazione e l'ipocrisia elevate a sistema, l'interdizione per i fedeli di leggere la Bibbia, il rigetto di ogni dialogo con le altre confessioni e le altre religioni ecc ecc. ^ In base a simile sommaria sintesi, questo blocco massiccio di reazionarismo e di ogni insincerità avrebbe continuato a sussistere dalla seconda metà del sec XVI fino agli inizi della seconda metà del XX. nonostante le sfide del mondo moderno, culminando nella proclamazione dell'infallibilità papale al Concilio Vaticano I (1870) e chiudendosi con la morte di Pio XH Solo con papa Giovanni XXHI e il Concilio Vaticano II si sarebbe dissolta (o. quantomeno, andata in crisi) questa immensa * cabala intessuta ai danni dell'umanità e. in fin dei conti, del cattolicesimo e della stessa fede autentica. Che una simile pittoresca semplificazione di una lunga vicenda storica sia frutto di fantasia è quanto non ci dovrebbero esser troppe difficoltà a capire Senza togliere nessuna delle ombre e delle responsabilità anche gravi e gravissime di quella storia, senza tentare rivalutazioni apologetiche dei suoi inizi, rappresentati in gran parte dalla vicenda del Concdio Tridentino, è certo che quel Concilio, nella sua esasperante attesa, nella sua faticosa prepara zione. nelle sue tortuosità e difficoltà, nel suo stentato avanzare, in mezzo alla grande vicenda che spaccò ad un tempo l'unità religiosa e quella politica dell'Europa, fu un momento altamente drammatico ed una fase di storia in cui. accanto alle ombre, si disegnano ampi squarci luminosi In ogni caso un tornante decisivo, non solo per la storia religiosa, ma per l'intera storia dell'Europa e. di riflesso, dell'Occidente in genere. Di questa vicenda conciliare, considerata spesso'A prodotto dell'intrigo e del cinismo curiale, aveva tracciato una grandiosa sintesi il servita Paolo Sarpi. la cui Istoria del Concilio tridentino apparve a Londra nel 1619 sotto lo pseudonimo anagrammatico di Pietro Soave Polano (con un lungo sottotitolo apposto da altri che spiegava come in essa «si scoprono tutti gli artifici della corte di Roma per impedire che né la venta di dogmi si palesasse, né la riforma del papato e della Chiesa si trattasse»). Pur nella forte parzialità dell'impostazione. U Sarpi. con indubbio senso della problematica storica, a propositox!i quella che egli definiva «la Iliade del secol nostro», faceva in apertura tre osservazioni fondamentali: come mai il Concilio, partito con l'intento di ristabilire l'unità della Chiesa, ne avesse sancito la frattura definitiva: come mai i disegni di riforma della Chiesa da parte dei principi fossero stati frustrati favorendo l'accentramento papale e la totale subordinazione dei vescovi; come mai il Concilio, temuto e osteggiato dalla curia romana, avesse finito per diventare strumento nelle mani di questa rinforzandone i poteri. L'opera del Sarpi aveva ricevuto confutazioni veementi da parte cattolica e curiale (pochi mesi dopo era stata posta all'Indice dei libri proibiti), ma rimase in sostanza l'unica vera grandiosa storia del Concilio di Trento, anche se di ispirazione nettamente di parte, giacché l'amplissima contro-storia del card. Sforza Pallavicino, tre volte più ampia di quella del Sarpi, rimase in sostanza, come osservò una volta Luigi Salvatorelli, una lunga recensione critica dell'opera del Sarpi e non un lavoro originale. La vera opera originale, di ricostruzione storica dell'intera vicenda del Concilio Tridentino, dalle richieste di riforma della Chiesa rimaste insoddisfatte dopo il grande trauma dello scisma d'Occidente e la sconfitta delle idee conciliariste fino al Concilio Tridentino vero e proprio ed alla sua complessa vero e proprio ed alla sua complessa vicenda, è dunque quella intrapresa dal maggior storico vivente della Chiesa, Hubert Jedin. Da cinquantanni questo studioso affronta il grande tema, attraverso una immensa quantità di ricerche preparatorie. Ricordiamo la sua vasta monografia sul card. Seripando, generale degli Agostiniani e campione nel Concilio della teologia agostiniana, la più vicina alle posizioni di Lutero (uscita nel 1937), il volume sulla storiografia del Concilio (del 1948), una quantità di saggi metodologici e di scritti minori (fra cui il saggio programmatico Riforma cattolica o Controriforma? tradotto dalla Morcelliana), e vari articoli (di cui un'ampia scelta trovasi nel volume Chiesa della fede, chiesa della storia, sempre tradotto dalla Morcelliana). Jedin ancora ha diretto la vasta Storia della Chiesa, che la Jaca Book ha messo a disposizione del pubblico italiano e la sintetica Storia dei concili (Herder-Morcelliana. 1978). Come l'opera del Sarpi, anche la Storia dello Jedin è ripartita in otto libri, secondo un piano lucidamente tracciato sin dall'inizio Ora resta da terminare solo l'ultima parte (i libri settimo e ottavo). Si apre con il superamento della grave crisi che il Concilio attraversò nel 1563, quando si dovette affrontare il problema da sempre, e ancor òggi, spinoso del rapporto fra potere primaziale del papa e poteri dei vescovi come di diritto divino (problema che l'attuale dottrina della collegialità ha parzialmente superatoTermina con la fine vera e pròpria del Concilio, quando l'opera del card. Morone, mettendo da parte il partito curiale degli zelanti ed aiutato questa volta proprio dai francesi, che prima avevano osteggiato a lungo il Concilio, riuscì a far concludere questo che resta il più lungo e tormentato concilio ecumenico della Chiesa. Se confrontata con l'opera pur sempre letterariamente grande del Sarpi. questa dello Jedin è un lavoro scientifico veramente moderno, ispirato ad un superiore equilibrio, che alla sterminata erudizione ed allo scavo di primissima mano unisce un forte senso storico ed una grande capacità di sintesi. Chiunque vorrà superare il livello dei facili e consunti slogans su Trento e la Controriforma non avrà che da ricorrere a quest'opera esemplare. Qui ci si può augurare solo che l'autore, per quanto alla soglia degli ottanta anni possa concluderla nel modo migliore Franco Bolgiani li concilio di Trento (Parigi, Louvre)

Persone citate: Agostiniani, Chiesa Hubert, Franco Bolgiani, Luigi Salvatorelli, Lutero, Morone, Paolo Sarpi, Polano, Sforza Pallavicino