CRITICA LETTERARIA

CRITICA LETTERARIA CRITICA LETTERARIA Visconti il manzoniano Ermes Visconti SAGGI SUL BELLO SULLA POESIA E SULLO STILE Redazioni inedite 1819-1822 Edizioni a stampa 1833-1838 A cura di Anco Marzio Mutterle («Scrittori d'Italia» n. 266) Laterza, Bari 727 pagine, 38.000 lire (ettore bonora) Teorico del romanticismo tra i più agguerriti per le Idee elementari sulla poesia romantica (1818), consigliere del Manzoni, ascoltato non meno del Fauriel, per le correzioni da portare alla prima stesura del romanzo, Ermes Visconti, più di altri forse che parteciparono alle battaglie letterarie degli anni del «Conciliatore», si condannò a una penosa involuzione dopo il ritorno alla fede, che diede i suoi primi segni nel 1827. La testimonianza pubblica più cospicua di quella crisi è offerta dagli scritti di estetica e di critica dati in luce fra il 1833 e il 1838: Saggi intorno ad alcuni quesiti concernenti il bello. Analisi di vari significati delle parole «poesia» e «poetico». Pensieri sullo stile. Anco Marzio Mutterle. che aveva al suo attivo studi sul Visconti esatti e ben documentati, ha dato una nuova corretta edizione di questi saggi. Ma il merito maggiore delle sue fatiche di editore è aver tolto dall'inedito quelle che possono considerarsi le loro prime redazioni, degli anni 1819-1822: gli scritti affidati alle cure di Claude Fauriel e di Victor Cousin per un'edizione francese che non si fece e che l'autore stesso non volle poi che si facesse (Riflessioni sul bello. Analisi de' vari significati delle parole «poesia» e «poetico». Analisi delle nozioni annesse in letteratura al vocabolo «stile»,). Nella prima redazione si riconosce il vigore, l'impegno, la spregiudicatezza che furono del Visconti negli anni giovanili. Le idee fondamentali e la struttura stessa di questi scritti è settecentesca, ma tutta romantica è la loro ispirazione: conforme al romanticismo lombardo — s'intende —, con la sua richiesta di un realismo che significava rispetto della verità storica e della coerenza psicologica, con il suo impegno sociale riflettente la cultura e le aspirazioni di una borghesia in ascesa, con la sua ostilità a tendenze teologiche e misticheggianti e, in genere, agli estremismi dei romantici tedeschi. Ma gli scritti tolti dall'inedito ci danno modo di conoscere meglio il Visconti non solo come teorico, ma anche come critico per i giudizi, in parte soltanto noti, su scrittori nostri e stranieri, contenuti nella Parte quinta delle Riflessioni sul bello. Daniela Delcorno Branca SULLA TRADIZIONE DELLE RIME DEL POLIZIANO (Biblioteca di «Lettere italiane» Studi e Testi XXIII) Olschki, Firenze, 195 pagine, s.i.p. (e. b.) Restano ancora aggrovigliati i problemi che presentano per un editore le opere del Poliziano, pur dopo gli interventi di studiosi di rara competenza (bastino in una rassegna molto sommaria i nomi di Carducci. Del Lungo. Pernicone. Ida Maier. Sapegno. Perosa. Folena. Ghinassi. Vittore Branca, Pastore Stocchi. Gorra). Nel caso poi delle Rime ancor più che delle Stanze e dell'Orfeo, a complicare il lavoro di un editore sta l'atteggiamento di sufficienza del Poliziano verso i suoi componimenti. Il «carattere episodico, spesso ai limite fra il gioco di società e l'elegante variazione del linguaggio stereotipato della lirica popolaresca. — scrive la Delcorno Branca —. spiega l'abbandono delle Rime» da parte del loro autore. Eppure ballatette e rispetti, proprio per il loro sottile, abilissimo modo di comporre ingenuità popolare e raffinatezza aristocratica, non casualmente furono sentite molto rappresentative dei gusti del cenacolo laurenziano. Se ne ebbero perciò molto presto raccolte sistematiche a cura di persone vicine all'autore o almeno legate alla sua stessa cultura e poco più tardi entrarono sparsamente nelle sillogi cinquecentesche di rime. Questa in breve l'intricata scoraggiante situazione che l'editore moderno deve affrontare. La Delcorno Branca, già nota per i suoi pregevoli studi sulle Rune' del Poliziano, in questo volume ha ripresp rielaborandoli e aggiornandoli quegli studi (Note sulla tradizione, delle Rime del Poliziano e Il manoscritto Riccardiano 2723 c la (orinazione delle antiche sillogi di Rime del Poliziano, apparsi nella rivista-«Rinascimento» del 1975 e del 1976): li ha poi integrati con altri capitoli sulla tradizione delle Rime e sull'ambiente della loro prima circolazione, aggiungendo molte e nuove precisazioni. Ha dato compiutezza al suo libro con l'elenco dei manoscritti e delle stampe antiche contenenti le Rime dell'Ambrogini o a lui attribuite con la bibliografia delle opere di cui si è servita e gli indici dei capoversi delle Rime certe e dubbi?. E" quindi augurabile che non tardi a darci l'edizione della quale si trova un promettente premessa in questo volume

Luoghi citati: Bari, Firenze, Italia, Laterza