Napoli e Roma viste da due giornali di Paolo Murialdi

Napoli e Roma viste da due giornali / primi anni del «Mattino» e del «Messaggero» Napoli e Roma viste da due giornali Francesco Barbagallo IL MATTINO DEGLI SCARFOGLIO (1892-1928) Guanda, Milano 222 pagine, 8500 lire Giuseppe Talamo IL MESSAGGERO E LA SUA CITTA' voi. 1(1878-1918) Le Monnier, Firenze 323 pagine, 10.000 lire DUE quotidiani importanti, due grandi città. Entrambe queste opere rispondono a quel criterio primario di una valida storia dei giornali che lo storico Nicola Tranfaglia definì alcuni anni fa «una chiave preziosa di analisi deUa gestione del potere nella società moderna e contemporanea». Collocare, infatti, la ricostruzione delle vicende di un giornale e l'esame delle sue caratteristiche nel rapporto della società in cui opera — come strumento del potere o di opposizione — toglie alla storia della stampa i limiti delle settorialità o dell'aneddotica. Il Mattino degli Scarfoglio dello storico Francesco Barbagallo è il frutto più recente del benemerito lavoro promozionale nel campo delle ricerche specialistiche che il torinese «Centro per gli studi sul giornalismo Gino Pestelli» svolge da più di un decennio. Nel libro campeggiano le due forti e pittoresche figure di Edoardo Scarfoglio il-fondatore del giornale, e di sua moglie Matilde Serao, scrittrice di romanzi di successo. Edoardo Scarfoglio grande retore (con l'amico D'Annunzio era partito dal natio Abruzzo alla conquista di Roma) e polemista di rara violenza e spregiudicatezza, è il capostipite del giornalista-moschettiere ; cioè di quel tipo di giornalismo "sanguigno e personalistico che ha prodotto tanti epigoni e al quale si contrappose, dai primi anni del secolo, quello di Albertini e di Frassati improntato ai modelli dei Paesi più avanzati. Con Scarfoglio la Serao e i comprimari la materia colorita non manca: e Barbagallo non la trascura anche perché correda "efficacemente il ruolo politico svolto dal giornale da lui giustamente privilegiato. Questo ruolo è duplice: da un lato V Mattino è strumento costante di mediazione dei mutevoli blocchi di potere a Napoli e in varie zone del Mezzogiorno, dall'altro è il creatore o l'interprete dei gretti interessi e dei miti retorici (con al centro l'espansione oltremare) dell'aristocrazia e della borghesia napoletana. L'esigenza di salvagurdare una sufficiente autonomia di azione al blocco di potere locale è così forte dà spingere un reazionario come Scarfoglio a prendere le distanze dal tentativo autoritario di Pelloux nel corso della crisi di fine secolo: e più tardi, da indurre i suoi eredi a cercare di opporsi a una totale presa di possesso del giornale da parte del fascismo. La storia del Messaggero presenta aspetti diversi. Intanto il fondatore e l'artefice delle sue fortune, Luigi Cesana, è un giornalista che non si mette in mostra, ma che lavora con operosità al progetto di fare del giornale l'organo di informazione, di intrattenimento e di polemica, della classe media e di quella popolare, in crescente sviluppo a Roma a partire dal 1880. Lo storico Giuseppe Talamo esamina soprattutto, come dice il titolo del suo saggio lo sviluppo della capitale in parallelo alla ere- scita del giornale e al perfezionamento della sua formula: con pignoleria .quartiere per quartiere indica l'aumento della popolazione i livelli salariali e quelli della scolarità. I segreti di bottega di Cesana erano semplici: ampi resoconti dei processi *più avvincenti registrazione di ' fatti e fatterelli nella cronaca locale (a imitazione del milanese Secolo) e un'attenzione particolare ai problemi della burocrazia. Nel 1880. per esempio Cesana pubblica una serie di articoli tutti intitolati «Per la travetteria». In breve. Cesana scelse di fare il giornale per tutti ed ebbe successo. Ma anche le grandi questioni del Paese, a cominciare dall'espansione coloniale sono presenti sulle pagine del Messaggero la cui linea non sempre resta ancorata alle posizioni democratiche e alle simpatie per il movimento socialista. «Si cercherebbe invano — scrive Talamo — una linea "democratica" conseguente e rigorosa: si troverà più facilmente un "buon senso" a volte fin troppo facile, con venature di moralismo spicciolo, di ripetuta condanna . della politica». Ma tutto sommato — è la sua conclusione un po' forzata — Cesana e /' Messaggero finiscono per svolgere un'opera di educazione delle classi popolari. Nel 1911 Cesana decide di ritirarsi. Fallito un tentativo di vendere il giornale ai giornalisti che vi lavorarono, il mite fondatore vendette // Messaggero all'imprenditore Giuseppe Pontremoli. che già possedeva V Secolo di Milano. Pochi anni dopo, al momento dell'entrata in guerra, si affiancarono al. Pontremoli i, fratelli Perrone i potenti proprietari dell'Ansaldo. La musica cambiò sotto molti punti di vista, ma /.' Messaggeroconservòilsuo forte radicamento cittadino creato da Cesana. Questo primo volume del Talamo arriva al 1917. quando, con un'operazione molto discussa (per la presenza di finanziamenti francesina fini politici) i Perrone acquistarono il palazzo dell'Hotel Select che è ancora oggi la sede del giornale. Paolo Murialdi

Luoghi citati: Abruzzo, Firenze, Guanda, Milano, Napoli, Roma