Quanto ha influito Husserl sulla filosofia italiana

Quanto ha influito Husserl sulla filosofia italiana Quanto ha influito Husserl sulla filosofia italiana S. Zecchi LA FENOMENOLOGIA DOPO HUSSERL NELLA CULTURA CONTEMPORANEA Nuova Italia, Firenze I volume, 96 pagine, 3000 lire II volume, 162 pagine, 3000 lire A. Schutz SCRITTI SOCIOLOGICI Utet, Torino 470 pàgine, 25.000 lire U. Galimberti PSICHIATRIA E FENOMENOLOGIA Feltrinelli, Milano 322 pagine, 10.000 lire LA fenomenologia ha conosciuto, in Italia, una fortuna assai contrastata — fatta di alcune vivide luci e di molte ampie ombre — che qualcuno dovrà un giorno o l'altro raccontare per esteso. Scoperta in anni lontani da filosofi cattolici (come Sofia Vanni Rovighi), che vi trovavano numerosi concetti imparentati con le dottrine deVa Scolastica, la fenomenologia si è andata faticosamente acclimatando nella cultura laica dei secondo dopoguerra, per tante ragioni orientata verso tematiche e istanze assai lon- ■ tane da quelle fenomenologiche. E' stato, come si sa, Enzo Paci ad assumersi l'impegno di una ripresa organica e sistematica dell'opera di Husserl e seguaci. E si è trattato, a partire dai primi anni '60, di un impegno intensamente sentito dal compianto filosofo milanese, che col suo insegnamento e le sue opere ha costituito finalmente un piccolo ma agguerrito gruppo fenomenologico italiano. Uno dei più giovani allievi di Paci, Stefano Zecchi, ha da poco pubblicato in due agili volumetti un panorama deVa fenomenologia europea. Nonostante l'obbligata sobrietà del discorso, l'opera di Zecchi appare esauriente e ricchissima di dati e di osservazioni che fanno riflettere. Il primo elemento che emerge ad una lettura anche superficiale riguarda la vastità delle dimensioni dell'episodio fenomenologico in seno alla storia intellettuale dei nostro secolo. La fenomenologia è stata in effetti qualcosa di ben più ampio e complesso che non una semplice dottrina filosofica. Sviluppandosi qualche-volta al di là delle intenziojii delio stesso Husserl, essa si è inserita nella riflessione epistemologica e nel discorso estetico, nel dibattito sulla storia e in quello sul marxismo e le scienze umane. Zecchi è efficacissimo nello scovare e nel mettere in giusta luce i filoni più inopinati dell'indirizzo fenomenologico. Tra le personalità più eminenti di tale indirizzo egli dà giustamente un bel risalto ad Alfred Schutz. Oggi esce finalmente del grande studioso tedesco-americano un atteso volume di Saggi sociologici, curato con gran¬ de competenza da Alberto Izzo. Ad Izzo dobbiamo essere particolarmente grati per la sua fatica. In effetti, non soltanto egli inette a disposizione degli studiosi testi di grande importanza nella storia del pensiero sociologico, ma avvia le premesse di una migliore conoscenza, anche da noi, di una figura assolutamente centrale delle scienze umano-so^ ciah novecentesche. Fino ad oggi Schutz era rimasto, da noi, una figura un po' laterale anche per gli addetti ai lavori. Alcuni anni orsonò il Mulino aveva pubblicato V suo libro più organico (ma a nostro avviso meno interessante di questi Saggi sociologici): la Fenomenologia del mondo sociale. Poco dopo la Rosenberg e Sellier ha offerto II problema della rilevanza, un testo assai bello anche se di non facile lettura. Ma nonostante la disponibilità di queste opere, Schute non aveva ancora, ci pare, «sfondato»: né presso i sociologi né presso i filosofi. Ora la presenza di questo massiccio eppur scorrevole volume contribuirà, ne siamo certi, a modificare la situazione. Ancora dall'area delle scienze umane proviene, .sempre in questi giorni, una nuova proposta fenomenologica. Alludiamo al volume Psichiatria e fenomenologia di Umberto Galimberti. Qualche tempo fa Mario Rossi Monti aveva pubblicato sotto lo stesso titolo un agile «reading» che consente al lettore alle prime armi di accostare alcuni testi chiave in questo ambito di studi: di Jaspers, Husserl, Binswanger, Sartre, Merleau-Ponty, Minkowski, Laing, Cargnello e qualche altro. Il libro di Galimberti ha un taglio e un'ambizione diverse. Nella sua parte centrale (il libro si apre con una sezione un po'a sé su Corpo e psiche nella tradizione occidentale/Z'indagirce tematizza uno dei nodi centrali del dibattito novecentesco sull'analisi psicologica dell'uomo. Si tratta della questione relativa alla validità dell'approccio naturalistico-scientifico nello studio della psiche e della persona umana. Per una certa corrente della psicologia moderna tale studio deve modellarsi sull'esempio fornito dalle discipline fisico-naturali. Per altri studiosi, ispirati da Dilthey, Jaspers e la fenomenologia, è invece necessario erborare un metodo di indagine completamente diverso. Orbene, Galimberti ha rivisitato i testi di questo secondo indirizzo, individuandone con precisione i principi epistemologici, la concezione antropologica e le idee più direttamente psicologiche. La terza parte del volume offre invece, in qualche modo, un esempio operativo dei metodo fenomenologico in psicopatologia, a proposito di una nozione particolarmente^ cara alla fenomenologia: l'alienazione. E'anche attraverso queste pagine che il lettore può rendersi conto del grado di validità che ■'approccio fenomenologico può avere in una determinata e assai delicata area della scienze umane. Sergio Moravia

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