Meno schiava più artista

Meno schiava più artista Intervista a Germaine Greer sui difficili rapporti fra donna e arte Meno schiava più artista Nel suo nuovo libro «Corsa a ostacoli», appena uscito in America e in Inghilterra, la scrittrice australiana ha raccolto seimila nomi di donne pittrici. Donne Leonardo, donne Tiziano, donne Poussin non esistono — dice — ma la ragione sta semplicemente nel fatto che non possono nascere grandi artiste da ego danneggiati, da volontà deboli, da libido represse e da energie deviate in nevrosi. LONDRA — Si parla molto di Germaine Greer, autrice di Corsa ad ostacoli (Obstacle Race: nel titolo originale «race» ha il doppio significato di corsa e di razza) che sarà tradotto da Bompiani. Se ne parla bene in America e male in Inghilterra. Me lo rivela lei stessa, infastidita dalle critiche britanniche, che le rimproverano soprattutto le contraddizioni. «Ma certo die in un simile argomento ci sono contraddizioni», dice la Greer. Perché non ha parlato di pittori uomini? Perché avrebbe dovuto, ribatte, se il suo oggetto era proprio la donna pittrice? Ma il libro vende, vende bene. Germaine Greer riceve ogni giorno lettere da lettori e lettrici. Alcune sono proprio strampalate. «Per esempio, senti. Ieri una pittrice della Royal Academy mi chiede, in tutta serietà, perché non avessi scritto invece di donne criminali, della storia della criminalità nelle donne: una follia...». Germaine Greer, nata in Australia, educata a Sydney. Melbourne e Cambridge, laureata in letteratura inglese, prima del suo clamoroso successo con The Female Eunuch. insegnava alll'università. - Oggi tiene conferenze, lavora per la radio, la televisione e, soprattutto, scrive. Nella sua introduzione a Obstacle Race, dice: «Donne Leonardo, donne Tiziano, donne Poussin non esistono: ma la ragione non sta nel fatto che le donne hanno uteri, che possono avere bambini, che il loro cervello è più piccolo, che mancano di vigore, che non sono sensuali. La ragione è semplicemente nel fatto^he non nascono grandi artisti da ego danneggiati, da volontà deboli, da libido represse e da energie deviate in nevrosi». Umiliazioni Come la donna abbia potuto esprimere finalmente se stessa è spiegato in capitoli ben ordinati; nella prima parte, troviamo capitoli sulla famiglia, l'amore, l'illusione del successo, l'umiliazione, la dimensione, il primitivismo, le opere che spariscono. La seconda parte contiene capitoli su: il monastero, il Rinascimento, la magnifica eccezione (Artemisia Gentileschi), natura morta e pittura di fiori; le ritrattiste; le dilettanti; l'era delle accademiche; il secolo diciannovesimo. La mole della ricerca è impressionante. Come ha fatto? Intanto, bisogna dirlo subito, ci lavora da una decina di anni. E poi «andando in biblioteche e leggendo tutto. La Biblioteca Witt dell'istituto Courtauld di Londra è un pozzo. Bisogna semplicemente scorrere tutti i cataloghi e fermarsi su ogni nome di donna. Alla fine avevo raccolto seimila indici nel mio sistema di schede. Di gran parte di queste pittrici non ho mai visto le opere originali, molte delle quali sono andate perdute. Ho anche una buona memoria visiva. In molti casi mi ha aiutato lei a collegare opere di una stessa mano: soprattutto quando in certi cataloghi di aste si trovano attribuzioni sbagliate Di questa edizipne inglese non le piace niente,, non'.le piace il formato, l'aspetto, le illustrazioni, la stampa. «Suppongo che succeda sempre così...». Eppoi non voleva fare questo tipo di scritto ragionato, ne aveva in mente un altro, mi dice, un dizionario di pittrici con illustrazioni, un indice da consultare, senza tirare in ballo la mancanza di genialità, lo scarso contributo femminile alla storia della pittura. Il suo Obstacle Race è risultato intelligente — nell'esposizione tradisce la sua disciplina accademica — divertente, interessante, informativo, fantasioso. Pur non allontanandosi dalla rigorosa ricerca e dal ragionamento ben argomentato. «L'intenzione è quella di mostrare le donne pittrici non come una collana di persone sopravvalutate — scrive — ma come membri di un gruppo che ha molto in comune, tormentato dagli stessi conflitti e motivazioni e dalle stesse difficoltà pratiche, gli ostacoli sia esterni e sormontabili, sia intemi e insormontabili della corsa aZnmpresse». Perché «il quadro portabile» sia arrivato a tale prestigio non è facilmente spiegabile. Non è immediatamente ovvio. L'autenticità e la rarità conferiscono dei valori altissimi. T grandi pittori, dice l'autrice, erano raramente degli aristocratici ma esprimevano l'aristocrazia, l'establishment, come si direbbe oggi. Nel capitolo dedicato alla famiglia, la scrittrice analizza la storia dell'arte femminile come derivata dall'istruzione familiare: quasi sempre le pittrici dei secoli scorsi avevano imparato a dipingere da un padre o da un consanguineo — mandare una giovanetta «fuori» a imparare sarebbe stato impensabile. E dal consanguineo la donna derivava lo stile, anche perché era quello che le si chiedeva, eseguire copie, finire delle tele. La figlia di Jacopo Robusti. Mariatea, aveva imparato a dipingere ritratti nello stile del padre a tal punto che veniva chiamata La Tinioretta: ma la sua è una storia di sacrificio. La figlia di Paolo Uccello, Antonia, sapeva dipingere, e fini carmelitana. Anche a Justina, figlia di Sir Anthony Van Dyck, il padre insegnò a dipingere. Ci sono poi le dinastie di pittori, ma «a volte figlie, a volte sorelle, queste pittrici erano regolate da ammirazione e amore, non dall'esigenza del loro talento e creatività». Nel capitolo dedicato all'amore leggiamo di storie strazianti (ognuna delle quali è un libro, da sola), di Constance Mayer amante di Greuze e poi di Proudhon che coprì di sangue quando la pittrice si squarciò la trachea con una lametta. Apprendiamo di mogli che emersero come pittrici' solo dopo la morte dei loro mariti pittori, e assistiamo al grande sacrificio di Gabriele Munter per Kandinsky. Solo più avanti la donna riesce a staccarsi un po' dal suo idolo; come la stupenda Romaine Brooks, oggi tanto di moda, si veste da uomo, prende donne come amanti. Un altro ostacolo all'affermazione femminile consiste nell'adulazione che va alla donna perché giovane e carina e* perché, i'«incapace», produce cose graziosine: è l'illusione del successo. «Persino Vasari adottò un doppio standard quando scriveva di opere femminili, dato che esercitava un tipo di galanteria con loro che non inibiva il suo giudizio quando scriveva di pittori maschi». La protagonista dell'unii-' liazione — altro ostacolo della corsa, è Angelica Kauffmann. la chiacchierata, e Vigee-Le Brun, la calunniata (altre storie affascinanti). Nella sua opera, la donna manca di dimensione, di grandezza e, per l'autrice, il primitivismo è la negazione della grande eredità culturale europea. Fuori casa Una eccezione tra le famiglie che non mandavano le figlie fuori casa a studiare, è il nobile cremonese Amilcare Anguissola, che aveva sei figlie, due delle quali furono spedite a studiare pittura. Il nobile era povero e, dando un mestiere alle sue ragazze, voleva anche dar loro una dote : Sofonisba, difatti, non solo riuscì a guadagnare bene durante la sua vita, ma insegnò pittura alle sorelle Lucia. Europa e Anna Maria. Venne accolta con molti onori alla corte di Spagna e, nel 1580, quando aveva già 52 anni, il re di Spagna le offri un marito. Voleva sposare un italiano : il re trovò un siciliano che la nordica probabilmente non considerava affatto italiano. Quando il marito siciliano morì quattro anni più tardi, l'attempata sposina venne richiamata a corte, ma chiese venia: voleva visitare la sua amata Lombardia. Sulla nave che da Palermo la portava a Genova incontrò il capitano e si sposarono subito. Una eccezione alla mole di lavoro derivativo e «grazioso», ma non grande, secondo l'autrice, è Artemisia Gentileschi. Figlia d'arte, la giovanissima Artemisia venne violentata da un amico del padre, un pittore pieno di charme e molto cattivo la cui figura, ben delineata, non può che non ricordarci il -Don Giovanni di Da PonteMozart. Il violentatore bello ed elegante, cavallerizzo sfottente, aveva anche rubato dei quadri, oltre ad oltraggiare l'onore di famiglia: ci fu un processo clamoroso a Roma e, nonostante la tortura di prassi alla quale i vari testimoni — Artemisia compresa — furono sottoposti, il Tassi se la cavò. E così Artemisia quindicenne cominciò la sua vita come donna chiacchierata, «finita», e quindi liberata. Nei suoi quadri difatti è la donna che figura protagonista: l'angelo dell'Annunciazione è donna, le sue Giuditte sono donne di vendetta, raffigurate fuori dalle convenzioni, nell'atto dell'assassinio (dita rosee e graziose tra i peli nei della chioma di Oloferne; o, in un'altra tela, Giuditta eroina, sempre con la sua ancella, an-. ch'essa dignitosa giustiziera). Ma cercare di riassumere vagamente un libro nel quale confluiscono idee, stòria dell'arte, narrativa e filosofia, non può che nuocere al libro e all'autrice: una donna eclettica e sorprendente. I suoi articoli apparsi per anni sul periodico satirico Private Eue, firmati con lo pseudonimo di Rose Blyth (indicativa la scelta di questo pseudonimo: in genere le scrittrici quando usano un altro nome, ne scelgono uno maschile), sono stati raccolti in un libro: una deliziosa guida al giardinaggio, giardini orrendi e selvatici, piante disubbidienti ed ottuse: l'opposto del consueto articolo sulla botanica dove il presunto classicismo del giardiniere impone l'ordine alla natura. Rose Blyth la natura non la doma mai. Mi dice tra poco si rifugerà a Cambridge, per finire di scrivere un altro libro. L'argomento la appassiona, ne parla volentieri. E* sulla «politics of Human Fertility» — la politica della fertilità umana, ideata per la televisione. Poi la tv ha bocciato l'idea, che è piaciuta invece all'editore americano della Greer. «Chi vuole figli, chi non li vuole, cosa vuol dire avere figli per le diverse società: per alcuni è un obbligo, per altri un simbolo sociale ». Ci sono altri punti, altri temi. «Per esempio un'analisi di chi, per carriera, sceglie di fare aborti: gente che asporta feti come lavoro, è gente di un certo tipo: io capisco bene che le infermiere si rifiutano di essere presenti durante gli aborti. La sterilizzazione: ci sono giovani dottori che fanno ogni tipo di roba, negli ospedali americani e non solo americani: in alcune società la donna caucasica, la donna bianca, ambirebbe alla sterilizzazione e non riesce a ottenerla, in altre società succede l'opposto». Si fanno esperimenti sulle donne del Terzo Mondo con il depo-provera: l'idea consiste nel ritardare una gestazione subito dopo un parto. «Nel 75 per cento delle donne provoca mal di testa, svenimenti e perdite di sangue, un disastro per la donna indù e musulmana, perché è immediatamente considerata immonda. Con questi esperimenti si cerca di ridurre la popolazione gialla e nera perché i bianchi temono che diventino-troppi. La teoria che se fossero di meno sarebbero meglio nutriti, più ricchi, è tutta da provare: i Tuareg, per esempio, che secondo questa tesi dovrebbero essere ricchissimi, sono invece poveri e muoiono come mosche». Come tutte le persone attive e creative mi parlerebbe per ore di quello che sta facendo, quello che ha fatto, la sua Corsa a ostacoli è finita, appartiene al passato, sta agli altri leggerla, capirla. Gaia Servadio «Divieto di transito» di Kay Sage (1954)