Cacciava immagini con folle di servi
Cacciava immagini con folle di servi Le fotografie di Giuseppe Primoli Cacciava immagini con folle di servi Daniela Palazzo!! GIUSEPPE PRIMOLI Electa, Milano 98 pag. con 84 fotog. 15.000 lire SI facevano chiamare Gegé e Lulù. erano i conti Giuseppe e Luigi Primoli «napoleonidi» romani perché nipoti di Luciano Bonaparte: nati a metà Ottocento e allevati a Parigi lino alla bancarotta del «cugino» Napoleone III nel 1870. E. dopo, divisi tra lo *horseset» fangoso, ie provinciali mondanità umbertine e le eleganti amicizie parigine; Gautier, Dumas fils. Daudet. Maupassant. Degas. i Goncourt. Rolland. Spesso, tutti e due. con una macchina fotografica in mano e Gegé sempre: lui. anzi, organizzava dei veri safari fotografici, «una carovana di servi, recanti centinaia di lastre e una collezione di macchine fotografiche». Se il Papa gli dava udienza, lo fotografava «tutto sbilenco, appoggiato al suo bastone»; oppure la presidentessa francese, signora Carnot. «vista di spalle mentre scende dalla carrozza»: o «l'Imperatrice di Germania in Campidoglio»; perfino «Degas, che esce dal pissoir». Di Lulù e di Gegé — sopratè rimasto un ncucimilarfo- elHp no. anni fa. tutto di lui archivio con tografie. Ce li rivel? Silvio Negro e poi Lamberto Vitali. Per Carlo Bertelli (Annali, Einaudi) Gegé è un grande fotografo, un narratore zoliano, precursore delle «sequenze» moderne. Ma per Aldo Gilardi (Storia sociale, Feltrinelli) «le sue storie fotografiche... sono di vetro di fabbru/azifoite, qualun¬ que». La piccola scelta della Palazzoli non dà che una idea e ha didascalie spesso sbagliate, informazioni limitatissime. Ma sono riprodotti alcuni dei Cartoni-Schedari sui quali Gegé Primoli raggruppava gli argomenti: che so. per esempio il circo di Buffalo Bill a Roma nel 1890. manovre militari o vedute romane. E si nota allora che questo «dilettante» organizzava già (anche se son fogli di un proprio privato diario) qualcosa che sta tra i «contatti» di prova delle moderne 35 mm e le «sequenze» di un reportage. Si scopre anche che Primoli cercava sempre, dietro le immagini piatte della realtà frontale, un controcampo, un rovescio dei fatti: una folla, una tribuna, una scenetta riprese di spalle c magari anche di tre quarti. Piazzava, ci raccontano, varie macchine in diversi punti per ottenere più angolature di un avvenimento: come un cronista curioso (non amava forse soprattutto Stendhal?) frugava ogni cosa da ogni lato e raccoglieva in un piccolo racconto tutte le possibili e sfaccettate testimonianze. Il suo, purtroppo, cioè quello di Roma, era un demimonde. E le sue «Memorie in fotografia» cosi non raggiunsero la qualità che avT:ebvteero potuta toccare altrove. Rimasero a formare un album\ma non mai bozzettistico. Più che zoliano, insomma, fu un fotografo tra Maupassant e Goncourt.. Con una punta di intermittente snobismo che oggi diremmo alla Peyrefitte: e non soltanto quando fotografava robusti pastori nudi, col flauto in bocca, ribattezzandoli «Pan». Claudio Savonuzzi
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