Silone in carcere difende il suo socialismo cristiano

Silone in carcere difende il suo socialismo cristiano Silone in carcere difende il suo socialismo cristiano Ignazio Silone MEMORIALE DAL CARCERE SVIZZERO Lenci, Cosenza, 92 pagine, 3000 lire NEL corso di una ricerca sui procedimenti di epurazione, attuati dal 1943 al 1946, il curatore di questo singolare volumetto, Lamberto Mercuri, ha scoperto in Svizzera un importante scrìtto di Ignazio SiIone, l'ex dirìgente del partito comunista diventato scrittore di grande successo fFontamara, Pane e vino. Il segreto di Luca, per citare alcuni titoli) e, contemporaneamente, uno dei più coerenti sostenitori del liberalsocialismo in Italia. Nel dicembre del 1942 Silone insieme con pochi compagni di fede politica viene arrestato dalle autorità svizzere sotto l'accusa di ■aver organizzato il Centro estero dei partito socialista italiano e di aver contribuito, in qualche modo, alla preparazione di un movimento di disobbedienza civile verso il governo fascista italiano. La Confederazione elvetica, per tutto il ventennio, non aveva rifiutato asilo ai fuorusciti antifascisti, a patto che non svolgessero attività politica attiva. Silone, Formica e Gonni sono arrestati perché la polizia crede di aver trovato le prove di una cospirazione capillare, in contrastò con le regole della neutralità svizzera. Ignazio Silone, nel carcere di Zurìgo, in una notte e un giorno scrive questo «Memoriale» che non è soltanto un atto di difesa, ma anche un esame di coscienza in cui riassume il suo credo: un socialismo «murato» in certezze cristiane, in direzione di un'econo¬ mia negata alla nazionalizzazione o alla statalizzazione. Malato, preoccupato non tanto della propria sorte quanto dì quella di altri compagni antifascisti, i cui nomi possono cadere nelle mani delle autorità di polizia elvetiche, Silone abbina l'appello alla comprensione con l'esposizione di un programma politico tuttora di notevole interesse, nonostante il prevalere in alcune parti di tentazioni utopistiche. Con il superamento della concezione staliniana della presa del potére, Silone indica la strada per il rigetto sia del riformismo piccolo-borghese sia del massimalismo, per l'avvento di una democrazia federale, come sola formula capace di assicurare l'autogoverno, e per forme di controllo dell'economia da parte dei produttori e dei consumatori: cooperative, sindacati misti. In questo quadro si auspica la municipalizzazione per ciò che riguarda i mezzi pubblici, la sorveglianza severa del credito, sino all'assunzione di responsabilità da parte dello Stato in questo settore. Silone conclude l'appello con queste parole: «Spero di non essere letto da un poliziotto, ma da un uomo e da un cristiano. Ch'egli accolga questo mio messaggio come un regalo di Natale. S'egli non lo capirà, forse lo capiranno quelli che tra cento o duecento anni frugheranno fra queste povere carte per cogliervi una scintilla della grande lotta della nostra epoca». Le autorità svizzere decidono l'espulsione di Silone e di Formica, l'ammonizione per Gonni; ma il provvedimento di espulsione non viene eseguito «in quanto attorno alle frontiere della Svizzera c'era la guerra». Molto si è scrìtto su Ignazio Silone scrìttore autentico in vita o in morte; questo materiale^svizzero porta in superficie un aspettp poco conosciuto, quello del militante politico,, dell'antifascista che, né la delusione per l'esperienza terzintemazionalista né la difficoltà di costruire un modello socialista non debitore verso altre esperienze mal riuscite, avevano mortificato nell'impegno, o spinto a rifiutare il rìschio della prigionia. Silone uomo politico non muore quindi con l'espulsione dal pei nel 1930, continua negli anni di guerra e proseguirà dopo la Liberazione quando indicò con lucidità i perìcoli die per il partito socialista avrebbero significato sia il patto d'unità d'azione con il pei sia la scissione di palazzo Barberini. Ma in quest'azione fu quasi solo, il suo peso fu quello non di un leader, ma di Un semplice militante della grande diaspora socialista. Giancarlo Carcano

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