Il corpo, ultima rivoluzione

Il corpo, ultima rivoluzione Discutiamo un filone di cultura che è entrato nel linguaggio del Papa Il corpo, ultima rivoluzione SE è vero che il discorso del Papa sulla concezione dell'amore e delia sessualità nella Bibbia ima. non dimentichiamolo, solo dell'amore esplicitamente finalizzato alla procreazione ) segna un recupero della tema oca del corpo nella teologia cattolica, si tratta di un «recupero» solo relativo. Esso ha, infatti, alle spalle una consolidata tradizione di «teologia delle realtà terrestri»» che è stata vivissima nel pensiero cattolico, soprattutto francese, almeno a partire dagli Anni 30. quando cominciò a diffondersi l'opera di Jacques Maritain, che rimase a lungo il punto di riferimento per la cultura e l'attività sociale cattolica anche dopo la seconda guerra mondiale, almeno fino all'inizio degli Anni 60. Questa teologia, benché estremamente e sinceramente attenta alla natura propria delle cose temporali —" e dunque, per esempio, oltre che alla realtà corporea dell'uomo.' anche ^aile istanze di libertà e di democrazia che si facevano valere in campo politico — si ispira%ra però a una rigida ripresa della filosofia cristiana medievale, e a un totale rifiuto del pensiero moderno, accusato di aver distrutto queW umanesrmo integrale (così suona il tìtolo di una delle più famose opere di Maritain) che si era espresso nella cristianità medievale e nella sua fondazione, almeno teorica, di un ordine mondano «organico», in cui erano realizzati i principi di una vera «comunità», che non aveva nulla da fare con la società moderna fondata sull'individualismo, la concorrenza, i puri vincoli artificiali del contratto sociale. Tutto ciò va ricordato per capire come, analogamente a molti altri aspetti dell'opera di papa Wojtyla, anche questa ripresa del tema del corpo si inquadri in una posizione complessiva assai poco tenera con la cultura moderna. Non a caso, nel mondo cattolico, l'entusiasmo per l'opera di Giovanni Paolo II si accompagna spesso con una sorta di «maoismo cattolico», che adopera contro la cultura borghese e Lordine sociale capitalistico argomenti anche di derivazione marxista, ri¬ spolverando insieme il mito della cultura contadina, e in genere l'esaltazione di quei vincoli sociali «naturali» (la famiglia, la comunità locale) che sarebbero stati deplorevolmente distrutti dalla civiltà industriale. jr- Alle spalle del recupero del corpo nella teologia c'è però anche, indubbiamente, un insieme di orientamenti che si sono imposti nel pensiero laico di questi ultimi decenni. Ti richiamo al corpo è stato uno dei cavalli di battaglia della contestazione, nella quale il corpo è diventato il simbolo di tutto quanto una civiltà repressiva, preoccupata solo dell'efficienza e del profitto, aveva escluso e caricato di tabù. Il fatto che. .nel Novecento, la cultura del corpo fosse stata spesso un elemento centrale di ideologie fasciste e naziste non suscitava alcun sospetto, ma semmai era preso come una conferma che la verità del corpo, dimenticata dal pensiero rivoluzionario ancora troppo succube della tradizione repressiva borghese, era caduta preda di falsi profeti. Si assiste così a tutta una serie di fenomeni di «recupero del corpo» nella cultura e nella pratica politica della sinistra: i movimenti di liberazione sessuale — che pure hanno anche altre e più complesse motivazioni — vengono interpretati come movimenti di emancipazione del corpo: il materialismo, nello sforzo di diventare davvero storico, si fa anch'esso banditore della liberazione degli impulsi e dei bisogni del corpo: nella prassi educativa, l'animazione teatrale viene vissuta soprattutto come rinnovata mobilitazione di una corporeità che La civiltà della re¬ pressione e dellaprouzone aveva atrofizzato. Per tutti questi, e molti altri, aspetti, la cultura recente si può anche chiamare una cultura del corpo. I suoi fondamenti teorici sono principalmente due: la psicanalisi e. sul piano più strettamente filosofico, la fenomenologia, integrata da elementi di origine marxista. Nell'ambito della cultura del corpo, la psicanalisi è stata interpretata soprattutto come una teoria generale del carattere nevrotico della cultura. Rileggendo Freud, autori come Marcuse e Norman Brown hanno ipotizzato che. nelle nuove condizioni preparate dal progresso tecnologico, fosse possibile finalmente una civiltà senza repressione dei desideri del corpo, nella quale un'umanità conciliata potesse divenire capace di nuovi rapporti, e anche di un nuovo modo di vivere temporalità e morte. Dal canto suo. la fenomenologia, cioè quella filosofia che. con Husserl, aveva assunto come programma il motto di andare «alle cose stesse», superando gli schermi creati dai pregiudizi della cultura, è stata interpretata come una teoria del ritorno aU'immediatezza; e cioè, anzitutto, all'esperienza corporea, all'incontro con il mondo attraverso il «corpo proprio». La perdita della capacità di una tale esperienza immediata del reale viene spiegata poi con l'imporsi della divisione sociale del lavoro, e in generale con l'alienazione così come la descrive Marx. Da diversi segni sembra però che. mentre persino un organismo così prudente e lento di riflessi come quello della gerarchia cattolica prende atto della «cultura del corpo», questa cultura stia già volgen¬ do, praticamente e teoricamente, al suo tramonto. Su] piano del costume, questo può essere legato anche soltanto, all'inevitabile volgeredelie mode, e dunque non valere come argomento cogente. Ma quel che conta di più ci sembra, è che in campo teorico vengono in luce i limiti di ogni pretesa di recupero dell'immediatezza. Psi canalisti e filosofi non sor.J più così certi (ammesso che lo siano mai stati) che sia possibile ricuperare il corpo come luogo ideale di un essere autentico, pre-culturale, non ancora falsificato dal gioco della repressione o dall'imposizione di categorie metafisiche di interpretazione. Anche quello che. nella nostra esperienza vissuta, ci sembra essere qualcosa di ultimo, di Lm mediato (bisogni, desideri, e lo stesso «io» sulla cui autoevidenza Cartesio ritenne di poter fondare la filosofia) si rivela sempre più come qualcosa di prodotto, di derivato, di condizionato. Quel che crediamo il nostro corpo, e che ci sforziamo di «recuperare», è forse solo un fantasma prodotto dal complicato gioco di influenze a cui siamo sottoposti. Alla luce di queste esperienze, la cultura del corpo appare non più come un grande messaggio rivoluzionario, ma come un rituale di esorcismo: perché il corpo, più che il luogo di raccolta di ciò che la nostra tradizione culturale ha represso ed escluso, è il limite stesso della libertà: è il corpo che invecchia, si ammala, muore, e, più banalmente ancora, determina anzitutto le nostre possibilità di comunicazione con gli altri (su questo si fonda l'angoscia della bruttezza fisica). Lo sforzo di riappropriarsi del corpo è stato, più che una rivoluzione culturale e politica, una ribellione contro la finitezza dell'esistenza. Per ora. si tratta di una ribellione fallita. Gianni Vattimo IL richiamo di papa Woytjla ad Adamo ed Eva felicemente nudi nell'Eden ha risuonato nello stesso palazzo dove un tempo si coprivano le «vergogne» lasciate scoperte da Michelangelo sul soffitto della Sistina. E ha messo a rumore il mondo dei letterati, creando qualche equivoco. I commenti al discorso di Giovanni Paolo il sulla sessualità come dono hanno creato una falsa impressione di novità teologica, che non c'era, e hanno nascosto la vera novità del tema: che è nel linguaggio. La Chiesa non sposta niente, sul piano dei prìncipi: non va oltre quanto aveva già cercato di aggiornare durante il Concilio, con la costituzione «Gaudium et spes». esplicitamente citata da Giovanni Paolo II. Ma questo Papa venuto da un'altra cultura, ex attore, ex atleta, rinnova molto sul piano dell'espressione. E questa espressione, pronunciata per la prima volta con tanta autorevolezza, indica il recupero di una realtà anche fisica dell'uomo che troppi secoli di letteratura angelicante avevano falsamente sublimato. La cultura del corpo, esplosa nel mondo europeo e occidentale, sull'onda di tante e disparate suggestioni, sembra essere giunta a scalfire anche l'estrema rocca della spiritualità. E perfino un Papa deve tenerne conto, nel rivolgersi al suo uditorio. Perché si è formata questa cultura? E in quali campi ha trovato la via più naturale per manifestarsi? Lo abbiamo chiesto al filosofo Gianni Vattimo, a Julian Beck. creatore del Living Theatre e a Lea Vergine, studiosa della «body art». Carla Cerati. «Studio di nudo» (1976)

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