Dylan Thomas prima della gloria

Dylan Thomas prima della gloria Raccolta di poesie inedite dal quaderno degli anni giovanili (1930-1934) Dylan Thomas prima della gloria Sta per uscire da Einaudi il volume «Poesie inedite» di Dylan Thomas, a cura di Ariodante Marianni (pagine XI-168, Ure 4500). Ne pubblichiamo Una scelta in anteprima, per gentile concessione dell'editore. GRAZIE a quattro quaderni manoscritti redatti fra il 1930 e il '34 e ora a Buffalo, a un altro fondo ora al British Museum, e a un'attenta esplorazione di riviste letterarie minori, è stato possibile a Daniel Jones, curatore dell'ultima edizione di poesie di Dylan Thomas, aggiungere ben 102 componiìhen ti preceder, te mente inediti o quasi. Fra questi la stragrande maggioranza appartiene al periodo giovanile de! poeta gallese, ii cui talento come si sa si segnalò assai precocemente per la facilità di una vena originale quanto apparentemente inesauribile. Non è dato sapere se Thomas, che una volta famoso fu solito pubblicare le sue poesie col contagocce, via via che té veniva creando, si sarebbe mai deciso a dare alle stampe quei prodotti di una stagione eloquente ma ancora di forinazione. E' più probabile che avrebbe continuato a conservare quel materiale per sé, magari attingendovi, come indubbiamente fece, immagini, sonorità. ■' accostamenti, da rifondere nel lavoro più denso e magistrale della maturità. Più della metà di queste 102 poesie «nuove» ci presenta oggi Ariodante Marianni in versioni accurate col testo a fronte, con una utile introduzione e parche note. La ■.scelta è generosa, e non proviamo troppa curiosità di conoscere quanto ne è stato escluso (core ancor maggiore ragione lo stesso si può dire anche per le 102 poesie già privilegiate da Daniel Jones fra chissà quante altre). Possiamo distinguere tre gruppi, di consistenza disuguale. Al primo appartengono solo sei componimenti assai brevi, di quando "Thomas era.il dotato figlio' quindicenne di un maestro di. scuola che gli aveva imposto il nome di un eroe della letteratura celtica. Sono eleganti, melodiosi, e totalmente estranei alle tendenze della poesia contemporanea: tratto questo che rimarrà caratteristico di Dylan'Thomas anche in seguito, quando però dovremo parlare d'i indipendenza e non di scarso aggiornamento. Segue il gruppo più nutrito, diverse decine di poesie composte fra il 1930 e il '33. senza dubbio, .la parte sommersa dell'iceberg che si sarebbe manifestato negli anni subito successivi, soprattutto con la raccolta Twenty-Five Poems (1936). Ci sano infine quattro poesie dell'ultimo periodo, composte fra il '38 e il '50: l'ultima, assai suggestiva, è solo un frammenta Dice molto sul valore poetico di Thomas il fatto che queste quattro poesie siano le migliori del libro. Intendiamoci: molto, moltissimo del gruppo 1930-33 è.eccel- lente; numerósi componimenti sono, nel rispettivo genere, perfetti. Ci sono poesie satiriche, per esempio, veloci e argute, impeccabili nel sarcasmo delle rime; ci sono slanci di passione mistica,, mirabilmente domati nel.ritmo e nel suono. In altre parole, ci troviamo davanti a uno scrittore nel totale controllo del suo strumento, dal quale ottiene risultati formali che per molti rappresenterebbero un punto di arrivo. Sennonché il fuoriclasse è per l'appunto colui che, non pago di saper fare tutto quanto fanno i migliori del suo mestiere, riesce a trovare dentro di sé la scintilla necessaria a portarlo ancora, un poco più in là. Queste buonissime poesie hanno un solo difetto: troppo " spesso assomigliano, a Dylan Thomas, annunciano Dylan Thomas, alludono alla voce di Dylan Thomas — cioè, "del Dylan Thomas che conosciamo e efie ci ha av¬ vezzati a uno standard più alto. Possiamo contentarci dei barlumi? Spesso un attacco — «No thought ca*n trouble my unwholesome pose»; «I know this vicious minute's hour» —o magari un singolo verso — «I build a fortress from a heap of flowers»; «A rib of cancer on the fluid sky» (per mantenersi ai decasillabi) ci parlano con la voce che Thomas andava elaborando per sé. Il veicolo fila: anzi, fila tanto rapidamente, che qualche volta per breve spaz-io si libra in volo. Lo spettacolo éarebbe mirabile, se non sapessimo di star contemplando non un auto da corsa, ma un antenato dell'aeroplano.. Questa qualità, peraltro affascinante, di tentativo di volo, dà il tono all'insieme del volumetto, i quattro o cinque, forse sei pezzi in cui Thomas è già completamente Thomas, bruciando di luce abbagliante, servono a farla risaltare. Masolino d'Amico SONO VENUTO A PRENDER LA TUA VOCE S ono venuto a prender la tua \'oce. Le tue note costruite che escono dalla gola Con aridi, meccanici gesti. • • A catturare il raggio. .' Anche se è così dritto e inflessibile: Quando aprirò la bocca La luce vi entrerà senza ondeggiare. Sono venuto a prendere la notte. Che guada su, ali feroci nella nera caverna. Oh, bocca d'aquila. Sono venuto a spennarti, A strapparti l'esotico piumaggio. Benché sia forte la tua collera: A portarti da me. Dove il gelo non può mai scendere Né i petali di alcun fiore cadere. NEL TIMIDO ABBRACCIO N. el timido abbraccio dell'arcobaleno. Rabbrividiamo senza dolercene. E sulle labbra assaporiamo, quest'attimo. )' Il bacio verde smeraldo E il fiato a fiato di indaco. . LASCIATEMI FUGGIRE L asciatemi fuggire, essere libero (Vento per il mio albero, acqua per il mio fiore). Vivere per me stesso E soffocare dentro'di me gli dei O schiacciare sotto il piede le loro teste di.vipera. Nessuno spazio, voi dite, nessuno spazio: Ma non mi ci terrete. Anche se è fortpJ^» vostra gabbia. La mia forza minerà la vostra. Perforerò la vostra nuvola oscura Per vedermelo il sole. Pallido e marcio, una brutta escrescenza. L'ARIA CHE ASPIRI T 9 JLj aria che aspiri usurpa La gola è mia conosco il colio Il vento è il mio nemico i cuoi capelli non si agiteranno Sotto il suo bacio forte e impulsivo Il piede dell'arcobaleno non è più adatto A prendere l'amante centauro .Dunque non la rapire oh'vento dalle zampe di capra Ma lasciala ma adorala ancora Perché se amassero gli dei Vedrebbero con occhi come i miei Ma non potrebbero come me accarezzare Le tue dolci seducenti cosce E i capelli corvini. Dylan Thomas