Ai posteri oggi si telefona di Lietta Tornabuoni

Ai posteri oggi si telefona Ai posteri oggi si telefona GLI epistolari del nostro tempo- chi li fornirà, la Digos? Neppure gli scrittori scrivono più lettere: telefonano. Neppure i più preveggenti o narcisisti pensano a registrare i tesori di spirito, malinconie, pettegolezzo, dubbi, ironia, lamentele, programmi, critica imprudente, indignazione quotidiana, giudizi temerari e cronaca indiscreta^profusi nelle telefonate tra intellet| tuaii. Ci pensa in qualche caso, in casi sempre più frequenti, esclusivamente la polizia: i nuovi epistolari, i «telef onari» contemporanei, si accumulano probabilmente in cantine ministeriali, incisi su nastri, catalogati in registri. Caduto, l'uso della corrispondenza, in un'Italia resa del resto impraticabile dalla disfunzione delle poste, le lettere hanno assunto il carattere allarmante riservato un tempo ai telegrammi: Tawertimento «le ho scritto una Ietterà», «riceverai una mia lettera», suona spesso come una-minaccia. Uniche (o quasi) a sopravvivere sono: «lettere di intenti» economico-internazionali; lèttere di affari o burocratiche; lettere ai settimanali femminili; lettere sindacali o corporative; lettere di raccomandazione; lettere alle società di assicurazione (disperate, esasperate); lettere di dimissioni (poche); lettere politiche, scambiate tra leàders di partiti che si vedono ogni momento; lettere governative inviate per motociclista da Presidente del Consiglio a ministro oppure da > ministro a ministro, di solito allo scopo di sollevare il mittente da responsabilità riversate invece sul destinatario; lettere di precisazione a Panorama e all 'Espresso (moltissime); lettere a Lotta Continua (mitica fonte Ji conoscenza dell'animo giovanile); lettere i maturi adulteri al Corriere della Sera (leggendaria testimonianza di Riflusso). Altre lettere, niente o quasi. Tragiche, quelle di Aldo Mòro dalla prigionia sembrano le sole lettere-testamento politico pertinenti al nostro tempo. Ultimi appassionati "cultori dell'epistolario parrebbero gli accusati di reati terroristici: di loro si rinvengono regolarmente a decine lettere, biglietti, bigliettini, appunti, messaggi. Gli altri, intellettuali e artisti compresi, più sbrigativi telefonano. E potranno un giorno questi «telefonari» contemporanei venir recuperati, trascritti, analizzati, pubblicati con relativo apparato critico da attènti studiosi del costume e della vita culturale dei nostri anni? Mah. Dato lo stile della burocrazia di Stato, è probabile che, tra bobine rubate, schedature rosicchiate dai topi, registrazioni sbagliate ©sovrapposte, attribuzioni errate, nomi equivocati e nastri perduti, lo t studioso del futuro riesca appena a decifrare ih qualche breve spezzone una voce metallica: «Questa è la segreteria telefonica di Alberto Moravia. Sono uscito, oppure dormo. Lasciate il vostro numero telefonico e un messaggio, iniziando a parlare dopo il segnale acustico...». Lietta Tornabuoni ■ .

Persone citate: Alberto Moravia, Aldo Mòro

Luoghi citati: Italia, Panorama