Guerra lampo di Rabin di Giorgio Romano

Guerra lampo di Rabin Un padre d'Israele racconta Guerra lampo di Rabin TEL AVIV — E' uscito in ebraico e in inglese un libro che ha avuto un effetto incendiario ancor prima di apparire in volume, allorché alcuni suoi capitoli erano stati pubblicati sulla stampa quotidiana. Si tratta delle Memorie di Yitzhak Rabin (London. Weidenfeld and Nicolson - Tel Aviv. Steimatzky's Agehcy. 1979, pp. 272, L. 10.000 net.), già Capo di Stato maggiore dell'Esercito durante la guerra dei Sei giorni (1967). già ambasciatore a Washington dal '68 al 73 e già Primo Ministro dal 1974 al 77. Rabin è un uomo introverso e controverso, che ha raggiunto il successo in vari campi (nell'esercito e nella diplomazia) in ancor giovane età (è nato nel 1922), non ha mai ottenuto una vera popolarità per l'intempesti- ' vita di molte sue dichiarazioni, la rudezza dei suoi giudizi e la mancanza di savoir faire che gli hanno nuociuto negli anni in cui è stato Capo del Governo; e dopo, specialmente nei confronti del suo grande antagonista: Shimon Peres, che possiede proprio le doti che mancano a Rabin: eloquenza, opportunismo (nel senso positivo e in quello negativo del termine), duttilità, capacità di cattivarsele simpatie. Le sue memorie che — a differenza di quelle di Dayan toccano soltanto alcuni momenti ed episodi della sua vita — sono di estremo interesse e di obiettiva importanza perché riguardano uno dei più discussi e acuti uomini politici della prima generazione nata in Israele e anche perché illustrano un periodo della storia e della politica dello Stato ebraico, strettamente legato a quello del mondo, che ancora appassiona e disturba. Il volume contiene alcune rivelazioni su vicende militari e politiche; altre sono state probabilmente soppresse dalla censura, alla quale devono esser sottoposte le opere,di persone.che hanno ricoperto pubblici uffici e conosciuto documenti segreti. Ma l'interesse del libro rimane intero, oltre che per il periodo illustrato, per il giudizio su uomini che hanno avuto in esso parte preminente: e non parlo soltanto degli israeliani. Rabin non ha peli sulla lingua sia che parli di Ben Gurion^ di, Golda Meir, di Levi Eshkol, di Dayan, di Abba Eban. dì Ezer Weizman, di Shimon Peres, sugli ultimi dei quali il giudizio è spesso tagliente e condito di maldicenze .fino a raggiungere l'ingiustizia, per non dire della dubbia opportunità delle dichiarazioni da parte di un uomo pubblico che non considera chiusa la propria carriera. C'è l'esercito Il volume presenta un momento nella vita dello Stato d'Israele nei primi decenni della sua esistenza, senza belletti e senza prevenzioni, quasi sempre fuor dei luoghi comuni, pur essendo il protagonista uno degli appartenenti alla generazione degli israeliani nati in Israele, uno di quelli che hanno fatto la storia del Paese. Il libro illustra in particolare tre periodi che corrispondono a tre fasi della vita di Rabinjma anche a tre distimie stagioni dello Stato ebraico. Nella prima parte si esamina la formazione dell'esercito regolare dopo la costituzione dello Stato, con la dissoluzione spesso dolorosa e contestata delle formazioni paramilitari partigiane e partitane costituite nella j Palestina mandatarìa. La creazione di un esercito, che ha avuto comandanti prestigiosi e vinto battaglie con una strategia nuova che è entrata nei manuali di guerra, è raccontata senza retorica e senza particolari superflui: L'autore narra con una naturalezza che gli fa onore, ma non senza lacune, i vari comandi che ha avuto fino a diventare capo delle operazioni e poi Capo di Stato maggiore dell'esercito dal 1964 al 1968, periodo in cui ha condotto alla vittoria lampo l'esercito nella guerra dei Sei giorni del giugno 1967. Dire che questo periodo è stato importante per la vita dell'A. è ovvio solo che si pensi che Rabin è passato in questi anni dalla guida di unità semi-clandestine, come erano le Palmach (truppe di élite della Haganah), al comando supremo di un esercito moderno e meccanizzato le cui vittorie hanno stupito il mondo e la cui aviazione ha compiuto, in senso assoluto, una delle più stupefacenti imprese belliche della storia. Meno evidente è il fatto che lo stesso periodo abbia segnato — dopo la rinascita dello Stato — anche il compimento della sua fase gloriosa e della sua parabola ascendente. Per i problemi che ha posto, per l'ubriacatura che'ha causato nella maggior parte degli israeliani, la campagna del1967 ha segnato la fine di un periodo e l'inizio di un altro che non ha ancora trovato la sua conclusione e non ha dato al Medio Oriente il suo assetta Usa-Israele La seconda e più cospicua parte dell'opera, che per quanto riguarda l'autore e il suo libro è anche la più documentata, riguarda l'attività diplomatica, di Yitzhak Rabin ambasciatore negli Stati Uniti dal 1968 al 1973. Da un lato ci fa assistere alla trasformazione dei rapporti tra Usa e Israele — alla quale Rabin ha portato un contributo personale basilare —; dall'altro perché vediamo in atto qualche aspetto della vita, politica americana nell'opera dei suoi presidenti Johnson e Nixon, dei segretari di Stato Rusk, Rogers e Kissinger e dei loro collaboratori Richardson e Sisco o degli uomini-dei Pentagono e della Tesoreria. Si tratta delle basi di quei rapporti specialissimi che hanno dato i loro frutti durante la guerra del Kippur quando Rabin era già tornato in patria ed era entrato nella vita politica in seno al Fronte del lavoro. In questi anni l'ambasciatore israelia" no svolgendo una politica personalissima è anticonformista, qhe lo ha messo talvolta in contrasto col suo ministro degli Esteri, Abba Eban, ha stabilito rapporti ad ogni livello ed è diventato l'esperto della vita statunitense in tutti gli ambienti, studiando le qualità dei suoi ,uomini chiave. L'ultima parte del libro è dedicata al periodo in cui' Rabin, ritornato in Israele, . ha finito col succedere a Golda Meir nel posto di Primo Ministro. In confronto alle altre sezioni questo periodo, più vicino nel tempo, viene esaminato senza la decantazione degli anni: uomini e vicende controverse, avvenimenti che ancor oggi suscitano polemiche fanno sì che qui ci si trovi ancora tra la cronaca e l'attualità, con episodi che ancora scottano e — a cominciare dal protagonista — suscitano controversie e discussioni. i Giorgio Romano