Lo sciamano suonò il tamburo

Lo sciamano suonò il tamburo La etnomusicologia negli studi di Marius Schneider Lo sciamano suonò il tamburo Marius Schneider IL SIGNIFICATO DELLA MUSICA Rusconi, Milano 283 pagine, lire 9500 FINO a qualche anno fa l'apparizione di un libro come II significato della musica di Marius Schneider avrebbe con la sua intensa sinfonia di simboli e con le accese sfumature mistiche inneggianti al pensiero irrazionale suscitato reazioni infastidite ancorché rispettose. Rispettose perché indiscutibile è l'autorevolezza del grande etnomusicolqgo alsaziano, infastidite perché i suoi scritti sono un costante atto d'accusa rivolto all'impoverimento irreversibile cui soggiace la civiltà occidentale. dopo aver imboccato la strada del razionalismo. Il libro dello Schneider che esce ora da Rusconi presenta al lettore italiano in buone traduzioni dal francese e dal tedesco curate da Aldo Audisio, Agostino Sanfrateilo e Bernardo Trevisano, dodici saggi comparsi su riviste specializzate fra il 1936 e il 1965 preceduti da una vibrante prefazione di Elémire Zolla. Ai lettori che resteranno affascinati dalla lettura di queste pagine, e non saranno pochi, rammentiamo che lo Schneider ha scritto studi celebri comparsi nei capitoli della Oxford History of Music dedicati alla musica dei primitivi e nella sezione musicale della Encyclopédie de la Plèiade. Sarà bene ricordare che come alsaziano Marius Schneider si situa culturalmente alla confluenza fecondissima delle tradizioni di , studi germanici e francesi e la sua biografia culturale è arricchita da una prolungata iiamersione nel folclore musicale iberico (iter alcuni anni ha diretto l'Istituto di Musicologia di Barcellona), in quella zona quindi dell'area latina che è più aperta agli influssi deUa civilizzazione orientale-islamica. Il pensiero etnomusicologico di Schneider guarda infatti costantemente a Oriente e da questa prospettiva nasce la sua visione polemica paraspengleriana sulla decadenza deZrAbendland. E' questo un modo di guardare le cose che ha antenati illustri in Schopenhauer e Nietzsche, ma anche nel francese Jules Combarieu e che pare talvolta un'impressionante parafrasi di un grande emarginato della musica occidentale, del russo Scriabin. Il gioco delle coincidenze vuole poi che le fascinazioni ritualistiche dello Schneider abbiano in anni recenti colpito in profondità alcuni musicisti contemporanei saturati fino all'afasia dall'imperante strutturalismo di Darmstadt. Alla contrapposizione polemica di Oriente e Occidente corrisponde in Schneider l'opposizione tra musica naturale e musica colta. I connotati che determinano la superiore umanità della musica naturale sono cosmogonici, ritualistici e sacrificali, eclissati, si capisce, dalla comparsa del valore estetico che fonda l'autonomia e Ut secolarizzazione della musica colta. Appoggiandosi alla letteratura vedica Schneider costruisce la sua cosmogonia affermando che «il.sostrato di tutti i fenomeni dell'universo èìin elemento vibratorio e, specificamente, acustico». Attraverso le metafore sontuose e tragiche di questa antica saggezza lo studioso svela il respiro cosmico che pervade ogni fibra dell'essere in una sistole-diastole di vita e di morte. - Il suono è infatti energia creativa che nell'atto di dispiegarsi compie il sacrificio di sé: «Mediante il sacrificio sonoro tutto è nato osi è diffuso e tutto ciò che esiste è purificato e mantenuto». I maghi e gli sciamani, veri e propri «risuonatori cosmici», sono dunque coloro che rinnovano perpetuamente il sacrificio sonoro, i custodi di quell'essenza sonora dell'essere che fonda l'unità del cosmo. Sulla pratica musicale degli sciamani e sugli strumenti primitivi Schneideri scrive i suoi capitoli più belli' fra cui quello celebre sul tamburo che nella nota forma a clessidra è ricoperto da una parte con una pelle di animale, maschio e dall'altra di animale femmina che rap¬ presentano rispettivamente il cielo e la potenza guerriera e la terra e la fecondità, perché scopo principale del tamburo «è congiungere verticalmente il cielo e la terra». Uscendo dalla cosmogonia e dai riti sonori altri saggi di Schneider approdano alla civiltà occidentale soffermandosi suZZ'Armonia delle sfere, sul Canto Gregoriano e sull'Essenza, dell'inno. Si tratta in questo caso di lucidissimi scampoli di studi im-, ponenti che Schneider ha condotto sulla musica medioevale fra i quali ricorderemo lo stupendo «Pietre che cantano» in cui si dimostra che nei chiostri delle catte¬ drali di Cugat e di Gerona «i capitelli fregiati da animali rappresentano dei suoni dai quali si sviluppano gli inni dedicati a San Cacufane»La propensione spiccata per il simbolismo, il pensiero intuizionista prescelto perché più aderente di quello razionale ai ritmi fluidi della realtà, lo stile aureolato di una sobria eleganza e la' grande sensibilità . poetica fanno del libro di Schneider una proposta straordinariamente calzante, perfino lievemente in anticipo sui nostri tempi che cominciano ad avvertire nuovamente una certa ansia di idealismo. Enzo Restagno Wm ■wm

Luoghi citati: Barcellona, Milano, Oxford