Caro Ugo, la beffa è il mio destino

Caro Ugo, la beffa è il mio destino Caro Ugo, la beffa è il mio destino lì volo su Vienna: 9 agosto 1918. L'attesa della vigilia e l'amarezza per l'impresa ormai compiuta. . * * Mio caro Ugo, ...oggi non posso lasciare il campo. Stamani avremmo forse potuto giungere alla mèta se alcuni incidenti non avessero rotta la disciplina della «formazione». Per ciò son qui a predicare e a catechizzare. Giuro che, per nessuna ragione, domattina tornerò indietro. Spero dunque di vederti a mezzogiorno... Gabriel 8.VIIIJ918 Mia cara amica, (Fernanda Ojetti) Grazie dei bei fiori e della costellazione d'oro! Ella, che un, poco mi conosce, sa che oggi non ho in me se non malinconia e solitudine. «Cosa fatta capo ha»... Saluti affettuosi e riconoscenti dal suo sempre Gabriele d'Annunzio 10.VIII.1918 Mio carissimo Ugo, 10 sono avvintissimo sotto una «grave mora» di lettere gratulatorie; e non so come scrollare tanto peso. Ho anche molte noie al mio campo. Commissariato e ufficio tecnico mi nutrono di bugie, neppure melate. L'altro giorno dovetti andare a Fola col mio solo apparecchio! Non potei altrimenti vendicare l'aggressione nemica alle mie baracche, le quali non patirono altro danno che la rottura di un bicchiere dall'orlo d'oro. Il quale, con dodici bombe di accompagnamento, gettai sopra la Piazzaforte in buon luogo. La «beffa» è ormai il mio destino. E avevo tutte le mie imprese al vento! So che il Presidente è ad Abano. Credo di averti parlato del disegno di andare a Budapest in volo. La «propaganda» sarebbe forse ancor più efficace diquella portata a Vienna. Tu lo sai. Non c'è se non un aumento d'un centinaio di chilometri, ma una via più facile e più sicura. Potremmo portare una sola mitragliatrice, e guadagnarecosì una quarantina di chili d'essenza. Rotta: Venezia - Capo Salvare - e poi direttamente a Budapest. Circa 555 chilometri, agevoli e tiepidi. ■ Gli animi sono pronti; e gli apparecchi, quasi. Pur senzat avere avuto il consenso, non ho trascurato di preparare i mezzi; e ho mandato apposta il capitano Palli a Genova. 11 generale Bongiovanni diceche «in alto luogo» si preferisce indugiare. Io penso che converrebbe invece andare nella seconda quindicina di settembre, magari il 20. Se ho l'ordine, garantisco la riuscita. E tu penserai ai manifesti: c'è larga materia da intridere. Vuoi parlarne al Presidente? Mi sarebbe possibile aver l'onore d'essere da lui ricevuto brevissimamente, prima della Sua partenza? Domani? nel pomeriggio? o quando? Dammi, caro Ugo, questa nuova «ragione di'vivere». Sono tanto triste. Seil Presidente dice unaparola, tutto è agevolato. Dà Bari, da Padova, da altre città colpite ricevo incitazioni alla «rappresaglia». Anche questa è una deliberazione grave e urgentissima, da prendere. Che ne pensi? Ricevo ora la lode del nemico. E' il colmo. Il mio stomaco non regge. «Laudibus immodicis foedus in astra omo». Arrivederci. Vorrei parlare con te anche della «polemica». Ti abbraccio. In fretta. ntuo Gabriele d'Annunzio 27.Vili.1918 * * Verso la vittoria «mutilata»: la guerra è davvero finita? 27 novembre 1918 Caro Gabriele- ...ho veduto a Roma ieri Albertini, disgustato anch'egli dalla rinnovata protervia dèi socialgiolittiani ai quali anche Or-, landò e Marcora regalano sorrisi e blandizie, vigliaccamente. La guerra non è finita... Non vedo l'ora d'essere in Trento liberata. I francesi sono a Budapest. Ma noi ancora discutiamo se è prudente andare a Vienna!. Ti abbracciò con affetto commosso e devoto. ^° Ugo Mia cara amica, (Fernanda Ojetti) nel periodo dell'armistizio è difficile ottenere uomini e ar-' nesi. I sedentari cercano di toglierci gli uni e gli altri. Io faccio grandi sforzi per conservare in vigore la mia squadra che non dispero di riadoperarla a levante... Io sono triste «usque ad mortem»,jgìeno di crucci, di delusioni e di disperazioni. " ;'_"_* ... Non meritavo il castigo di sopravvivere... Gabriele d'Annunzio 2511919 3.3.'919 Caro Gabriele, ...non ti parlo di politica. Quel che il governo tollera a Lubiana, a Spalato, a Fiume,—e a Parigi—d'ingiurie e congiure, — quel che il governo trascura sul Piave e sull'Isonzo che sono due zone di deserto, — quel che il governo non capisce a Trieste, a Trento, a Gorizia, — mi fa credere che forse i Soviet sarebbero in Italia più rispettabili. Con affetto devoto tuo ugo . * * .... La direzione del Corriere 272.1926 Caro Gabriele, iersera ho accettato di dirigere il Corriere. L'annuncio apparirà nella settimana ventura, mercoledì o giovedì. Ti supplico di mandarmi due colonne di prosa tua: ad esempio, di quelle note, appunti, immagini delle quali l'altro giorno mi parlavi salendo alla nave. Che se poi il rnaglio tornasse a. sprizzare faville, udresti l'osanna fin nella solitudine del Vittoriale. Insomma fammi sapere qualcosa al Salviatino dove ; sarò domattina. Fa i miei ossequi alla signorina Luisa che con tanta bontà, quando io vengo a Cargnacco, per onorare la mia canizie si tinge di bianco qualche capéllo della sua giovane chioma. Ti abbraccia il tuo Ugo Pél compenso, dì tu. (per gentile concessione della editrice Le Monnìer j

Persone citate: Albertini, Bongiovanni, Fernanda Ojetti, Gabriele D'annunzio, Marcora, Palli, Piave